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Chi rimane e chi andrà via: da Los Angeles parte un progetto per riunire le due "Sicilie"
In occasione dell'arrivo, per la prima volta nella storia, dell’Amerigo Vespucci a Los Angeles, "Il made in Sicily" organizza un evento dal titolo "Torna a Casa"
L'Amerigo Vespucci in navigazione
Oggi è l’ultimo giorno di scuola di mia figlia. La vedo allontanarsi saltellante e la guardo con un sentimento misto tra tenerezza e apprensione. Tenerezza perché vedo la vita che ha davanti; a 14 anni tutto è possibile. Ogni strada è percorribile.
Dall’altra parte, l'apprensione di un padre che è rimasto nella terra dove è nato e si interroga se questa sia la scelta giusta per sua figlia. Ogni anno circa 100.000 siciliani lasciano la Sicilia, incrementando il numero dei milioni di siciliani all’estero, che insieme ai loro discendenti costituiscono decine di milioni di individui.
Dei quasi sei milioni di italiani iscritti all’AIRE (il registro degli italiani all’estero), oltre 700.000 sono siciliani, consegnando alla Sicilia un primato poco invidiabile.
Mentre questa emorragia di intelligenza e giovinezza si compie, nel mondo i siciliani che lasciano la Sicilia raggiungono risultati esaltanti nell’impresa, nella politica, nella scienza.
E questa è, in fondo, la matrice della mia apprensione.
Quando parlo loro della Sicilia, vedo lucciconi negli occhi che mi ricordano questo mio sentimento, questo strano mix in cui però la tenerezza lascia il posto alla nostalgia, e l’apprensione sembra speranza. È un fatto: chi è andato via ha più speranza di chi è rimasto.
Da oltre un anno, con il mio amico Davide, giriamo il mondo alla ricerca di queste persone. Siamo diventati amici anche facendo questo, confrontandoci e vivendo queste emozioni, sempre molto intense. L’emozione che a volte diventa rabbia per una Sicilia che è riuscita a diventare forte allontanandosi dalla Sicilia.
Qui troviamo spesso un attaccamento, una conoscenza e un rispetto che chi è rimasto sembra aver perso. Incontrare queste persone dà l’idea di una Sicilia spaccata in due, due anime di un corpo che, per tornare a funzionare al meglio, ha bisogno di ricompattarsi.
So che se mia figlia resterà o andrà via sarà parte delle sue scelte da adulta, ma anche delle mie scelte da adulto. Per questo credo che sia importante ricucire questa spaccatura, adesso che è il mio turno per farlo, consapevole che chi è stato adulto prima di me non ha trovato un modo, e consapevole che non è un compito che devo lasciare incompiuto o intentato a mia figlia.
Il compito è quello di riunire le due Sicilie, quella che vive all’estero, ricca di nostalgia e speranza, e quella che vive qui, con la sua tenerezza e la sua apprensione.
Con questo obiettivo abbiamo accettato la sfida, credetemi, al limite del fattibile, di organizzare un evento dal titolo "Torna a Casa" a Los Angeles, in occasione dell’arrivo per la prima volta nella storia dell’Amerigo Vespucci. Lo stiamo autoproducendo, non è una commessa ministeriale o pubblica; se lo fosse stata forse avremmo raccolto meno entusiasmo diffuso.
Abbiamo qualche sostegno istituzionale, molto spesso poco più che simbolico. Attorno al progetto si è costruita una rete: alcuni artisti ed operatori hanno trovato da soli i fondi per venire e supportarci, altri hanno realizzato di loro iniziativa splendidi oggetti d’arte come doni; altri semplicemente, e da noi molto apprezzati, hanno inviato mail e messaggi di sostegno.
Il bello di questa storia è che sembra che in tanti abbiano sentito l’urgenza di ricucire la spaccatura di cui parlavo, di essere parte di questo processo mettendoci del proprio. Un bisogno che evidentemente non registro solo io. Molti emigrati incontrati in questi mesi verranno a Los Angeles per fare parte di questo viaggio non ordinario, che vuole provare a unire ciò che la storia ha diviso.
Verrà Vincenzo Andronaco da Amburgo. Quando lo abbiamo incontrato la prima volta ci ha raccontato che ha viaggiato tutta la vita tra la Germania e la Sicilia; è la prima volta per lui in un posto diverso.
Verranno Luigi Sparacello da Singapore, Fabio Cappellano da Rotterdam e Michael Colomba da Boston, compatibilmente con questioni di salute.
Solo stamattina è arrivata la notizia dello chef Alessandro Miceli, che verrà da Dubai. Celestino Drago, uno dei riferimenti della cucina italiana nel mondo, che per noi è un fratello maggiore e rappresenta un pezzo importante della Sicilia lontana dalla Sicilia, curerà gli inviti ad altri chef della California.
Quello che penso oggi degli italiani nel mondo lo devo molto alle splendide conversazioni con lui. Lo abbiamo invitato ed ha voluto condividere con altri colleghi questo momento.
La condivisione è uno dei principi che anima questo viaggio, e gli chef sono i grandi maestri della condivisione; sono il tessuto connettivo della nostra terra nel mondo, tanto quanto la cucina e il cibo sono la nostra identità.
Mentre noi progettiamo, nuovi amici a Los Angeles, conosciuti finora solo virtualmente, si sono appassionati al progetto, sono attivi a fare inviti e a creare connessioni. Non vediamo l’ora di incontrarli e conoscerli.
"Torna a Casa" non è un evento, una cosa che accade, ma un progetto, un viaggio che inizia. E di questo viaggio abbiamo chiara la destinazione: vogliamo che il grande patrimonio del popolo siciliano disperso nel mondo “torni a casa”, non i loro soldi, ma i loro cuori. In questo progetto è parte centrale la creazione del Museo del Made in Sicily.
Uno spazio fisico, che sogniamo nel centro di Palermo, in quanto capitale della Sicilia, nel quale le storie della Sicilia, quello che sappiamo fare ed abbiamo fatto in Sicilia e nel mondo abbiano centralità e rispetto.
Un museo che immaginiamo come uno spazio vivo, che possa diventare il luogo di questa cucitura, lo spazio per questo racconto pacificatorio tra due anime che non possono esistere l’una senza l’altra. Immaginiamo un posto come il Museo Nazionale Scozzese di Edimburgo e il Museo EPIC di Dublino, nel quale possano trovare posto storie, oggetti antichi, nuovi manufatti, ma soprattutto dove possa essere rivendicata l’identità della Sicilia e dei siciliani.
Il progetto è stato presentato il 12 aprile e ha già ricevuto l’adesione di più di 100 donatori. Per adesso sono all’opera due nostri amici, Domenico Boscia e Salvo Bartolotta, che con il liceo artistico di Santo Stefano di Camastra diretto da Calogero Antoci stanno costruendo il prototipo della prima pietra di questo museo, che sarà un albero di ceramica di quattro metri. Lo abbiamo chiamato l’Albero delle Radici, e intende dare forma alla forza di questo nostro popolo disperso, operoso, talvolta rassegnato, sempre ospitale e generoso.
Mia figlia mi ha sempre chiesto che lavoro facessi, e ho sempre avuto difficoltà a risponderle. Ma quello che mi piacerebbe dirle è che il mio lavoro è far sì che lei e i suoi coetanei possano decidere di vivere in questa o nell’altra Sicilia, sapendo che non sono due "Sicilie", ma una sola.
Mi piace l’idea di lei che vede allontanare suo figlio lasciato a scuola saltellante, piena di tenerezza e speranza.
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