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Per i siciliani sarebbe un colpo dritto al cuore: i ricci di mare si stanno estinguendo

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica "Aquaculture", i ricci di mare sarebbero in pericolo di estinzione a causa del continuo surriscaldamento delle acque

Balarm
La redazione
  • 25 febbraio 2020

Ricci di mare (foto Pixabay)

Mari troppo caldi e agenti inquinanti stanno mettendo in serio pericolo la sopravvivenza, non solo nel Mar Mediterraneo, di uno degli organismi marini maggiormente cari ai siciliani: il "Paracentrotus lividus", comunemente conosciuto come riccio di mare.

A denunciare la triste notizia è stato l’Istituto di ricerca oceanografica e limnologica di Israele che in uno studio, pubblicato pochi giorni fa sulla rivista scientifica "Aquaculture", ha rivelato che al largo di Israele e Libano, i ricci di mare sono già praticamente scomparsi e che anche nelle acque territoriali della Turchia si sta assistendo alla loro decimazione.

La notizia arriva come un colpo dritto al cuore dei siciliani che di quella meravigliosa goduria marina dal colore rossastro-aranciato ne hanno fatto quasi una divinità: che sia sugli spaghetti o su un crostino caldo di pane, o mangiati crudi appena pescati o che siano spalmati "a tignitè" ovunque e su qualsiasi pietanza dal sapore di mare, il riccio è una di quelle delizie che al palato non ti delude mai.

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Nella ricerca condotta dagli esperti si legge che: «Attualmente molti inquinanti entrano nei mari e negli oceani a seguito di attività antropiche come l'agricoltura, la pesca, il trasporto marittimo. Molti di questi composti chimici causano gravi danni agli ecosistemi marini e terrestri perché tendono ad accumularsi e iniziano la loro attività come inquinanti una volta che il ciclo utile è terminato».

Secondo gli studiosi, la paventata estinzione dei ricci di mare è da imputare al surriscaldamento della temperatura dei mari che supera le regolari soglie di tollerabilità per la naturale vivibilità di alcuni ecosistemi e organismi acquatici, nonché anche alla acidificazione delle acque, dovuta ai cambiamenti climatici, fattori che non mettono a rischio soltanto i ricci di mare ma anche molte altre specie marine.

In particolare, nella zona est del Mediterraneo pare proprio che il mare sia una sorta di "acqua vugghiuta" dato che supera di oltre 3 gradi la temperatura rispetto alla norma: una situazione che mette seriamente a repentaglio la prosecuzione della specie che, a causa dello stress provocato dal surriscaldamento delle acque, vede turbata la capacità riproduttiva di questi organismi.

E c’è di più, perché oltre alla minaccia derivante dal riscaldamento globale cui si aggiunge purtroppo quella del costante aumento dell'inquinamento dei mari, a dare il colpo di grazia ai ricci ci si metterebbe anche l’arrivo nei mari di diverse specie di pesci particolarmente invasive che, nutrendosi delle alghe di cui si nutrono gli stessi ricci, li privano del loro cibo.

Nella ricerca si legge: «Alcuni di questi composti che hanno iniziato ad accumularsi nell'ambiente dal secolo scorso sono ben noti alla comunità scientifica e sono ampiamente chiamati inquinanti persistenti (idrocarburi policiclici aromatici, bifenili policlorurati e metalli pesanti, tra gli altri).

Tuttavia, recentemente sono comparsi altri composti che non sono stati considerati contaminanti, i cosiddetti inquinanti emergenti, che coinvolgono un lungo elenco di composti tra cui farmaci, ormoni, antimicrobici, plastificanti, filtri UV».

E ancora: «Questa ricerca potrebbe essere utilizzata per rendere le persone consapevoli del danno che sta causando attraverso l'irresponsabile gestione delle risorse naturali, in modo che servano a lanciare una serie di misure che consentono di recuperare le condizioni originali dei diversi ecosistemi».

Due diversi organismi acquatici, ossia il cetriolo di mare del genere "Holothuria" e il comune riccio "Paracentrotus lividus", che condividono il fatto di essere entrambi echinodermi commestibili, sono stati utilizzati come bioindicatori dell'inquinamento nello studio dei contaminanti chimici nei media acquatici.

Lo scopo della ricerca è dunque quello di valutare l’impatto di questi inquinanti negli ambienti naturali e i loro effetti dannosi sull’ecosistema marino al fine di evitare la (non remota) possibilità di estinzione di alcune specie marine, tra cui ricci, pesci ed altri mammiferi d’acqua salata.

Gli scienziati auspicano pertanto che nelle acque del Mediterraneo possa assistersi a un cambiamento radicale che possa fermare l'aumento dell'inquinamento ambientale, data la crescente preoccupazione per la sopravvivenza di questa specie e di altre forme di vita marine.

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