La denuncia di Lorenzo Pacini alla società contemporanea: a Catania la mostra "Futura"

"Futura" (2017)
La galleria KōArt unconventional place di Catania ospita "Futura", la mostra personale del toscano Lorenzo Pacini a cura di Aurelia Nicolosi, fruibile dal 2 marzo al 6 aprile.
Artista eclettico, poliedrico e originale, Pacini, vive e lavora a Firenze, sua città natale da cui cattura bellezza, tradizione e arte. Stimoli che filtra e che ritornano nelle sue opere come urgenza espressiva suggerita da gesti, momenti e attimi di quotidianità.
Lorenzo Pacini è un operaio della fabbrica del dissenso che idea e realizza opere pittoriche, scultoree e installazioni che ribaltano il sentire comune dell'immaginario collettivo attraverso accostamenti originali, dissacranti e alle volte distopici, come ad esempio gli aerei che roteano nell'aria per finire distrutti dalle loro stesse bombe; ancore improbabili, immaginate per garantire approdi sicuri; campi di calcio dove soldatini pronti alla battaglia, sostituiscono i giocatori in movimento; greggi di pecore dirette verso un centro effimero, quasi inesistente.
«I titoli, che accompagnano ciascun lavoro, - spiega la curatrice Aurelia Nicolosi - sono essi stessi opere, taglienti come lame, icastiche come epitaffi scolpiti sulla pietra. Sembrerebbero "incantesimi" provenienti da un remoto passato, a voler utilizzare le riflessioni dello psicoanalista Freud, ma il loro potere magico scavalca il tempo per predire un futuro ormai prossimo: sono analisi spietate della società contemporanea in cui guerre inutili, finti approdi e false opinioni scandiscono la quotidiana sopravvivenza.
Intervallo, Venti contrari, Ancora, Akeldamà, e,soprattutto,Futura sonovocaboli, lemmi, termini, voci, frasi, che viaggiano su un doppio binario, ironico ed evocativo, per provocare lo spettatore fino allo straniamento. Il linguista e filosofo, Noam Chomsky, scriveva che nella fabbrica del consenso, si stimola il pubblico a essere favorevole alla mediocrità. Lorenzo, invece, fabbrica il dissenso per costringere alla riflessione e suscitare indignazione nei confronti di una «società di pecore, destinata nel tempo a dare origine a un governo di lupi», per citare il filosofo Bertrand de Jouvenel».
Pacini gioca sapientemente con il segno, le immagini, i colori e le parole, creando un tessuto di rimandi reali e immaginari di una forza e una potenza inaspettate. La sua ricerca artistica vuole essere una denuncia, una dichiarazione d'intenti, un manifesto del dissenso e una rivendicazione della verità.
Artista eclettico, poliedrico e originale, Pacini, vive e lavora a Firenze, sua città natale da cui cattura bellezza, tradizione e arte. Stimoli che filtra e che ritornano nelle sue opere come urgenza espressiva suggerita da gesti, momenti e attimi di quotidianità.
Lorenzo Pacini è un operaio della fabbrica del dissenso che idea e realizza opere pittoriche, scultoree e installazioni che ribaltano il sentire comune dell'immaginario collettivo attraverso accostamenti originali, dissacranti e alle volte distopici, come ad esempio gli aerei che roteano nell'aria per finire distrutti dalle loro stesse bombe; ancore improbabili, immaginate per garantire approdi sicuri; campi di calcio dove soldatini pronti alla battaglia, sostituiscono i giocatori in movimento; greggi di pecore dirette verso un centro effimero, quasi inesistente.
«I titoli, che accompagnano ciascun lavoro, - spiega la curatrice Aurelia Nicolosi - sono essi stessi opere, taglienti come lame, icastiche come epitaffi scolpiti sulla pietra. Sembrerebbero "incantesimi" provenienti da un remoto passato, a voler utilizzare le riflessioni dello psicoanalista Freud, ma il loro potere magico scavalca il tempo per predire un futuro ormai prossimo: sono analisi spietate della società contemporanea in cui guerre inutili, finti approdi e false opinioni scandiscono la quotidiana sopravvivenza.
Intervallo, Venti contrari, Ancora, Akeldamà, e,soprattutto,Futura sonovocaboli, lemmi, termini, voci, frasi, che viaggiano su un doppio binario, ironico ed evocativo, per provocare lo spettatore fino allo straniamento. Il linguista e filosofo, Noam Chomsky, scriveva che nella fabbrica del consenso, si stimola il pubblico a essere favorevole alla mediocrità. Lorenzo, invece, fabbrica il dissenso per costringere alla riflessione e suscitare indignazione nei confronti di una «società di pecore, destinata nel tempo a dare origine a un governo di lupi», per citare il filosofo Bertrand de Jouvenel».
Pacini gioca sapientemente con il segno, le immagini, i colori e le parole, creando un tessuto di rimandi reali e immaginari di una forza e una potenza inaspettate. La sua ricerca artistica vuole essere una denuncia, una dichiarazione d'intenti, un manifesto del dissenso e una rivendicazione della verità.
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