Alla Galleria d'arte Bonì le figure diafane e sensuali sulle tele di Cristina Patti

Un dualismo archetipico ben radicato nella cultura greca: Eros è essenza innata, "il più bello tra gli immortali, che rompe le membra, e di tutti gli dei e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio" (Esiodo, Teogonia vv.116-122), figlio di Afrodite ed Ermes o di Afrodite ed Ares, dunamis generativa e propulsiva di tutti i viventi.
Diametralmente opposto è Thanatos, dimensione della "Non vita" e apparente negazione dell'Essere. Nondimeno, esso è legge di natura e, in quanto tale, paradossalmente non negativo, financo necessario: la caducità degli esseri particolari é il modo in cui l’Essere supera l’imperfezione imposta dalla materialità, peritura e illusoria, e rivela se stesso, entità perfetta e finita.
Pertanto la Morte (Thanatos), intesa come annientamento dell’essenza, non esiste, essa è piuttosto eterno mutamento, trasformazione. E, in quanto tale, scioglie il mantello illusorio della realtà e ne rivela il Vero, chiudendo e riaprendo, quel ciclo ideale di nascita e rinascita di cui tutto il reale é permeato. E, se la realtà stessa non è altro che illusione, conseguentemente la morte è un ritorno all’Essere, momento di conoscenza del Sé là dove lo coglie la ragione.
Cosi l'arte di Crista, é unione di Eros e Thanatos: arte composta da morbide figure dai colori ora caldi, ora cupi; corpi ora intrecciati in chiari abbracci, ora avviluppati in mucchi scomposti, sempre simbolo di un reale illusorio e multiforme, oltre il quale si cela la vera conoscenza, quella del Sé, del proprio Io.
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