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Il futuro della libertà: Gianfranco Fini a Palermo

Il Presidente della Camera propone, nel suo ultimo saggio edito da Rizzoli, ai giovani che oggi hanno venti anni, un personale modello di politica

  • 9 gennaio 2010

A poche settimane dalla sua uscita in libreria, anche Palermo avrà la possibilità di discutere, lunedì 11 gennaio, alle ore 16, sul saggio di Gianfranco Fini, “Il futuro della libertà. Consigli non richiesti ai nati nel 1989” (Rizzoli, pagine 165, euro 16). Luogo dell’incontro sarà la suggestiva sede di Palazzo Utveggio (via Padre Ennio Pintacuda, 1): qui parteciperanno ad un dibattito aperto al pubblico, insieme al Presidente della Camera dei Deputati e presidente della fondazione Farefuturo, Adelfio Elio Cardinale (Presidente del CE.RI.S.DI), Pierluigi Matta (Presidente Libera Università della Politica), Giancarlo Licata (Resp.le Rai Med e Mediterraneo Rai3) e Giovanni Pepi (Condirettore Giornale di Sicilia). Promotore dell’iniziativa è il Segretario generale della Libera Università della Politica, Michelangelo Salamone, con la collaborazione del CE.RI.S.DI. (Centro Ricerche e Studi Direzionali).

Il dibattito fornirà dunque la possibilità per molti giovani di confrontarsi con l’On. Gianfranco Fini, che ha dedicato alle nuove leve questa sua nuova fatica editoriale, tramite una lunga lettera ai ragazzi nati nel 1989, per spiegare come sia cambiato il mondo negli ultimi anni. L’obiettivo del saggio è infatti quello di provare a spiegare alle giovani generazioni l’attualità politica attraverso i rapidi cambiamenti susseguitisi in Italia e in Europa dopo un evento epocale come la caduta del Muro di Berlino, di cui si è festeggiato appunto il ventesimo anniversario, che segna il crollo definitivo di una visione ideologica della politica e l’avvento di una nuova epoca di libertà. Crollate le barriere, venute meno le grandi opposizioni ideologiche, è finalmente diventato possibile, a giudizio di Fini, lavorare per una nuova libertà, per interpretare il mondo secondo codici nuovi, trovando punti di vista originali. Due le parole chiave che emergono dal suo ragionamento: ottimismo e speranza verso il futuro. Per giustificare ciò, il Presidente attinge alle lezione dei grandi riferimenti della cultura novecentesca: Hannah Arendt, Robert Conquest, Karl Popper, John Stuart Mill, Thomas Mann e Primo Levi, solo per citarne alcuni. E in virtù di ciò, delinea un vero e proprio manifesto politico fondato su una visione laica della realtà, un'alleanza tra padri e figli, l’unica in grado di poter affrontare le sfide del futuro per la realizzazione di una libertà pienamente cosmopolita, che possa essere un bene sempre più esteso e diffuso.

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Secondo Fini, infatti, un'insidia alla nostra libertà e alla democrazia esiste tutt'ora. Essa non viene dalle ideologie antidemocratiche del secolo scorso ormai superate, ma dal diffuso e crescente relativismo culturale, che caratterizza soprattutto i ragazzi che oggi si affacciano alla vita. Per questo motivo, egli ripropone ad essi la centralità del rispetto della dignità della persona, il rifiuto di ogni prevaricazione o lesione della libertà altrui, l’inalienabilità della dignità dell’uomo. In questo senso, legata alla stretta attualità è, per il Presidente, il tema della cittadinanza: egli, nel suo saggio, sostiene che, se vogliamo ragionare in termini di patriottismo e identità nazionale, è arrivato il momento di discutere sulla possibilità che chi nasce e o studia in Italia possa ottenerla subito, attraverso criteri di merito. Se, infatti, nei loro confronti permane una pervicace chiusura, si rischia di ingenerare la volontà di andare a scoprire l’identità dei padri, vista in antagonismo con l’identità italiana.

Altro tema che Fini mette in evidenza nel suo lungo ragionamento rivolto ai giovani è quello del ruolo della Politica, intesa nel senso più alto e nobile. Secondo la sua analisi, essa deve dare ai giovani la possibilità di sperare nel domani. Oggi, infatti, nei ragazzi c’è più timore che speranza, e una paura latente di doversi confrontare con problemi sempre più gravi. Tutto ciò avvolge la loro quotidianità di inquietudine. Ecco allora che il ruolo della cultura è quello di animare la fiducia, in virtù dell’ottimismo della volontà e della ragione, per evitare il rischio dell’atonia morale, del rinchiudersi in se stessi e perdere coesione sociale e generazionale, prodromi dell’egoismo e del menefreghismo diffuso. Alle nuova generazione si deve dare la possibilità di credere nel futuro anche grazie ad un alta educazione civica che passa attraverso l’esempio della politica che sprigioni la sua forza trainante di esempio e di responsabilità. Questo farà sì, conclude Fini, che i giovani tornino all’attivo impegno politico, inteso come militanza, per dare ancora concreta realtà alle idee e migliorare le condizioni di vita del domani. Per far ciò, il consiglio che il Presidente propone ai giovani è quello di impegnarsi in politiche di solidarietà, uscendo dai piccoli interessi di partito. Si sostiene infatti nel saggio che, se vogliamo rivolgere ai ragazzi l’invito ad appassionarsi alla politica come difesa e realizzazione di ideali affinché facciano sentire la loro voce, il compito della polita deve essere quello di sollevare i vessilli ideali della libertà, dando essa per prima il buon esempio.

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