Riflettori puntati a Favara per "Countless Cities": Farm Cultural Park porta artisti e creativi da ogni parte del mondo

Installazione sonora "The sound of resilience", progettata da Eleonora Orfanò, Salvatore Mugnai e Renato Marsala (part.)
Passo dopo passo, la coppia ha cominciato ad acquistare le case abbandonate dei Sette Cortili, creando una kasbah della creatività contemporanea articolata in un dedalo di vicoli su cui prospettano le piccole abitazioni monofamiliari che oggi ospitano un centro culturale indipendente con gallerie, shop, spazi per la ristorazione e la ricettività.
Nel corso del tempo, l'esperimento di rigenerazione urbana autogestita ha attratto artisti, investitori, architetti e operatori culturali che hanno costituito una piccola ma attiva comunità capace di alimentare il progetto, contribuendo a rivitalizzare altre porzioni del tessuto urbano di Favara, anche grazie alla vicinanza con Agrigento e la sua Valle dei Templi.
Negli anni, Farm Cultural Park ha sempre più spostato il suo focus sulla rigenerazione urbana e la partecipazione. Naturale coronamento di questo articolato e non sempre facile percorso è la biennale delle città del Mondo "Countless Cities" che dal 29 giugno al 27 ottobre offre una panoramica sulle realtà urbane con l’obiettivo di comprendere cosa sono, come funzionano e cosa fa amare questi luoghi in cui vive oggi oltre la metà della popolazione mondiale.
"Countless Cities" coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi che, ricorrendo a diversi approcci e linguaggi, raccontano al visitatore le varie città del mondo puntando l’obiettivo sulle buone pratiche e sulle idee innovative che contribuiscono a renderle speciali. I tre temi trattati sono: la governance, le città resilienti e la nuova consapevolezza dei giovani.
Inaugurata con la lecture di Charles Landry dedicata alle "città di successo", la biennale è articolata in diversi padiglioni dislocati nei Sette Cortili, a Palazzo Micciché e a Palazzo Cafisi. L'architetto David Adjaye è il curatore del padiglione dedicato a 53 capitali del continente africano ospitato nello spazio FARM XL.
A Palazzo Micciché, il nuovo spazio espositivo inaugurato per l’occasione e caratterizzato dal murale in facciata realizzato dall'artista NeSpoon, sono ospitate le mostre dedicate a varie città tra cui Beirut (con l’evocativa installazione curata da Jad el Khoury), Londra (con il lavoro fotografico "Brutal London" curato da Alessia Gammarota), Luxor (con il lavoro del centro per bambini e ragazzi Funtasia sviluppato dalla Elisa Sednaoui Foundation); e ancora, Berlino, Birmingham, Detroit, Douala, Koniakow, Nairobi e Tel Aviv.
In questa sede trovano anche spazio le mostre "Augmented cities", "The Sound of Resilience" e "Matera, Architetture della Vergogna" e varie installazioni artistiche tra cui l’opera site specific "Eden" di Mog e "OP 19 – Cratere Sismico Piceno" curato da Collettivo OP (Luca Lagash, Morgana Orsetta Ghini, Alex Cremonesi e Thomas Boehm).
A Palazzo Cafisi è allestita la sezione più politica della biennale. Il salone con il murale di Salto Ligama introduce alle tre mostre "Design break – Beijing / Suzhou / Shenzen"; "Garbage City – Il Cairo" e "Grand Tunis. Cities Stratification: The Heterotopic Vision of a City", nel quale si confrontano i due orienti, quello più prossimo all'Europa e quello più lontano.
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