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Frate per tre anni, pittore da sempre: in atelier con l"ostinato" Antonino Gaeta

Gaeta, affascinato dal potere terapeutico dell'arte, sta definendo in questi giorni con grandi formati le ultime opere per la sua prossima personale catanese “Equilibrio aureo”

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 30 marzo 2022

Antonino Gaeta (foto di Mario Virga)

Si diploma giovanissimo al Liceo Artistico Eustachio Catalano e nel 1999 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Palermo con una tesi sull'attività pittorica del fiorentino Gustavo Giulietti. Suo maestro e relatore è Franco Nocera, docente di generazioni di artisti siciliani e punto di riferimento per la ventennale ricerca artistica anche di Antonino Gaeta.

Presente a Catania fino al 3 Marzo nella collettiva da lui curata “Diritti umani”, Gaeta si proietta alla definizione della sua prossima personale di maggio, sempre a Catania alla Beniamin Art Gallery a sette anni di distanza dall'ultima personale presso la storica galleria della compianta Franca Prati, gallerista e persona con cui il pittore palermitano continua a sentire un profondo legame umano, ben radicato sin dai suoi esordi nella scuderia di artisti della stessa a principio del 2000.

Personaggio eclettico e curioso Gaeta, capace di mettersi in discussione a tal punto da decidere di punto in bianco di assecondare la propria ricerca di spiritualità e diventare frate presso la Compagnia di San Filippo Neri presso l’oratorio omonimo per tre anni.
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Ne esce arricchito nel 2004 e da allora si è costantemente speso nella narrazione di una pittura figurativa in accordo con la storia e volutamente contemporanea agli eventi tortuosi dell'ultimo ventennio, attraversando linguaggi diversi caratterizzati da una personale e sempre riconoscibile cifra stilistica.

Nel 2016 fonda Artè Casa D’Arte Futurista con sede presso il proprio atelier in testa alla via Notarbartolo lungo la via Regione Siciliana ispirandosi alle realtà futuriste aperte a scambi e interazioni con la curiosità tipica delle città frizzanti del primissimo Novecento, con una particolare vicinanza al pensiero di Pippo Rizzo.

Vi è nella sua ricerca pittorica attuale una particolare attenzione al sociale declinato attraverso la narrazione e il governo di grandi formati e una sensibilità attenta a percepire la schizofrenia di tempi oscuri come gli attuali, divisi tra la drammaticità dei due anni pandemici non ancora alle spalle e l'assurdità del conflitto russo-ucraino, trasformando la tela in una parallela dimensione di esplorazione del reale, ammonendo di quanto la superficie pittorica sia soprattutto oggi assai più umana di certi umani.

Gaeta che affascinato dal potere terapeutico dell'arte, sta definendo in questi giorni con grandi formati le ultime opere per la sua prossima personale catanese “Equilibrio aureo”, stupisce oltre che per la grande e calibrata sintesi lessicale e cromatica, per quella sua capacità di lettura del “tempo contemporaneo” tra le più importanti attitudini ascrivibili proprio agli artisti contemporanei, quell’essere cioè in grado di percepire e trasformare, di saper leggere e rendere leggibile a tutti le trasformazioni epocali della Storia.

Parla di “ostinazione che devi avere nei riguardi della pittura” per lanciare alle nuove generazioni di artisti siciliani il monito al sacrificio e alla dedizione verso un “mestiere” che richiede alla fatica del fare la necessità di significati capaci di andare oltre la sfera del visibile.

L'invito è quello di visitare l’atelier dell'artista per interagire con quelle atmosfere dense e tipiche degli ambienti di lavoro artistico in cui opere, artista e luogo diventano un unico sistema a reazione poetica, in una sfida aperta e contraria alla globalizzazione in direzione più che ostinata, dal locale verso il globale e non più al contrario.
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