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L'uomo che amò il suo prossimo più di se stesso: una mostra pittorica ricorda Salvo D'Acquisto

  • Galleria Studio 71 - Palermo
  • Dal 15 ottobre al 30 novembre 2019 (evento concluso)
  • Visitabile dal lunedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30. Chiuso la domenica
  • Gratuito
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La redazione
In occasione dell'anniversario della nascita di Salvo D'Acquisto (Napoli, 1920 – Fiumicino, 1943), la Galleria d'Arte Studio 71 di Palermo in via Fuxa 9, ripercorre con una mostra il giorno della fucilazione del vice brigadiere, che si accusò di un reato mai commesso per salvare la vita di 22 italiani che stavano per essere giustiziati per la morte di due soldati tedeschi.

Il linguaggio pittorico consente ad ogni singolo artista di evocare la profonda intimità dei sentimenti di questo giovane Carabiniere immolatosi alla brutale arroganza della milizia nazista. La mostra, a cura di Francesco Scorsone, si compone di 12 tavole (tutte di 60 x 80 cm ) di Turi Sottile e una scultura di Ninni Iannazzo, sulla passione di D'Acquisto per l'Arma dei Carabinieri.

L'esposizione prosegue con le prime fasi della sua vita interpretate da Antonella Affronti ed Enrico Meo e culmina nel triste giorno della sua morte, realizzate da Tiziana Viola-Massa, Massimo Piazza, Vanni Quadrio, Aurelio Caruso, Alessandro Monti, Sebastiano Caracozzo, Alessandro Bronzini e Pina D’Agostino. Caterina Rao, invece, ha realizzato il ritratto e Ninni Iannazzo un bassorilievo.
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Le opere, sia pure nella libertà stilistica dei singoli autori, trovano connotazione per la loro drammaticità ma soprattutto trasbordano di quella commozione che palesemente si avverte guardandole. 

Salvo Rosario Antonio D'Acquisto nacque a Napoli, a Villa Alba, un edificio di quattro piani in via San Gennaro nel rione Antignano. Fu primogenito di cinque figli in una famiglia profondamente cristiana: il padre Salvatore, nativo di Palermo, e la madre Ines Marignetti, nativa di Napoli. Si arruolò giovanissimo nei Carabinieri come volontario.

Dopo il Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943 un reparto di paracadutisti tedeschi si era accasermato presso alcune vecchie postazioni precedentemente in uso alla Guardia di Finanza nelle vicinanze della località Torre Perla di Palidoro, che rientrava nella giurisdizione territoriale della stazione Carabinieri di Torrimpietra.

Qui, nel tardo pomeriggio del 22 settembre 1943, alcuni di loro, mentre ispezionavano casse di munizioni abbandonate, furono investiti dall'esplosione di una bomba a mano o forse dall'incauto maneggio di ordigni usati per la pesca di frodo, a suo tempo sequestrati dai finanzieri. Due paracadutisti morirono e altri due rimasero feriti.

Il comandante del reparto, un maresciallo, attribuì la responsabilità dell'accaduto ad anonimi attentatori locali e richiese la collaborazione dei Carabinieri della stazione locale, temporaneamente comandata dal vicebrigadiere Salvo D'Acquisto per l'assenza del maresciallo comandante: minacciarono la rappresaglia se entro l'alba non fossero stati trovati i colpevoli.

La mattina seguente D'Acquisto, assunte alcune informazioni, provò a ribattere che l'accaduto era da considerarsi un caso fortuito, un incidente privo di autori, ma i tedeschi insistettero sulla loro versione e confermarono l'intenzione di dare corso ad una rappresaglia ai sensi di un'ordinanza emanata dal feldmaresciallo Albert Kesselring pochi giorni prima.

Il 23 settembre furono dunque eseguiti dei rastrellamenti e catturate 22 persone scelte a caso fra gli abitanti della zona.
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