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Kals'art si tinge di indie con Afterhours e Montefiori

  • 31 luglio 2006

Non ci sono molti dubbi. Quando gli Afterhours pubblicarono “Hai paura del buio?”, secondo album della loro discografia in italiano, il rock della Penisola non fu più lo stesso. Era il 1996 e si era in piena esplosione dell’underground, periodo irripetibile di uscite irripetibili, a cadenze ravvicinatissime: di poco precedente è l’esordio esplosivo dei Marlene Kuntz, “Catartica”.
La band milanese sarà protagonista della chiusura della rassegna musicale di Kals’art, il 7 agosto alla chiesa dello Spasimo, supporter Pivirama, ore 21, ingresso 10 euro.

Sono passati dieci anni, quasi venti da quando gli Afterhours sono in giro, ed è incredibile osservare come si sia trasformata quella band disturbante, dai testi ben poco accomodanti, dalle musiche di impronta indie che spesso e volentieri sfociavano nel punk, nel grunge, in derive rumoristiche e improvvise decelerazioni melodiche. Manuel Agnelli, Giorgio Prette e compagni rappresentano ormai quasi una facciata “istituzionale” della musica italiana.

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Proiettati, dopo il distacco dal compagno di anni, Xabier Iriondo Gemmi (il lato più sperimentale del gruppo che ha deciso di continuare per quella strada), verso un successo internazionale che, ancora una volta – corsi e ricorsi storici – sembra alla portata della band milanese che già mancò la prima occasione. Sono tornati a cantare in inglese, oltre che in italiano, anche ai concerti, oltre che su disco, con qualche mugugno del pubblico italiano. Manuel collabora in modo serrato con Greg Dulli, già leader dei leggendari Afghan Whigs e ora dei Twilight Singers. Le presenze in classifica e nei principali festival sono per gli Afterhours all’ordine del giorno. Diciamolo: ormai sono un gruppo mainstream. Meritatamente. E soprattutto, la qualità della proposta non è stata barattata, come si potrebbe pensare e come spesso accade, in nome del successo.

Gli Afterhours continuano con coerenza d’intenti un percorso artistico mai uguale a se stesso, che dagli esordi avventurosi del sette pollici “My Bit Boy” su Toast e degli altri lavori in inglese (“During Christine’s Sleep”, “All the Good Children Go to Hell”, “Cocaine Head”, “Pop Kills Your Soul”) passa attraverso il selvaggio “Germi” (quello che contiene la mitica “Dentro Marilyn”), l’irripetibile e geniale melting pot creativo di “Hai paura del buio”, fino a sfociare in lavori più pop, nel senso lato del termine, e introspettivi, i successivi “Non è per sempre” e “Quello che non c’è”.

“Ballate per piccole iene”, pubblicato come detto anche nella lingua d’Oltremanica come “Ballads for Little Hyenas” è l’apice della maturità (ma lo si era detto anche per il lavoro precedente) di una band che ha sempre spiazzato, soprattutto nel bene, se non altro per coraggio e coerenza. Una band che si è prodigata anche per lo sviluppo della scena underground italiana con le varie edizioni del “Tora! Tora! Festival”, e che assieme ad altri artisti (non ultimi gli altri esponenti della scena milanese come La Crus e Cristina Donà) ha contribuito alla più fulgida stagione del rock italiano dai tempi del panorama new wave ed elettronico degli anni ottanta.

Qualche giorno prima degli Afterhours si esibiranno allo Spasimo anche i re della lounge italiana, i Montefiori Cocktail, sul palco il 4 agosto sempre alle 21 (costo 5 euro) con le loro contaminazioni tra atmosfere vintage e strumentazioni moderne. La carriera dei gemelli Montefiori inizia nel 1997, ma le radici di Francesco (tastiere e computer) e di Federico (sassofoni, flauto e voce) derivano dalle influenze del padre, grande sassofonista, famoso nelle balere degli anni sessanta e settanta. All’attivo tre dischi, una raccolta, svariati remix e collaborazioni e un’infinità di esibizioni dal vivo in America, a Londra e nei principali festival musicali europei. Per gli altri eventi di Kals’art in programma, consultare il Calendario di Balarm.it.

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