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È a Palermo il secondo osservatorio più antico d'Italia: qui scoprirono il "pianetino"

Voluto da Ferdinando I di Borbone, nel 1801 qui scoprirono quello che per 50 anni fu considerato l'ottavo pianeta del sistema solare. Il suo nome evoca la Sicilia

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 28 settembre 2022

L'Osservatorio Astronomico di Palermo

Aielli è un piccolo borgo medievale in Abruzzo, sulle montagne della Marsica, come tutti i comuni ha un monumento dedicato al suo più illustre concittadino: Filippo Angelitti. La statua rappresenta le orbite del sintema solare, la dedica dice: “Filippo Angelitti, Astronomo, nato ad Aielli nel 1856, morto a Palermo nel 1931, fu Direttore dell’Osservatorio di Palermo".

Sicuramente un motivo d'orgoglio per il paesino di montagna, per me un’autentica scoperta che mi ha spinto a cercare la storia della Specola di Palermo.

L’Osservatorio di Palermo è il secondo più antico d’Italia nato nel 1790, fu voluto da Ferdinando I di Borbone che intendeva dare alla capitale del regno di Sicilia, un prestigio pari a quello delle altre capitali europee. La Direzione fu affidata ad un Presbitero Valtellinese, Giuseppe Piazzi, che ottenuta l’autorizzazione dal Re iniziò la costruzione dell’ Osservatorio nella Torre di S. Ninfa a Palazzo Reale.
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Durante la sua Direzione, acquistò uno strumento all’avanguardia il Cerchio di Ramsden, e realizzò la Cupola. Il 1 gennaio 1801, durante un’osservazione, scoprì un corpo brillante, pensò di aver visto una stella, ma osservandolo nuovamente nei giorni seguenti, si accorse che la fonte luminosa si muoveva.

Era un pianetino (asteroide) che chiamò Cerere in onore della Sicilia. Lasciata Palermo, dopo aver diretto la specola, assunse la Direzione dell’Osservatorio di Capodimonte, gli successe in Sicilia il suo assistente Niccolò Cacciatore . Fu una direzione travagliata arrestato a seguito dei moti carbonari di Napoli e le spinte autonomistiche siciliane, difese L’Osservatorio saccheggiato dal popolo che distrusse documenti e macchinari.

Fu in seguito rilasciato e riassunse la direzione dell’Istituto. Gli succederà poi il figlio, anche lui rimosso per aver preso parte ai moti rivoluzionari antiborbonici. Tra esoneri e reintegri che vedranno avvicendarsi Domenico Ragona che porterà alla specola un importante telescopio, il Merz da 25 cm.

Tra i vari studi pensò di sfruttare la posizione geografica di Palermo, per osservare un ampio numero di stelle Australi non visibili nel nord Europa. A lui seguirà il reintegro di Gaetano Cacciatori, grazie a un Decreto firmato da Giuseppe Garibaldi.

Il Ministro Siciliano della Pubblica Istruzione Amari chiese un parere sull’Osservatorio al grande Astronomo Schiaparelli. Questi rispose che la strumentazione era di primissima qualità, bisognava trovare però un valente Direttore e altrettanti validi assistenti.

Un periodo travagliato che terminerà con la nomina di Astronomo aggiunto il venticinquenne Pietro Tacchini che nel 1865 riuscirà a utilizzare il Merz rendendo l’Osservatorio Palermitano uno dei primi a livello internazionale. Con questo potente telescopio fu osservata l’eclissi solare del 1870 visibile solo in Sicilia, operazione scientifica per la prima volta finanziata dal Governo.

Questa situazione favorevole mutò con il trasferimento di Tacchini a Roma, e l’inaugurazione dell’Osservatorio “Bellini” sull’Etna.

La collocazione dell’Osservatorio Palermitano, mal sopportata dagli uffici amministrativi, e considerata obsoleta in quanto al centro della città, dirottò finanziamenti e progetti verso altri istituti.

Salvata la collocazione a Palazzo dei Normanni grazie ai lavori di una Commissione, fu decisa però l’apertura di una succursale nei pressi di Bagheria. Il progetto fu affidato al grande Architetto Ernesto Basile, ma la scarsezza di fondi non consentì neanche l’inizio dei lavori. Iniziò così il declino dell’Osservatorio di Palermo.

Il nuovo Direttore Temistocle Zona, provò a dare nuovo respiro con l’Istallazione della stazione meteorologica di Monte Cuccio, che ospitò il telescopio appartenuto al Principe di Lampedusa, appassionato Astronomo. Ma anche questa "succursale" non ebbe un destino favorevole, nel giro di 4 anni dei fulmini distrussero edificio e strumenti, la stazione fu abbandonata.

Quando arrivò l’abruzzese Angelitti, la situazione era pesantissima. La sua “vocazione stellare”, nata forse da bambino durante l’osservazione del cielo stellato a oltre i mille metri di altezza, non bastò, la mancanza d’investimenti e personale, fecero diventare la specola, un “Gabinetto Astronomico".

Senza mezzi e risorse Angelitti si dedicò allo studio dell’Astronomia Dantesca, che lo rese famoso a livello internazionale. Ebbe modo di studiare la grande preparazione astronomica del Poeta che conosceva i movimenti delle stelle e le costellazioni, e che adoperò questi studi per stabilire nella sua opera, lo scorrere del tempo e i punti di riferimento.

Alla morte di Angelitti, dagli anni 30' ai 70' iniziò un periodo buio che interesserà non solo Palermo ma in genere tutta l’Astronomia Italiana.

Ma come nella Commedia, Palermo con la sua specola “uscì a rivedere le stelle” con l’arrivo di Giuseppe Salvatore Vaiana che da Harvard portò nuovo impulso e ricercatori.

Un ciclo che non s’interromperà con la sua morte improvvisa nel 1991 e che produrrà importanti studi e risultati. E nonostante che la strada per le stelle sia “ardua”, l’Osservatorio di Palermo continua percorrerla; nel 2022 Cerere, l’asteroide scoperto da Piazzi nel 1801, è tornato nel punto dove fu visto per la prima volta e quindi nuovamente osservato ma con mezzi più potenti.

La Specola palermitana, oggi sotto la direzione di Fabrizio Bocchino continua il suo lavoro di ricerca, e aprirà il suo museo ai visitatori venerdì 7 e 14 ottobre, nell’ambito de "Le Vie dei Tesori 2022".

Continueranno anche gli incontri per gli innamorati del cielo perché come diceva l’Astronomo Tolemaico Dante, “È l’Amor che move il sole e l’altre stelle”.
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