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A due passi da Palermo c'è la "cala del cuore": sull'antica torre soffia forte il vento

Non ci manca proprio niente, specchi d'acqua dai colori splendidi e una storia che farebbe invidia a chiunque. Vi portiamo in un luogo unico dal magnifico panorama

Sara Abello
Giornalista
  • 11 agosto 2022

La cala del cuore a Capo Zafferano (Foto di Giuseppe Gallo)

L’importanza strategica dei monti Pellegrino e Solunto è un fatto noto, e furono i fenici che in tempi non sospetti se ne resero conto. Per questa ragione collocarono proprio ai loro piedi empori commerciali che in breve tempo si trasformarono in floride città, il resto è storia.

Tanto più importanti erano le cittadine e tanto più facevano gola ai nemici dai quali difendersi, non ci è difficile pertanto comprendere la ragione per cui sui monti servissero sentinelle a far da vedetta per segnalare l’arrivo via mare di malintenzionati.

Così, nel 1533, il governo siciliano decise di far costruire lungo tutto il litorale dell’isola numerose torri di guardia che potessero segnalare in tempo l’avvicinarsi delle imbarcazioni nemiche.

Considerato che ne furono realizzate così tante da non lasciare varchi senza vigilanza. Insomma un sistema di difesa da fortino impenetrabile, ci vollero circa 60 anni per completare il programma e solo nel 1594 l’architetto militare Camillo Camilliano (grandi fantasisti i suoi genitori) riuscì a concludere la messa a punto di tutto quel popò di sistema di difesa.
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Le torri non erano solo costiere ma pian piano ne vennero realizzate anche di agricole così da coprire tutto il territorio, mari e monti.

Vi ho già anticipato che dimore storiche come Villa Valdina o Villa San Marco a Santa Flavia siano nate tutte intorno alle originarie torri di difesa contro i pirati.

Elemento essenziale poi di questo corollario di torri di vedetta era proprio la comunicazione visiva tra l’una e l’altra, condizione indispensabile per il progetto di difesa che vi stava alla base.

Oggi vi racconterò di una di queste torri, quella forse con più stranezze e interessanti aneddoti, su un “pizzo di montagna” per eccellenza. Da qui o avvistavi o avvistavi: Torre Zafarana.

Il toponimo deriverebbe dal fischio dei venti che lì su era, ed è ancora oggi, bello forte o, altra colorita ipotesi, dalle grida delle guardie che dimoravano proprio nella torre.

Le prime documentazioni relative a questa torre, dove a far da guardia erano due uomini, giorno e notte, risalgono alla primavera del 1550.

La torre non era molto grande, aveva pianta a base quadrata, realizzata in pietra calcarea locale mista a cotto e legata con malta, presentava due piani fuori terra e feritoie per le armi, del resto non era stata costruita per le vacanze dei guardiani ma per difendersi!

Dal momento che sorgeva proprio in cima a Capo Zafferano la si raggiungeva percorendo la litoranea che da Aspra porta a Sant’Elia, salendo su per il versante del monte sino alla sua cima.

Il percorso, sicuramente complesso e a zig zag, era “protetto” da muretti di contenimento a secco e, proprio per gli amanti del pericolo, prevedeva un ponticello realizzato con mattoni di cotto che consentiva di superare un tratto difficoltoso...come se il resto fosse invece una passeggiata di salute!

Fu notizia del 26 settembre del 1889 che in una seduta straordinaria del Consiglio comunale di Palermo fu votata la cessione e l’abbattimento della torre di Capo Zafferano, anche se poi, nel 1929, la torre non era ancora stata abbattuta ed era anzi utilizzata come stazione per le osservazioni pluviometriche.

Vi chiederete cosa ne sia oggi. Beh della torre che dominava con il suo controllo visivo su uno specchio di mare e tratti di costa vastissimi, dove nel 1824 fu installata addirittura una postazione per l’impianto telegrafico, oggi restano solo delle minime parti dei muri perimetrali e la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana...pochino eh.

