"Duende gitano": viaggio alle origini del flamenco con la Compagnia Ziryab al Teatro alla Guilla
Un viaggio tra ritmi travolgenti alla riscoperta dei gitanos flamenco.
Il Flamenco ha delle origini troppo spesso dimenticate. Lo associamo comunemente alla Spagna e agli spagnoli, cancellando la memoria di ciò che fu veramente: una danza di resistenza, di lotta e di protesta dei Gitanos Flamenco, una popolazione di origini Rom che, ad un certo punto del proprio cammino, giunse nella penisola Iberica.
Duende Gitano nasce dalla necessità di dichiarare con orgoglio le sue radici, la sua appartenenza a una cultura di cui ancora in troppi luoghi non si vuole parlare, si nega l'esistenza; la necessità di esprimere gratitudine nei confronti di chi ha compreso che condividere la conoscenza di quest'arte è il modo migliore per mantenerla viva. Gratitudine nei confronti di un popolo che, storicamente, ha compreso che confini e barriere impoveriscono e azzerano, non proteggono.
Necessità di stupirsi sinceramente nel riscontrare che il Flamenco, tra tutte le forme d'arte, è tra le poche che ancora non abbia ceduto alla lusinga della mera contemplazione estetica di sé stessa, ma continua ad attingere all'anima delle cose, dei sentimenti, del linguaggio restando ancestrale e contemporaneo, vero adesso come quando nacque.
Con Floriana Patti (baile), Marcello Savona (chitarra e canto), Armando Fiore (percussioni).
Il Flamenco ha delle origini troppo spesso dimenticate. Lo associamo comunemente alla Spagna e agli spagnoli, cancellando la memoria di ciò che fu veramente: una danza di resistenza, di lotta e di protesta dei Gitanos Flamenco, una popolazione di origini Rom che, ad un certo punto del proprio cammino, giunse nella penisola Iberica.
Duende Gitano nasce dalla necessità di dichiarare con orgoglio le sue radici, la sua appartenenza a una cultura di cui ancora in troppi luoghi non si vuole parlare, si nega l'esistenza; la necessità di esprimere gratitudine nei confronti di chi ha compreso che condividere la conoscenza di quest'arte è il modo migliore per mantenerla viva. Gratitudine nei confronti di un popolo che, storicamente, ha compreso che confini e barriere impoveriscono e azzerano, non proteggono.
Necessità di stupirsi sinceramente nel riscontrare che il Flamenco, tra tutte le forme d'arte, è tra le poche che ancora non abbia ceduto alla lusinga della mera contemplazione estetica di sé stessa, ma continua ad attingere all'anima delle cose, dei sentimenti, del linguaggio restando ancestrale e contemporaneo, vero adesso come quando nacque.
Con Floriana Patti (baile), Marcello Savona (chitarra e canto), Armando Fiore (percussioni).
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