"Piccola Antologica": a Palermo la mostra personale del fotografo Alessandro Di Giugno
Foto di Alessandro Di Giugno per la mostra "Piccola Antologica"
La Galleria XXS Aperto al Contemporaneo di Palermo ospita "Piccola Antologica", la mostra personale del fotografo Alessandro Di Giugno. Un'accurata selezione di scatti realizzati nell’arco di un ventennio, in grado di rappresentare al meglio i percorsi visuali effettuati dall'autorenel corso della sua ormai consolidata carriera di fotografo. La mostra, presentata da Salvo Ferlito, è visitiabile da venerdì 8 ottobre (con inaugurazione alle ore 18.30) a sabato 16 ottobre.
Immagini apparentemente slegate, magari pure contraddittorie, e tuttavia tenacemente connesse fra di loro da un filo logico e linguistico che ne fa tessere d’un articolato mosaico coerentemente composto in un unico insieme stilistico e narrativo. Un giovane surrealmente mascherato da elefante; degli alberi solitari plasticamente evidenziati da un sapiente gioco chiaroscurale; i componenti di una congrega che esibiscono con inusitata fierezza i simboli della loro appartenenza.
Si assiste ad una riuscita "polifonia visuale", nella quale si avverte come un senso straniante di assoluta atemporalità; un raccontare (e in fondo un raccontarsi) nel quale non si nota un classico procedere per tappe sequenziali,ma in cui ciascuna immagine è parte integrante d’un compiuto "ensemble".
La "simultaneità visuale", dunque, è ciò che rende peculiare il lavoro fotografico di Di Giugno. Nessuna parvente incongruenza o brusco salto – pertanto – fra la foto di un incombente peschereccio e quella di un totemico cactus, né – tanto meno – fra l’inquadratura di un gruppo di medici atteggiati come i componenti d’una corporazione olandese del ‘600 ed i surreali ritratti di giovani con ali di cartone immortalati nell’illusoria attesa d’un libertario volo verso qualche altrove.
Immagini apparentemente slegate, magari pure contraddittorie, e tuttavia tenacemente connesse fra di loro da un filo logico e linguistico che ne fa tessere d’un articolato mosaico coerentemente composto in un unico insieme stilistico e narrativo. Un giovane surrealmente mascherato da elefante; degli alberi solitari plasticamente evidenziati da un sapiente gioco chiaroscurale; i componenti di una congrega che esibiscono con inusitata fierezza i simboli della loro appartenenza.
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Tutti capitoli d’una unica e coerente narrazione, ove la peculiare ricerca d’una percepibile omogeneità estetica fa da legante e filo conduttore all’acuta disamina di quanto alberga nella dimensione esistenziale, sociale ed ambientale della contemporaneità.Si assiste ad una riuscita "polifonia visuale", nella quale si avverte come un senso straniante di assoluta atemporalità; un raccontare (e in fondo un raccontarsi) nel quale non si nota un classico procedere per tappe sequenziali,ma in cui ciascuna immagine è parte integrante d’un compiuto "ensemble".
La "simultaneità visuale", dunque, è ciò che rende peculiare il lavoro fotografico di Di Giugno. Nessuna parvente incongruenza o brusco salto – pertanto – fra la foto di un incombente peschereccio e quella di un totemico cactus, né – tanto meno – fra l’inquadratura di un gruppo di medici atteggiati come i componenti d’una corporazione olandese del ‘600 ed i surreali ritratti di giovani con ali di cartone immortalati nell’illusoria attesa d’un libertario volo verso qualche altrove.
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