Certo dopo tutto questo tempo e considerata l’ubicazione sovraesposta agli agenti atmosferici che andiamo cercando?! Chissà se tra voi ci sono dei lettori particolarmenti attenti, ma attenti sul serio, al punto tale da accorgersi che ho parlato di una seduta del Consiglio comunale di Palermo che ordinava l’abbattimento della torre...eh sì, saranno loro che si staranno chiedendo che ci azzecca, per citare un tipo famoso.

Beh ci azzecca eccome dal momento che l’area di ben 7 ettari, e in origine pare fossero di più, apparteneva e pare sia ancora così, al Comune di Palermo che però mi pare di poter dire, senza essere criticata, che non se ne stia proprio curando assai assai, da sempre.

Giustamente ci sarà anche quelche simpaticone che si starà domandando se anche stavolta sia andata ad appurare lo stato attuale delle cose con i miei occhi...la risposta è no! Secco.

Mi sono documentata come mio solito e forse ancor di più proprio perchè di andar a vedere non se ne parlava proprio. Non sarà l’Everest ma a me pare altino comunque. Vi confesso che mi spiace precludermi lo spettacolo che si potrà ammirare da lassù, una vista che spazia dal magnifico panorama marino da un lato, ad uno dei più bei tratti di costa siciliana alle sue spalle.

Ovviamente la cementazione ha stravolto l’aspetto originario, e questo vale lì come in tantissime aree. Nonostante tutto però nulla riesce a scalfire l’unicità di questi luoghi.

Di solito amo la parte che precede questi racconti perchè è fatta di ricerche e sopralluoghi, grazie a voi lettori ho avuto la possibilità di dar voce all’Indiana Jones che è in me, anche se forse sono più credibile in versione cartoon come "Dora l’esploratrice" e un pensierino sull’acchianata lo avevo pure fatto.

In questo caso però è proprio l’opposto del consueto "o scinniri tutti i santi aiutano", pare infatti che a salire ancora ancora ce la si faccia, sullo scendere ho nutrito da subito qualche perplessità quindi ho preferito evitare.

Avete presente il fondo del pacco dei biscotti da latte?! Quella specie di bricioline che si depositano lì sotto? Ecco io mi sono figurata scene apocalittiche di me che ruzzolo da lì sopra per via della montagna friabile come un cracker. Non so se sia già successo ma perchè dovrei esser io l’eventuale eccezione?

Tutta l’area di Capo Zafferano di recente ha fatto ancor di più parlare di sè, per qualcosa di buono però, prima che i malpensanti inizino a farsi domande.

Capo Zafferano infatti non è solo torre, cala del cuore, tre piscine, cala dell’Osta o dell’ostia come dicono le vecchiette casa e chiesa, non si tratta solo del cappello di Napoleone che, pare, ddu francisi curtuliddu sia pure venuto a vedere, l’arco dei baci e dei cioccolatini.

Capo Zafferano è tutte queste meraviglie messe insieme. Avete presente una collana di perle, tutte diverse, tutte uniche, e così anche lì, dove ti giri e rigiri ti ritrovi davanti una grotta, una piscinetta naturale, un cespuglio di piante cresciute naturalmente chissà come e perchè proprio lì, e non si può far finta di nulla.

Per questa ragione esistono associazioni che hanno adottato questi luoghi e ormai da anni si sono rimboccate le maniche per perseguire il loro obiettivo che, a pensarci bene, dovrebbe essere di noi tutti.

Dopo la firma del protocollo d’intesa avvenuta lo scorso maggio, presto, dopo elezioni e crisi di governo che hanno rallentato tutto, dovrebbe finalmente esser lanciata nel corso di una conferenza stampa l’Area Marina Protetta di Capo Zafferano.

Per la sua costituzione ci vorranno probabilmente anni e un lungo iter ma si tratterà di un’area che si estenderà per ben 2 km e sino a 200 metri di profondità, che verrà suddivisa in zone di colore rosso, giallo e verde ad indicare la tipologia di attività che vi si potranno svolgere.

