Ritorno in Sicilia per Ignazio Campagna: opere in mostra a Villa Niscemi a Palermo
Ignazio Campagna nel suo studio
La parola greca anástasis significa "risorgere", e racchiude il senso profondo e universale di un ritorno: quello di Ignazio Campagna alla Terra Madre, la Sicilia, dopo oltre cinquant'anni di lontananza.
Inaugura il 13 novembre, a Ville Niscemi a Palermo, la mostra "Anástasis" dello scultore di origini siciliane Ignazio Campagna, visitabile con ingresso libero fino al 23 novembre, da lunedì a sabato dalle 10.00 alle 18.30 e la domenica dalle 9.00 alle 12.30.
Ventinove opere tra sculture e composizioni materiche che raccontano, nell'esposizione curata da Carla Tocchetti, la metamorfosi dell'artista al suo rientro, in un dialogo tra luce e ombra, dolore e rigenerazione.
È anche un atto d'amore verso la Sicilia, terra di ferite e di rinascite, capace di trasformare ogni fine in un nuovo inizio.
La mostra è un percorso in due sezioni che intreccia memoria, materia e spiritualità laica.
Nella prima parte lo scultore di origini bagheresi racconta la frattura: la perdita, la disgregazione, l'urlo trattenuto di chi è costretto a lasciare la propria terra o a combattere per la sopravvivenza.
La seconda sezione apre invece alla riconciliazione, alla costruzione di un nuovo sistema, che incarna valori universali come solidarietà, accoglienza e rispetto dell'altro.
Nel percorso espositivo, un ruolo centrale assume la singolare e preziosa scultura in ottone "Aquae Dulcis", emblema della mostra: una luce dorata che non cancella l'ombra, ma la rende parte di un disegno più grande.
Inaugura il 13 novembre, a Ville Niscemi a Palermo, la mostra "Anástasis" dello scultore di origini siciliane Ignazio Campagna, visitabile con ingresso libero fino al 23 novembre, da lunedì a sabato dalle 10.00 alle 18.30 e la domenica dalle 9.00 alle 12.30.
Ventinove opere tra sculture e composizioni materiche che raccontano, nell'esposizione curata da Carla Tocchetti, la metamorfosi dell'artista al suo rientro, in un dialogo tra luce e ombra, dolore e rigenerazione.
È anche un atto d'amore verso la Sicilia, terra di ferite e di rinascite, capace di trasformare ogni fine in un nuovo inizio.
La mostra è un percorso in due sezioni che intreccia memoria, materia e spiritualità laica.
Nella prima parte lo scultore di origini bagheresi racconta la frattura: la perdita, la disgregazione, l'urlo trattenuto di chi è costretto a lasciare la propria terra o a combattere per la sopravvivenza.
La seconda sezione apre invece alla riconciliazione, alla costruzione di un nuovo sistema, che incarna valori universali come solidarietà, accoglienza e rispetto dell'altro.
Nel percorso espositivo, un ruolo centrale assume la singolare e preziosa scultura in ottone "Aquae Dulcis", emblema della mostra: una luce dorata che non cancella l'ombra, ma la rende parte di un disegno più grande.
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