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È sorta quando intorno era tutta campagna: nasconde tesori di altre chiese di Palermo

Un’architettura neo romanica che nasconde meraviglie barocche e un crocifisso molto particolare. Un posto unico in città che merita di essere visitato

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 3 ottobre 2023

Chiesa San Luigi Gonzaga a Palermo

È uno stile Neo-romanico attardato, fuori tempo massimo, a disegnare la facciata tripartita della monocromatica chiesa di San Luigi Gonzaga, sorta intorno al 1943 nell’ultimo frammento della via Gregorio Ugdulena al civico 21, quando ancora tutto intorno era soltanto campagna a perdita d’occhio fino al Quartiere Matteotti.

La progetta l’ingegnere Vincenzo Luparello (1903-1969), autore di altri complessi religiosi in città come quello di Regina Pacis, Santa Maria delle Grazie e dei Santi Luigi e Giovanni Bosco a Romagnolo.

Un organismo compatto e con poche pretese di diventare modello per altre costruzioni, ma che nella movimentata facciata a capanna con archi chiusi da imponenti vetrate policrome a tema religioso (su tutte impera la sublime centrale crocifissione), imbriglia lo sguardo di chiunque vi si trovi a passare al suo cospetto.

Tutto è giocato sulla simmetria esterna che all’interno si traduce in una sezione longitudinale lineare, coperta con volta a botte intervallata da archi con altare terminale a ridosso dell’abside semicircolare.
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Interessanti gli innesti provenienti da altre chiese: i due altari barocchi provenienti dalla chiesa distrutta di Santa Lucia al Borgo, il suggestivo crocifisso ligneo restaurato nel 2009 della Quinta casa dei Gesuiti al Molo, ancora l’altare della Madonna del Rosario e il paliotto marmoreo che incornicia l’altare liturgico centrale.

Empatica la scultura marmorea del santo posto su piedistallo e basamento, singolare è la luce che filtra in alcuni momenti della giornata dalle intense finestre decorate magistralmente tanto in facciata quanto nei prospetti laterali.

Un’architettura capace di mitigare con la sua presenza stilisticamente "aliena" al contesto post-bellico, la pesante densità edilizia del costruito circostante e che rappresenta per l’intero quartiere il fulcro attivo per la comunità di fedeli e non solo.
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