Il telescopio del Gattopardo, il calco dell´elefante siciliano, l´uovo di Nollet: allo Steri la mostra dei musei e delle collezioni dell’Ateneo

C’è il telescopio con cui il principe Giulio Fabrizio, bisnonno di Tomasi di Lampedusa, osservava il cielo dalla sua Specola a Villa Lampedusa per cercare le comete e osservare le eclissi. C’è il calco dell’elefante nano vissuto nel Pleistocene in Sicilia, quando i grandi animali si adattarono alle dimensioni dell’Isola. C’è il plastico di legno del Gymnasium dell’Orto Botanico e l’ampolla che contiene il campione di cotone che proviene dalle coltivazioni sperimentali dell’Orto.
C’è una testa di ceroplastica della metà del XIX secolo, arte che ebbe in Sicilia un esponente di rilievo internazionale: Gaetano Giulio Zumbo, siracusano del XII secolo, con molteplici epigoni in Italia e in Francia. È un viaggio nella storia e nella scienza la mostra intitolata “Dal cielo, dalla terra, macchinerie, collezioni”, una selezione di reperti e strumenti dei musei e delle collezioni scientifiche dell'Ateneo organizzata dal SiMuA, il Sistema museale dell’Università di Palermo.
Il Museo della Specola – oltre al telescopio equatoriale del principe che ispirò il Gattopardo, utilizzato da Visconti nel suo film – è presente con il bel Ritratto ottocentesco (olio su tela, Scuola del Velasco) dell’astronomo Giuseppe Piazzi, suo fondatore e scopritore di Cerere. Dal dipartimento di Architettura arrivano due preziosi disegni di Salvatore Caronia Roberti: uno raffigura il fronte del padiglione d’ingresso principale sul foro Umberto della Prima Mostra Nazionale di Agrumicoltura a Villa Giulia (1932-33); l’altro una veduta prospettica del Palazzo del Banco di Sicilia in via Roma.
Il Museo di Zoologia Doderlein, invece, mette in mostra due preziosi esemplari di animali che raccontano di un ecosistema scomparso: il lupo, presente fino alla fine del 1800 su buona parte dei boschi e delle montagne dell'Isola ed estinto negli anni Trenta del secolo scorso. Si va ancora più indietro nel tempo con i reperti provenienti dal museo Gemmellaro: il calco di un elefante “nano” siciliano proveniente dalla Grotta dei Puntali di Carini nel Pleistocene (200 mila anni fa); un’ammonite del Giurassico proveniente da Erice; una madrepora dell’Oceano indiano. Gli elefanti fossili siciliani sono noti da un tempo tanto remoto da aver dato origine ad alcuni miti legati all’isola di Sicilia e ai suoi primi abitatori.
Per gli appassionati di motori, ecco il gioiellino che arriva dal Museo storico dei Motori e dei Meccanismi di Viale delle Scienze: il prototipo del motore aeronautico Moto Guzzi V50 (fine anni Sessanta – inizio anni Settanta del secolo scorso), realizzato dall’ingegnere Lino Tonti, uno dei più prolifici e geniali progettisti in campo motociclistico e mai messo in produzione.
Dal Museo della Radiologia, uno dei pochissimi musei del suo genere esistenti al mondo, arriva l’uovo elettrico del fisico ginevrino Auguste De la Rive che risale alla fine del XIX secolo e quello delle Officine Galileo di Firenze. L’uovo elettrico permette di studiare e osservare il comportamento di una scarica elettrica in un gas rarefatto al variare della pressione e della natura del gas. Infine, i due pezzi provenienti dalle collezioni del Museo della Chimica: l’antica bilancia utilizzata per le sue attività sperimentali dal grande chimico Stanislao Cannizzaro e dai suoi allievi e una storta, o alambicco, uno strumento caratteristico della tradizione alchemica, e, poi, di quella chimica, la cui invenzione è fatta risalire all’alchimista arabo Abu Musa Jabir ibn Hayyan, meglio noto col nome latino di Geber.
Nella mostra espongono anche il Museo di Mineralogia, la Collezione di Entomologia agraria, la Collezione di Fisiologia umana, la Collezione di strumenti di psicotecnica, la Collezione di apparecchiature elettriche elettroniche e informatiche, la Collezione di Anatomia umana, la Collezione storica degli strumenti di Fisica.
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