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Il giardino in Sicilia nato da un sogno: ti ci portano il paesaggio e il profumo di zagara

Testimone della antica interazione tra storia e natura, che si manifesta nella sua vasta biodiversità, con i 280 alberi di vecchie varietà, impiantati nel Settecento

Jana Cardinale
Giornalista
  • 31 dicembre 2023

Uno scorcio dell'area archeologica di Agrigento

Un luogo, nato da un sogno - quello che la Sicilia possa ritrovare l’orgoglio della propria storia e della sua immensa bellezza - che rappresenta una sintesi tra archeologia e paesaggio.

Il Giardino della Kolymbetra, bene del FAI, nel Parco della Valle dei Templi di Agrigento, ha una storia lunga e appassionante, fatta di impegno e fatica, necessari per portarlo allo splendore odierno. È una testimonianza tangibile della lunga interazione tra storia e natura, che si manifesta nella sua vasta biodiversità, con i duecentottanta alberi di vecchie varietà, impiantati dagli inizi del Settecento in avanti, che rappresentano un’antica ricchezza genetica che il FAI ha salvato e valorizzato a partire dall’anno 2000 con il progetto di recupero agronomico e paesaggistico di questo antico agrumeto.

A raccontarci la sua storia è Giuseppe Lo Pilato, agronomo paesaggista del Giardino della Kolymbethra, ambientalista, e tra coloro che ad Agrigento si sono battuti contro l’abusivismo edilizio nel Parco della Valle dei Templi.
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«A partire dal 1998 è iniziata una storia che all’inizio sembrava un sogno impossibile e che poi, invece, si è realizzato. Non sapevo cosa fosse la Kolymbetra, conoscevo solo i templi dorici; più tardi scoprii che si trattava di una piccola valle, situata nel cuore dell’area monumentale della Valle dei Templi.

Dal momento dell’apertura i visitatori sono passati dai 7.400 del 2002 ai 60.000 attuali. In totale, ad oggi, oltre un milione di persone hanno provato l'esperienza e goduto della bellezza di questo paesaggio.

Per me è una grande soddisfazione ascoltare chi apprezza il nostro giardino; lo trovano ben curato e ricco di emozioni. La mia fatica quotidiana è quella di resistere an destino che spesso si rivela avverso nella nostra terra, e coltivare la speranza che, davvero, la Sicilia possa ritrovare l’orgoglio della propria storia».

La Kolymbetra è stata descritta da Diodoro Siculo come una grande piscina, una sorta di vivaio di pesci, abitata da cigni e altri volatili, che venne in seguito interrata. Sul posto sono stati evidenziati ambienti intagliati nella roccia con presenza di materiale di età greca nel tratto antistante, lembi di latomie, un ingrottamento interpretabile forse come chiesetta rupestre ed altri ingrottamenti dei quali rimane da accertare il significato e l'eventuale destinazione.

Testimonianze di grande importanza sono i condotti idrici, che i lavori condotti dal FAI hanno consentito di evidenziare. Recentemente, in occasione della manifestazione florovivaistica 'Zagara d’Autunno', dell'ottobre scorso, all’Orto Botanico dell’Università degli Studi di Palermo, è stata presentata la collezione delle sedici varietà di antichi agrumi che vi sono coltivate ed è stata messa a dimora la sedicesima piantina, un Arancio amaro, con cui si completerà il campo-collezione.

Curiosi i nomi in elenco nella collezione varietale, che distinguono le arance a polpa pigmentata (Arancio Sanguinello, Arancio Sanguinello moscato, Arancio Sanguigno, Arancio Sanguigno doppio, Arancio Moro, Arancio Vaniglia sanguigno, Arancio sanguinello 'Ncannalatri') dalle arance a polpa bionda (Arancio Biondo comune 'Portogallo' - Arancio Ovale, Arancio Amaro, Arancio Belladonna, Arancio Vaniglia biondo Arancio gruppo Navel 'Brasiliano') e comprende ancora il mandarino comune 'Avana', clementine comune o mandarancio e il limone Femminello comune 'Zagara bianca'.

