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La società dei giocatori nella Venezia del 700 al Biondo

  • 15 febbraio 2005

Il prossimo appuntamento per la stagione teatrale del teatro Biondo di Palermo (via Roma 258), in scena dal 16 al 27 febbraio, è un testo di Goldoni quasi inedito dal titolo “Il giocatore”, una produzione dell’Eliseo Teatro Stabile di Roma (con la regia di Giuseppe Patroni Griffi, con la partecipazione di Franca Valeri e con Urbano Barberini, Paolo Bessegato, Barbara Di Bartolo, Pilar Abella, Michele La Stella, Fabrizio Bordignon, Daniele Ferrari, Fabio Rusca, Chiara Stoppa, Francesco Acquaroli, Alessando Moser, scene e costumi di Aldo Terlizzi). Il regista qui si confronta con un testo poco noto di uno dei suoi autori preferiti, una commedia scritta quasi per sfida col pubblico veneziano sul finire del carnevale del 1750, ma moderna e attuale, oggi come allora (scrisse16 nuove commedie in un anno – tra le altre, oltre al citato “Giuocatore, Il teatro comico, Le femmine puntigliose, La bottega del caffè, Il bugiardo, La finta ammalata, L’avventuriere onorato, I pettegolezzi delle donne” – calcolando i mesi effettivi dell’anno comico, all’incredibile ritmo di “una commedia alla settimana per il manco”). “ Il giuocatore”, dedicato all’eterno vizio del gioco, narra di Florindo che, ormai schiavo di questa passione divorante, cade nelle mani di due disonesti i quali lo portano a perdere tutto: i soldi, le amicizie, l’amore della sua Rosaura. Solo l’intervento di Pantalone riuscirà a salvarlo dai debiti e, prospettiva ancora peggiore della miseria, da un matrimonio di convenienza con la vecchia e ricca Gandolfa. “Non può negarsi ch’io sia nato sotto gl’influssi di stella comica, poiché la mia vita medesima è una commedia”.

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Questo affermava il Goldoni nelle sue “Memoires” riferendosi a come la sua vita stessa diventasse materia teatrale, in quel “secolo dei lumi” così ricco di aria nuova per l’intelletto, un’aria frizzante e libertina che ritroviamo in gran parte delle sue opere e anche in questo testo. Di certo la sua vita poco “regolare”, insieme alle sue qualità di uomo attento e aperto al nuovo, grande osservatore della società del suo tempo, contribuì a farne il grande commediografo che fu. Con “Ilgiuocatore”, si propone di realizzare un “teatro esemplare” che svegli da quella velenosa fascinazione che il gioco indubbiamente esercita e della quale anche lui era vittima. Così sono molti i tratti in comune fra il protagonista e lo stesso Goldoni (l’apparente flemma di Florindo, le sue periodiche crisi d’ipocondria, il suo irrequieto viaggiare, la frequentazione assidua dei salotti alla moda), anche lui giocatore e frequentatore dei salotti di quella Venezia del Settecento, così ben descritta nella commedia. Ma non di autoritratto si tratta, bensì del ritratto della società dei giocatori, dove il gioco, diffusissimo in ogni rango sociale, nelle case dei nobili e dei borghesi, nei caffè e nei Ridotti (luogo specifico per il gioco), aveva anche la funzione di favorire la conversazione: gioco e conversazione coesistono con il divertimento, saper giocare è quindi una qualità indispensabile all’uomo di mondo. Ma tutto questo non deve diventare ossessione. Per informazioni è possibile telefonare al botteghino del teatro al numero 091.7434341.

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