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Quando dagli imprevisti nasce qualcosa di buono (e bello): i luoghi "meno noti" della Sicilia

Il viaggio tra coltivazioni e serre di pomodori (e il caldo), poi l'arrivo in un luogo tra straordinarie sterlizie, piante alte più di 2 metri e 150 specie di piante rare

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 4 agosto 2021

Uno scorcio della villa/B&B di Punta Secca

Un giardino lussureggiante e un tuffo nella piscina dove sul fondo c'è una splendida Trinacria ci ripagano della giornata difficile che abbiamo vissuto, partendo da Ortigia.

L'ombra fuori dall’acqua è assicurata da straordinarie sterlizie, piante alte più di 2 metri, con fiori enormi che sembrano tucani appollaiati sui rami. Il nostro programma che prevedeva Marzamemi e Portopalo di Capopassero per una serie di vicissitudini non si realizzerà. Iniziamo con la corta autostrada a una sola corsia, al traffico sulle altre, e “dulcis in fundo” la strada interrotta per Marzamemi. Inutile chiedere consiglio all’operaio in mezzo alla strada, ripete a tutti “ Oggi a Marzamemi non si va”.

Delusi, decidiamo di spostarci sulla seconda meta, quando improvvisamente il display della macchina segnala un guasto alla batteria. In fibrillazione, chiudiamo l’aria condizionata, con una temperatura esagerata e ci dirigiamo verso Pachino, dove ci sono delle officine. La cittadina è trafficata e caldissima e i due meccanici a inizio e fine del paese, con un’indicativa alzata di braccia ci dicono che non possono riparare la macchina, ci vuole un pezzo che non arriverà prima di tre giorni, tutte le officine della Mercedes da Siracusa a Ragusa hanno chiuso. Accaldati e disperati, facciamo un ultimo tentativo, ci dirigiamo in un’officina fuori dalla cittadina.
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Viaggiamo tra coltivazioni e serre di pomodori, finché arriviamo a una grande casa azzurra, in uomo in tuta, nonostante la pausa pranzo viene in nostro aiuto. Dopo qualche controllo, sorridendo, ci dice di spegnere e riaccendere la macchina, siamo un po' dubbiosi, ma “miracolo” la batteria seppur a fatica ricomincia a caricare, ci dice che possiamo ripartire senza voler nulla per il controllo (il cuore dei siciliani), ci saluta “godetevi la vacanza, andate tranquilli la Sicilia è meravigliosa”.

Rivolgo un pensiero a questo "Angelo” dell'Officina Muccio: “Non ti dimenticheremo”. Sufficientemente provati, preferiamo cambiare programma, andiamo a Punta Secca. Facciamo una sosta a Modica per pranzare. Sul corso principale non si vede nessuno sembra una città fantasma, non potrebbe essere diversamente ci sono 45 gradi. Entriamo in una trattoria, l’aria condizionata all’interno ci da brividi di gioia, ci viene incontro un sushiman, la nostra domanda diventa una supplica «possiamo mangiare siciliano?»,.Annuisce lasciando che si prenda cura di noi il proprietario.

Dobbiamo proprio avere un aspetto terribile ci dice «Ci penso io a voi, fidatevi». Non chiediamo di meglio e siamo coccolati con un pranzo eccezionale che termina con un gelo di limone che incanta. Parliamo con il proprietario ci dice che il ragazzo è brasiliano ed è bravissimo. Il brasiliano che fa il sushi, non è la sola particolarità, dal soffitto pendono tantissimi cappelli di tutte le fogge e colori, chiedo il motivo, mi sento risponde: “ mi chiamo Cappello, ho messo i cappelli” Rimango in silenzio, decisamente questa è una strana giornata.

Ripartiamo arrivando a punta Secca nel pomeriggio. Il nostro riferimento, Licia con la sua incredibile abitazione a impatto zero è al completo e altri sono ancora chiusi, giriamo quando ci ricordiamo di aver visto lungo la strada, un'insegna su un cancello "Villa Giulia Sicilian Luxury Garden B&B".

Una chiamata e ora siamo qui in una villa stupenda con 150 specie di piante rare, una piscina stupenda, sauna, belle camere, c’è persino un ponticello di legno come quello di Monet a Giverny, con una cascatella e un laghetto, dove nuotano pigre tartarughe. T

homas ci racconta la storia partendo dalla frase che pubblicizza la struttura "A Punta Secca trovi la casa di Montalbano, ma non hai idea di quante cose puoi vedere". Ha ragione e Villa Giulia è una di queste.

Tutto inizia nel 2007 quando il padre, Biagio di Comiso, torna dopo 35 anni in Sicilia (da ragazzo si era trasferito con i genitori negli Usa, si era laureato in Chimica e poi trasferito in Germania), nella zona di Punta Secca acquista per le vacanze due ettari e mezzo di terreno con qualche ulivo, carrubi e uno scheletro di abitazione. Appassionato di botanica è un visionario e progetta un orto botanico con una grande abitazione.

Gli esperimenti non finiscono qui, nel 2016 rimpianta 84 olivi secolari dismessi da un’azienda agricola. L'operazione, molto particolare, è un successo, solo uno non ce la farà, gli ulivi si adatteranno riuscendo a produrre un ottimo olio. Thomas è un vulcano d’idee come il padre, propone alla famiglia di trasformare la villa in un B&B (la famiglia la utilizza per brevi periodi durante l’anno) e lasciando l'azienda del padre, si trasferisce in Sicilia. Da qui progetta e realizza altre attività a Marina di Ragusa.

Sono dei giorni di autentico relax tra la piscina, le ricche colazioni in villa servite di là dal ponticello, gli aperitivi pomeridiani a via dei Tramonti a Punta Braccetto, dove si può assistere a uno dei più bei tramonti sul mare. C’è poi la Loggetta di Montalbano, ancora meta per turisti e curiosi, e l’area naturale di Punta Randello, che porta a una lunga spiaggia dorata e deserta. Nel bosco ci sono tavoli di legno per picnic, docce lungo il sentiero che porta al mare, e un comodo parcheggio. A malincuore lasciamo questo posto, ci aspettano Sciacca e Selinunte.

L’ultimo pomeriggio chiacchieriamo con la mamma di Thomas sotto il portico tra amache, alberi da frutta, carrubi e pavoni vanitosi che osservati fanno la ruota, ci dice con tenerezza che la villa porta il nome della nipotina. Mentre parliamo, in piscina un gruppo di ragazze sta festeggiando un compleanno con stuzzichini e prosecco.

Languidamente le vedo scivolare nell’acqua, sotto lo sguardo di Trinacria, sembrano ninfe impertinenti e gioiose, in un giardino incantato.
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