L’obiettivo prioritario, durante il recupero del luogo, è stato studiare le specie presenti per preservarne il prezioso patrimonio genetico che, per alcuni ecotipi, riveste il carattere dell’unicità, come emerso dalle ricerche effettuate a livello molecolare. Nel 2019 è stato possibile disporre solo di 10 piante idonee, e con queste si è dato inizio alla costituzione della collezione.

Ad esse, nel 2022 ne è stata aggiunta un’undicesima, mentre ora, con le altre cinque appena messe a dimora si è completata l’intera collezione delle sedici varietà della Kolymbetra. La superficie del terreno che ospita la stessa collezione è stata sistemata con gli elementi tipici dell’irrigazione tradizionale di origine araba - saje, cunnutti, casedde - per richiamare i caratteri propri dei paesaggi dell’agrumicoltura tradizionale e sottolineare il ruolo fondamentale dell’acqua nel ciclo colturale di questo genere di piante. Siamo di fronte a un riuscito esempio di recupero della bellezza perduta.

«Il restauro del Giardino della Kolymbetra è un’importante esperienza alla quale si guarda con molto interesse perché rende credibile un futuro diverso e migliore per la conservazione dei valori costitutivi, archeologici e paesaggistici del Parco della Valle dei Templi di Agrigento - dice ancora Giuseppe Lo Pilato -. Il progetto mi ha visto coinvolto in prima persona dato che mia è stata l’idea di attivarsi per 'salvarlo'. Già nei primi anni novanta, con il prof. Giuseppe Barbera, del Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Palermo, avevamo (ri)scoperto il notevole valore storico e paesaggistico di questo luogo.

Pochi anni più tardi, dinanzi all’impietoso progredire dei fenomeni di degrado dovuti alla condizione di abbandono colturale nel quale versava (la gran parte del giardino è stata abbandonata a metà degli anni ottanta e verso la fine del decennio è scomparsa ogni residua attività agricola), abbiamo capito che urgeva intervenire subito per fermare il processo di distruzione in atto che lo avrebbe cancellato per sempre. Nella triste vicenda di questo significativo e prezioso 'frammento' di paesaggio, traspariva per intero il dramma di un luogo, la Valle dei Templi di Agrigento, che nell’agenda politica locale di allora entrava più per i suoi aspetti deleteri (abusivismo, sanatoria, riduzione dei confini del parco, ecc.) piuttosto che per il suo grande valore culturale nonché di straordinaria risorsa per un possibile e auspicabile sviluppo economico che puntasse sulla conservazione e sulla valorizzazione di questo inestimabile bene, Patrimonio dell’Umanità».

Il lungo percorso che si concluderà con l’inaugurazione del Giardino della Kolymbethra il 9 novembre 2001, nel contesto del Convegno Nazionale dei Delegati FAI, inizia presso la sede della Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento dove al Soprintendente di allora, dottoressa Graziella Fiorentini, Lo Pilato ha fatto presente il grave pericolo che incombeva su quella piccola Valle situata nel cuore del Parco della Valle dei Templi.

«Riscontrai subito una grande sensibilità per i temi del paesaggio e la piena disponibilità verso un’ipotesi d’intervento volta ad attivare una struttura associativa appositamente costituita per prendere in concessione il terreno e provvedere alla sua cura. Era il 1997. Solo nell’autunno dell’anno successivo prese corpo la possibilità che tale soggetto non fosse una debole realtà della provincia ma una struttura di grande autorevolezza, esperienza e capacità operativa quale il Fondo per l’Ambiente Italiano.

