Sensazioni e ricordi strappati in "Brandelli di superstizione": la mostra personale di Dodo Veneziano a Messina

Foto di Dodo Veneziano per il progetto "Brandelli di superstizione" (part.)
La Cianotipia è un'antica tecnica di stampa fotografica, ideata nel 1842 dallo scienziato ed astronomo John Herschel che si basa sulla reazione chimica di due composti a base di ferro, opportunamente miscelati, che con la luce conferiscono alla carta trattata una tipica colorazione blu. Successivamente, sovrapponendo per contatto alla carta un negativo di grande formato, ed esponendo alla luce ultravioletta, si ottengono stampe di qualità dal basso costo e dalle caratteristiche uniche.
Specialista del settore è Dodo (Domenico) Veneziano, fotografo siciliano e internazionale, che con la mostra "Brandelli di superstizione" - a cura di Laura Faranda - apre la stagione 2019-2020 dello studio d'arte Cocco Arte Contemporanea, mettendo in scena una selezione di opere di piccolo e medio formato (con qualche eccezione di grande formato).
Una mostra dal titolo che riecheggia un filone già messo in atto da Veneziano, "Brandelli di tempo", che in questo caso, essendo una esposizione pensata e curata appositamente per l'isola, diviene "Brandelli di superstizione", sottolineando un forte richiamo ad una Sicilia nuda e cruda, suggestiva e dolorosa; oltre che un ampio riflesso della dimensione umana di ogni visitatore che ossera i lavori esposti.
Poeticità, spiccato occhio analitico, professionalità, gusto per la provocazione unito ad una capacità di rielaborazione del gesto, il fotografo palermitano, allontana una sensazione di disagio, paura e originalità che imperano in questa mostra dove la riflessione sul romanzo "Trionfo della morte" di Gabriele D'Annunzio è evidente, ma rielaborato con una spiccata introspezione e sapiente tecnica, del tutto personali.
Protagonista di mostre personali e collettive in Italia e all'estero, Domenico Veneziano (Palermo, 1970), già in giovane età, coltiva la passione per la fotografia, cercando immediatamente, attraverso le prime semplici manipolazioni come i collage fotografici, di completare edi arricchire il suo universo fatto ancora di giochi e di scoperte.
All'età di quattordici anni, dopo avere sperimentato e demolito tutti i formati amatoriali di pellicola allora esistenti, scopre la luce fioca e rossa di quella che si rivela la sua grande passione: la camera oscura, che nel suo caso è consistita in uno sgabuzzino della sua famiglia. Ed è proprio tra gli scatoloni che trascorre gran parte della sua adolescenza, sperimentando e manipolando, da autodidatta, tutto ciò che la fotografia argentica potesse offrire.
All'età di diciassette anni migliora la sua abilità e le sue competenze empiriche da stampatore, tanto da divenire il docente di un paio di amici fotoamatori che da lì a poco sono diventati stimati professionisti (come afferma l'artista).
Sempre a diciassette anni, inizia a stampare per qualche professionista, iniziando la sua breve ma intensa carriera di fotogiornalista presso il Giornale di Sicilia e L'Ora, due quotidiani di punta della sua città natale. In una decina di anni di carriera, sviluppa, stampa e pubblica un discreto numero di fotografie, spesso corredate da brevi notizie di relativa importanza.
Questa esperienza professionale, intensa e completa, gli permette di comprendere dfinitivamente il valore ed il senso più profondo della fotografia.
La mostra "Brandelli di superstizione" è arricchita da un catalogo stampato ed edito da Di Nicolò Edizioni, con i testi di Laura Faranda, Marina Di Pasquale, Roberto Basile.
Specialista del settore è Dodo (Domenico) Veneziano, fotografo siciliano e internazionale, che con la mostra "Brandelli di superstizione" - a cura di Laura Faranda - apre la stagione 2019-2020 dello studio d'arte Cocco Arte Contemporanea, mettendo in scena una selezione di opere di piccolo e medio formato (con qualche eccezione di grande formato).
Una mostra dal titolo che riecheggia un filone già messo in atto da Veneziano, "Brandelli di tempo", che in questo caso, essendo una esposizione pensata e curata appositamente per l'isola, diviene "Brandelli di superstizione", sottolineando un forte richiamo ad una Sicilia nuda e cruda, suggestiva e dolorosa; oltre che un ampio riflesso della dimensione umana di ogni visitatore che ossera i lavori esposti.
Poeticità, spiccato occhio analitico, professionalità, gusto per la provocazione unito ad una capacità di rielaborazione del gesto, il fotografo palermitano, allontana una sensazione di disagio, paura e originalità che imperano in questa mostra dove la riflessione sul romanzo "Trionfo della morte" di Gabriele D'Annunzio è evidente, ma rielaborato con una spiccata introspezione e sapiente tecnica, del tutto personali.
Protagonista di mostre personali e collettive in Italia e all'estero, Domenico Veneziano (Palermo, 1970), già in giovane età, coltiva la passione per la fotografia, cercando immediatamente, attraverso le prime semplici manipolazioni come i collage fotografici, di completare edi arricchire il suo universo fatto ancora di giochi e di scoperte.
All'età di quattordici anni, dopo avere sperimentato e demolito tutti i formati amatoriali di pellicola allora esistenti, scopre la luce fioca e rossa di quella che si rivela la sua grande passione: la camera oscura, che nel suo caso è consistita in uno sgabuzzino della sua famiglia. Ed è proprio tra gli scatoloni che trascorre gran parte della sua adolescenza, sperimentando e manipolando, da autodidatta, tutto ciò che la fotografia argentica potesse offrire.
All'età di diciassette anni migliora la sua abilità e le sue competenze empiriche da stampatore, tanto da divenire il docente di un paio di amici fotoamatori che da lì a poco sono diventati stimati professionisti (come afferma l'artista).
Sempre a diciassette anni, inizia a stampare per qualche professionista, iniziando la sua breve ma intensa carriera di fotogiornalista presso il Giornale di Sicilia e L'Ora, due quotidiani di punta della sua città natale. In una decina di anni di carriera, sviluppa, stampa e pubblica un discreto numero di fotografie, spesso corredate da brevi notizie di relativa importanza.
Questa esperienza professionale, intensa e completa, gli permette di comprendere dfinitivamente il valore ed il senso più profondo della fotografia.
La mostra "Brandelli di superstizione" è arricchita da un catalogo stampato ed edito da Di Nicolò Edizioni, con i testi di Laura Faranda, Marina Di Pasquale, Roberto Basile.
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