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Mauro Rostagno, una voce che non si è persa nel vento

  • 30 giugno 2006

Sono tante le cose che si disperdono nel vento. Sentimenti e parole. Ma, soprattutto, a fluttuare nell’aria sono le voci. Voci di chi ha avuto tanto da dire e di chi, ancora, doveva completare il suo discorso ma non ne ha avuto il tempo perché, per qualcuno, le sue parole erano scomode. Questa è la voce che oggi vola nel vento di Mauro Rostagno, giornalista torinese dell’emittente televisiva RTC, sociologo e leader politico con Lotta Continua che il 26 settembre del 1988 venne assassinato dalla mafia. Un’altra vittima che si aggiunse, così, alla interminabile lista di chi doveva essere punito perchè non era stato al suo posto, non aveva avuto paura e aveva mostrato troppo coraggio. Ne ha avuto tanto, Rostagno, di coraggio nel denunciare davanti alle telecamere i nomi ed i cognomi di mafiosi e collusi con la mafia e gli sporchi intrighi mafiosi in provincia di Trapani.

A ricordarlo è la Koiné film Produzioni Audiovisive, la casa di produzione palermitana che fa della legalità e della memoria il perno attorno al quale ruotano i suoi progetti cinematografici e che proprio al giornalista torinese ha dedicato, nel 2005, il documentario “Mauro Rostagno: una voce nel vento” per la regia di Alberto Castiglione, assistenza di Massimiliano Della Sala e post-produzione di Giovanni Troja. L’opera, partendo dalla sera dell’omicidio, si sofferma sullo stato delle indagini avvalendosi di significative testimonianze come quella della sorella di Mauro, Carla Rostagno, o del suo amico e fidato collaboratore a RTC, Gianni Di Malta. Il cronista Salvo Palazzolo e lo scrittore Salvatore Mugno, già autore di diversi libri sul caso di Rostagno, hanno collaborato, invece, per l’inchiesta giornalistica. Finalista del premio “Ilaria Alpi” sezione produzioni, l’opera ha ricevuto mercoledì 28 giugno il “Biografilm Fest “ di Bologna edizione 2006.
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Il film inizia con l’immagine del cruscotto della fiat di Rostagno bucherellato dalle pallottole. Inizia in quella sera di settembre in cui il giornalista che non aveva paura fu ammazzato con sei colpi di fucile in mezzo alla campagna di Lenzi. Da quella notte seguì un inchiesta difficile e piena di vuoti ed incertezze. Diverse le piste che vennero seguite. A partire da quella interna alla comunità "Saman", dove Rostagno viveva tra i tossici che trafficavano, oppure la pista rossa, ovvero il sospetto che sia stato qualcuno di Lotta Continua e, ancora, i sospetti sui traffici di Francesco Cardella. Ma vennero tutte archiviate e bocciate perché inattendibili. Restò, così, un'unica pista percorribile. Quella che si ricollegava alla notte dell’omicidio. Contemporaneamente all’assassinio di Rostagno, infatti, si verificò un guasto alla cabina dell’Enel. Lo raccontò un tecnico sulla cinquantina.

Apparentemente sembrava una coincidenza ma non lo era. Il 1 maggio del 1989, ovvero otto mesi dopo, il tecnico venne ritrovato morto. Si chiamava Vincenzo Mastrantonio ed era, in realtà, l’autista fedele del boss miliardario Vincenzo Virga. Questo, dunque, l’unico punto di riferimento. Ma è grazie alla sorella di Mauro che l’inchiesta non è stata archiviata. Troppi se e troppi vuoti, infatti, l’hanno spinta a chiedere d’indagare ancora. Come, ad esempio, sulle registrazioni sparite di Rostagno, un dettaglio sottovalutato ma che lei non ha voluto ignorare. Così, un giorno, Carla Rostagno partì per Trapani per riprendersi le videocassette di suo fratello e scoprì, che RTC aveva chiuso e le registrazioni erano state abbandonate sotto la polvere del magazzino. In un primo tempo, a ritrovarle fu una studentessa ed in secondo tempo il regista Castiglione che ha utilizzato questo materiale insieme alle testimonianze per creare il documentario. Un modo per non dimenticare e, soprattutto, continuare a cercare una risposta.
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