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Stradine strette, decine di capanne e una grande muraglia: 3000 anni fa Ustica era così

Un'importante scoperta svela un nuovo affascinante capitolo della storia del Mediterraneo. Ecco cosa hanno svelato le indagini geofisiche condotte a Ustica

Balarm
La redazione
  • 5 gennaio 2024

Il Villaggio dei Faraglioni a Ustica

Stradine strette, decine di capanne costruite ai margini e una possente muraglia, lunga 250 metri e alta fra 4 e 5.

Doveva essere così Ustica più di 3.000 anni fa, in piena Età del bronzo, prima che una catastrofe ancora avvolta nel mistero spazzasse via il Villaggio dei Faraglioni.

Un'importante scoperta svela un nuovo affascinante capitolo della storia del Mediterraneo. Le indagini geofisiche condotte nell'area archeologica dell'Isola da un team di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, accrescono l’interesse per un insediamento che, nel corso di decenni di studi e scavi, ha restituito un ricco e sofisticato patrimonio di reperti, testimoniando l’esistenza nella piccola isola di Ustica di una comunità evoluta e benestante.

Nell'area archeologica del Villaggio dei Faraglioni sono stati rivenuti i resti di una fortificazione che cingeva l'abitato per difenderlo da attacchi e razzie, in piena Età del bronzo.
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Lo studio è stato realizzato in collaborazione con il Parco archeologico di Himera, Solunto e Iato della Regione Siciliana, l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, l'Associazione Villaggio Letterario di Ustica, il Laboratorio Museo di Scienze della Terra di Ustica (LABMUST), l’Università degli Studi di Siena, il Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste e il Ministero della Cultura.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale "Journal of Applied Geophysics" e rivelano dettagli su una struttura antemurale, rafforzando l'ipotesi di un sistema difensivo dell'Isola articolato e sofisticato.

«Il Villaggio dei Faraglioni prosperò tra il 1400 e il 1200 avanti Cristo - spiega Domenico Targia, direttore del Parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato - Ritenuto dagli archeologi uno degli insediamenti mediterranei meglio conservati della sua epoca, era caratterizzato da un ordinato piano urbanistico».

La campagna di ricerche, che ha coinvolto geologi, geofisici, architetti e archeologi è partita dall’esigenza di studiare con tecniche non invasive alcune strutture semi-sepolte che emergono a tratti sul terreno esterno al muraglione difensivo.

«Abbiamo portato a Ustica degli strumenti scientifici utilizzati dai ricercatori dell’INGV per l’esecuzione di prospezioni geofisiche quali il georadar (GPR) e la tomografia elettrica (ERT). Grazie a questi, è stato possibile localizzare con accuratezza e in maniera totalmente non invasiva le fondazioni profonde della struttura antemurale lunga quanto il muraglione, che svolgeva le funzioni di primo sbarramento difensivo»,

Secondo gli scienziati, questo villaggio costituisce un caso esemplare nel contesto mediterraneo dell’Età del Bronzo, poiché dimostra che già a quei tempi doveva esistere un piano urbanistico con il compito di distribuire ordinatamente capanne e vie di accesso, e di progettare un lungo e alto muraglione difensivo assieme ad altre strutture antemurali, come quelle scoperte grazie alle recenti indagini geofisiche.
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