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Dal nero della pece alla luce dell'arte: un'ex fabbrica a Ragusa diventa museo a cielo aperto

Costola della manifestazione FestiWall, ideata nel 2015, "Bitume industrial platforms of arts" ha dato nuova luce all'ex fabbrica di pece nera che ha fatto la storia di Ragusa

Balarm
La redazione
  • 5 ottobre 2020

Una delle opere del progetto "Bitume" all’ex fabbrica di materiale bituminoso Antonino Ancione a Ragusa

Nuovi scenari, interessanti, realtivi al mondo dell'arte si profilano in Sicilia grazie al progetto internazionale che coinvolge la città di Ragusa.

Si chiama "Bitume industrial platforms of arts", il progetto, a cavallo tra l'archeologia industriale e l'arte pubblica, fruibile dal 16 ottobre 2020, che presenta 25 nuove opere realizzate in un unico sito dismesso da tempo, opere che corrono sul filo rosso della storia e della memoria di un luogo, con il valore aggiunto della sperimentazione estetica e dell'approfondimento scientifico del settore geologico.

A brillare di nuova luce, è il caso di dire, è l’ex fabbrica di materiale bituminoso Antonino Ancione, traccia profonda del passato produttivo della città, racconto di ricchezza e fatica con cui sono state costruite non solo le strade della Sicilia, ma anche di tante capitali europee.

«Bitume è soprattutto un’esperienza – ha dichiarato il direttore artistico del progetto, Vincenzo Cascone - È esplorazione. È rilettura di ciò che è stato rimosso, in dialogo fra arte e memoria, pieno e vuoto, evidente e nascosto».
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Quando ancora le raffinerie non erano all'ordine del giorno l'oro nero, almeno nell'Isola, era la pietra pece, materiale fossile estremamente versatile che ben si prestava per lavorazioni di diverso genere.

Circa 150 anni di attività, poi l'oblio, il degrado nutrito da dieci anni di abbandono e adesso la nuova luce dell'arte grazie al progetto "Bitume industrial platforms of arts", costola della manifestazione FestiWall, ideata nel 2015, che ha già collocato 30 opere in città.

La rilettura dei luoghi che non è riscrittura, impronta semmai che unisce il presente al passato, per non dimenticare il sacrificio di tanti lavoratori, non solo i "peciaruoli" che, con il loro sudore, hanno "asfaltato" le strade di mezza Europa.

Uno di loro, o meglio il suo volto, oggi campeggia su uno stilos della fabbrica dismessa: è quello di Carmelo Bentivoglio, per tutti Menoleffa, falegname consosciuto da quasi tre generazioni di dipendenti che oggi rivive nell'opera realizzata dall'artista australiano Guido van Helten.

Non solo murales, alcuni da scoprire casualmente come quella del tedesco Case Maclaim - tra gli street artist più famosi al mondo, che non sarà immediatamente accessibile al pubblico - anche sculture, opere di tante mani internazionali tra cui il duo italiano Sten e Lex, il calligrafista italiano Luca Barcellona; il polacco M-City; lo spagnolo Sebas Velasco; i greci Simek e Dimitris Taxis; il moscovita Alexey Luka; l’italiana Martina Merlini, Moneyless e Never 2501; l’argentino Francisco Bosoletti; il madrileno Ampparito; il tedesco SatOne; il siciliano Ligama; il fotografo Alex Fakso.

«Cattedrali laiche della società - ha detto Vincenzo Cascone - rivivono in nuove forme riconsegnando dignità a luoghi e persone; questo è solo un esempio che, a mio avviso, andrebbe esteso ad altre parti della città».

Il progetto è sostenuto dall’Assemblea Regionale Siciliana, dal Comune di Ragusa, dalla Fondazione Federico II di Palermo, dalla Facoltà di Geologia dell’Università di Catania, dalla Fondazione Cesare Zipelli, dalla Banca Agricola Popolare di Ragusa, e dall’EcoMuseo Carat che organizzerà visite guidate, contingentate, dal 16 ottobre per la fruizione dell'ex fabbrica.
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