L’agrigentino Angelo Capodicasa, Presidente della Regione pro-tempore, fece propria l’idea di intervenire per salvare la Kolymbetra e realizzò un’operazione politica dai risvolti epocali: in Sicilia per la prima volta un bene culturale venne affidato alle cure di un soggetto privato, il FAI. La Convenzione stipulata a Palermo, nel Palazzo d’Orleans, l’11 ottobre 1999, tra il Presidente Capodicasa, l’Assessore Regionale BB.CC.AA. Morinello, e il Presidente Regionale del FAI, Vincenzo Calefati, prevede la concessione a titolo gratuito della Kolymbetra per un periodo di 25 anni, con l’impegno da parte del FAI di realizzare il progetto di restauro, la manutenzione, la fruizione turistica e culturale del bene recuperato».

Negli ampi terrazzamenti ricavati nel fondovalle del Giardino, l’agrumeto riempie la valle della meraviglia degli aranci, dei limoni, dei mandarini, dei cedri, dei pompelmi, dei mandaranci, dei bergamotti e dei chinotti, con la ricchezza dei loro pregiati raccolti. Infine, sui difficili e aridi pendii situati tra le pareti di tufo e il fondovalle, c'è l’immancabile presenza degli olivi, del mandorlo e di rare piante di pistacchio, uniche specie capaci di produrre in luoghi così ingrati.

E ancora alberi di melograni, di mirti, di fico, pero, melo, sorbo, susino, albicocco, nespolo, kaki, cotogno, gelso bianco, gelso rosso e ficodindia. In definitiva, il Giardino si configura come un paesaggio policolturale che racchiude in sé tutti i caratteri propri delle tecnologie agrarie tradizionali, che qui sono sopravvissute al processo di modernizzazione dell’agricoltura che nell’ultimo cinquantennio ha rimodellato profondamente il paesaggio delle campagne siciliane.

Oltre agli splendidi caratteri paesaggistici, di particolare valore è anche il patrimonio genetico che questi alberi conservano: la sola specie dell’arancio è rappresentata da ben undici antiche varietà in gran parte non più coltivate. I segni del degrado in cui versava il Giardino prima che iniziassero i lavori di recupero agronomico e paesaggistico, sono riassumibili nei seguenti termini: oltre un terzo degli alberi di agrumi erano secchi o mancanti; quelli ancora in vegetazione erano notevolmente compromessi dagli esiti di numerosi attacchi parassitari e alcune zone del giardino erano completamente ricoperte da una fitta trama di rovi che sottraeva la luce e provocava un autentico strozzamento delle piante.

Il quadro negativo, poi, era completato dalla presenza di una notevole quantità di rifiuti di diversa natura che riducevano alcune parti del Giardino alle funzioni di una approssimativa discarica.

L’elaborazione del progetto di recupero della Kolymbetra è stato portato avanti da un gruppo di lavoro costituito da archeologi, agronomi, geometri, geologo, architetto, storico, naturalista, zoologo e paesaggista. «'Cosa farebbe un contadino?' è stata la domanda che sempre ci siamo posti nel momento in cui abbiamo dovuto risolvere un problema e decidere il carattere e la qualità di un intervento – continua Lo Pilato -. L’obiettivo della fruizione turistica è stato considerato di primaria importanza in questa nuova fase della vita del Giardino, perché un paesaggio che deve tornare a essere vissuto nell’esperienza dei nuovi viaggiatori deve destare curiosità e interesse per la bellezza dell’antica campagna della Valle dei Templi.

L’attività di fruizione turistica è stata pensata cogliendo i tanti spunti offerti dalle narrazioni degli antichi viaggiatori approdati in passato alla Valle e anche adesso, quindi, la Kolymbetra viene proposta come scoperta delle atmosfere e dei caratteri di una terra che appare nuova e diversa a chi l’attraversa.

La conoscenza diretta degli alberi di agrumi è stata l’esperienza più significativa segnalata dai visitatori: il forte profumo della zagara e la bontà dei frutti degustati, sono stati i momenti di contatto con questa terra più apprezzati e ricordati. All’ingresso del giardino, infine, è stato collocato un chiosco in legno che funge da biglietteria e piccolo bookshop».
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