E così basta ignoranza e strumentalizzazioni da parte di una certa politica che insinua il dubbio nei pescatori della zona...sarà proprio la costituzione dell’Area protetta a favorire la pesca sostenibile, regolamentando e vigilando cosicchè chi svolge questa attività illecitamente, a discapito dei pescatori onesti, smetta di farlo.

Eh beh ci vorranno anni per la costituzione dell’Area Marina Protetta, è vero...ma nel frattempo?! Eh nel frattempo quelle associazioni di cui vi parlavo si stanno impegnando in un’impresa ancora più complessa: inversione di rotta culturale.

Indispensabile in un contesto come questo è infatti che cambi l’approccio di cittadini e istituzioni, che cresca la consapevolezza e l’educazione ambientale, che si comprenda che la fruizione dell’ambiente non possa prescindere dalla sua conservazione, semplice a dirsi.

E se non vi bastano le meraviglie che vi ho elencato prima, sapevate che già dal 2019 quest’area è considerata sito di interesse comunitario per volere della Regione Sicilia con tutte le conseguenti regolamentazioni del caso?

Se considerate le praterie di Posidonia, le scogliere e svariate specie marine da preservare non vi sarà difficile comprenderlo.

Quello di Mongerbino è anche uno dei 12 itinerari subacquei presenti in Sicilia.

A breve distanza dall’Arco azzurro e dalla villa che è stata confiscata al boss mafioso Pino Greco, si trovano ancora oggi ben 7 ancore perfettamente e misteriosamente allineate che testimoniano le navigazioni militari e commerciali che vi si sono tenute dall’epoca romana repubblicana sino a quella altomedievale e bizantina... che bel passìo che c’era!

Ha preso avvio anche un percorso tecnico-amministrativo per rendere fruibile, dato l’ok alla balneabilità, tutto il litorale, dal Sarello ai Francesi, le nostre Maldive insomma, nella speranza che si inauguri la prossima stagione definitivamente senza il noto “apri/chiudi”.

Qualcosa si sta muovendo davvero cari lettori, basti pensare alle Tre Piscine il cui valore è riconosciuto da tutti ma per anni messo da parte.

Accesso al mare difficoltoso e di fatto negato ai più, nessun servizio di pulizia con conseguenti cumuli di munnizza stratificata tra le rocce, prerogativa di un gruppetto di giovani aitanti che si arrampicano in ogni dove o dei pochi fortunati che hanno ereditato casa lì.

Oggi però Le Tre Piscine è candidato ai Luoghi del cuore del FAI - Fondo per l’ambiente Italiano, il più importante concorso italiano sui luoghi da non dimenticare.

E come dimenticare questo luogo che è davvero del cuore o accettare rimanga l’esclusiva di pochi? L’Associazione Next, con il supporto di tante realtà locali e di quanti hanno espresso il proprio voto, è riuscita a far volare in alto in classifica le tre piscine, scavalcando luoghi ben noti di tutta la penisola e posizionandosi al primo posto tra le mete della Sicilia Occidentale.

E pensate che c’è tempo fino al 15 dicembre per votare, quindi non avete scuse. Quando vi parlo di cambio culturale indispensabile per la salvaguardia di questa fetta di isola e non solo, lo faccio nella consapevolezza che se Capo Zafferano da una parte è luogo indiscusso di ricchezza storica e naturale, dall’altro è stato a lungo vittima di devastazione dovuta a mafia e ignoranza.

Nulla è facile, ma al contempo nulla è impossibile. Ci sarebbero tutti i presupposti, nonostante i molteplici interessi contrari, perchè l’area tutta, sia il versante marino che quello di terra, vengano "elevati" allo status di Riserva Naturale.

Un gioiello, di quelli veramente preziosi, che finalmente potrebbe essere accessibile e fruibile da tutti, nel rispetto e nella salvaguardia finalizzata alla sua conservazione nel tempo.

Non possiamo però contare solo su un gruppo di giovani volenterosi senza in concreto far la nostra parte. Non possiamo se vogliamo che l’area e le peculiarità di Capo Zafferano siano finalmente alla portata di noi tutti.
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