Una favola per bambini e adulti: "Gli alti e bassi di Biancaneve" di Emma Dante al Teatro Ditirammu
Uno scatto dello spettacolo "Gli alti e bassi di Biancaneve" di Emma Dante
Dopo Anastasia, Genoveffa e Cenerentola, la regista siciliana Emma Dante torna a confrontarsi con la letteratura per l’infanzia cimentandosi, nello stile originalissimo che le è proprio, con una fiaba altrettanto celebre: "Gli alti e bassi di Biancaneve" va in scena al Teatro Ditirammu venerdì 7 e sabato 8 dicembre alle 21 e domenica 9 dicembre alle 17.30.
Scritto e diretto da Emma Dante, che cura anche costumi e scenografie, e prodotto dalla Compagnia Sud Costa Occidentale, lo spettacolo vede in scena Daniela Macaluso, Italia Carroccio e Davide Celona.
Al contrario di Alice nel paese delle meraviglie che cresce e rimpicciolisce continuamente, Biancaneve vede alzarsi e abbassarsi il mondo intorno a lei, circondato da creature buone e cattive che l’aiutano a diventare grande. Fa esperienza allo stesso tempo della vigilia e dell’indomani, del più e del meno, del troppo e del non abbastanza, della causa e dell’effetto.
I nani, piccoli minatori dalle pance gonfie che parlano un siciliano medievale, le insegnano ad abbassare lo sguardo e ad essere umile mentre la regina madre le insinua nell’anima il pericolo di uno sguardo diritto verso l’esaltazione del proprio io.
C’è uno specchio che riflette tutto, sogni e paure, azioni malvagie e fughe verso la libertà. Tutto è sproporzionato come all’inizio sono le cose che vedono i bambini i cui occhi, sgombri da forme convenzionali, vedono grande e spaziosa una stanza dove da tempo noi ci sentiamo prigionieri.
Scritto e diretto da Emma Dante, che cura anche costumi e scenografie, e prodotto dalla Compagnia Sud Costa Occidentale, lo spettacolo vede in scena Daniela Macaluso, Italia Carroccio e Davide Celona.
Al contrario di Alice nel paese delle meraviglie che cresce e rimpicciolisce continuamente, Biancaneve vede alzarsi e abbassarsi il mondo intorno a lei, circondato da creature buone e cattive che l’aiutano a diventare grande. Fa esperienza allo stesso tempo della vigilia e dell’indomani, del più e del meno, del troppo e del non abbastanza, della causa e dell’effetto.
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Viene punita dalla matrigna prima di essere colpevole, ancora bambina inconsapevole viene accusata di vanità e fuggendo nel bosco scopre nella statura dei nani e nelle sproporzioni delle cose i veri valori della vita. I nani, piccoli minatori dalle pance gonfie che parlano un siciliano medievale, le insegnano ad abbassare lo sguardo e ad essere umile mentre la regina madre le insinua nell’anima il pericolo di uno sguardo diritto verso l’esaltazione del proprio io.
C’è uno specchio che riflette tutto, sogni e paure, azioni malvagie e fughe verso la libertà. Tutto è sproporzionato come all’inizio sono le cose che vedono i bambini i cui occhi, sgombri da forme convenzionali, vedono grande e spaziosa una stanza dove da tempo noi ci sentiamo prigionieri.
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