Un uomo, una donna, il gioco incerto dell'amore: "Un po' di più" in scena al Teatro Biondo
Zoé Bernabéu e Lorenzo Covello in "Un po' di più"
La nona edizione del "Minimo Teatro Festival" organizzato dal Piccolo Teatro Patafisico di Palermo si apre con uno spettacolo fuori concorso: mercoledì 27 marzo "Un po' di più" va in scena eccezionalmente nella Sala Strehler del Teatro Biondo.
Scritto e interpretato da Zoé Bernabéu e Lorenzo Covello e prodotto da Muxarte/PinDoc, lo spettacolo è vincitore dell'edizione 2017 del "Minimo Teatro Festival" e del premio della critica al "Roma Fringe Festival" di quest'anno. Sul palco le luci di Paride Donatelli e le musiche di Stefano Grasso.
Un ragazzo e una ragazza cercano risposte sull’amore con la veemenza di un gioco, con la tenacia della preghiera. Sospesi nel tempo, viaggiano tra il ricordo e l’immaginazione dell’altro, in un alternarsi di ruoli tra narratore e interprete.
Affrontano luci ed ombre con voce, corpo, equilibri precari ed elementi scenici che si rivelano a tutti gli effetti parte del discorso narrativo. Semi che portano domande, una sedia che diventa percorso e un tavolo che racconta incertezze e fragilità.
In un immaginario che unisce la liricità del sogno, la brutalità dell’abitudine e l’inevitabilità della rottura raccontano il saper aspettare, riconoscersi, allontanarsi e forse ritrovarsi.
Scritto e interpretato da Zoé Bernabéu e Lorenzo Covello e prodotto da Muxarte/PinDoc, lo spettacolo è vincitore dell'edizione 2017 del "Minimo Teatro Festival" e del premio della critica al "Roma Fringe Festival" di quest'anno. Sul palco le luci di Paride Donatelli e le musiche di Stefano Grasso.
Un ragazzo e una ragazza cercano risposte sull’amore con la veemenza di un gioco, con la tenacia della preghiera. Sospesi nel tempo, viaggiano tra il ricordo e l’immaginazione dell’altro, in un alternarsi di ruoli tra narratore e interprete.
Affrontano luci ed ombre con voce, corpo, equilibri precari ed elementi scenici che si rivelano a tutti gli effetti parte del discorso narrativo. Semi che portano domande, una sedia che diventa percorso e un tavolo che racconta incertezze e fragilità.
In un immaginario che unisce la liricità del sogno, la brutalità dell’abitudine e l’inevitabilità della rottura raccontano il saper aspettare, riconoscersi, allontanarsi e forse ritrovarsi.
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