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Il matrimonio in Sicilia, croce e delizia di tutta l'estate: cos'era (e cos'è) la "Ballivata"

È di sicuro una nota positiva di tutte le nozze, persino oggi, che è chiesta forse con non molto tatto, rappresenta certamente un sostegno alla nuova famiglia

Sara Abello
Giornalista
  • 27 maggio 2023

Il matrimonio della signora Piera nel 1957

A breve inizierà la stagione dei matrimoni, croce e delizia di tutte le estati, considerate le “fresche” temperature siciliane e quelle belle funzioni alle 15.30 sotto "u picu ru suli"... anche se ormai ci si sposa, per chi ancora si ostina a farlo, tendenzialmente tutto l’anno, persino la settimana di Natale, per il mero gusto di guadagnare la làstima di amici e parenti che tanto, come la metti metti, avranno ugualmente da ridire.

Ma cosa precede l’evento nuziale?! Quel momento da piccoli brividi in cui ti arriva la telefonata per incontrare gli sposi. Generalmente ciò avviene un paio di mesi prima del giorno fatidico, ed è l’occasione in cui ti daranno l’invito o la classica “partecipazione”, come ci piace chiamarla.

In caso di necessità, l’invito può giungere anche per posta, ma a noi in Sicilia piace fare il tour delle case e non possiamo negarlo. Un caffè qua, un dolcino là, e così giorno dopo giorno fino a quando ci si deve sbrigare, ed è lì che presi dalla foga si cominciano a dare per strada man mano incontri gli invitati.
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Oggi esiste anche chi crea l’invito in digitale e lo invia su whatsapp, così si evitano incontri e giri di appuntamenti fissati quattro o cinque al giorno, neanche fossero estenuanti turni in fabbrica.

A dirla tutta mi aspetto che tra non molto si opterà per un bell’evento su facebook così si risparmia carta, grafica e volendo, per chi non viene, si organizza una moderna diretta, così potrà comunque sparlare su outfit, pasto e bomboniera, osservandoli "dal vivo".

La chicca più chicca di tutte, già da qualche anno e oggi con una certa evoluzione verso una vana ricerca del buon gusto, è una dicitura in piccolo, lì sul fondo dell’invito, quando ormai pensi di aver visto tutto e ti arriva la sorpresa.

Quella magica frasetta che arriva a "timpulata" per gli invitati, dopo il nome degli sposi, un tempo preceduto da quello dei genitori, perchè erano loro a concederli, accompagnandoli letteralmente in questo passo, e dopo tutte le varie informazioni su location e orario in cui iniziare a buttare sudori e lamentele: «È gradito regalo in busta».

E lì parte la smorfia simil paresi di chi legge. In tempi ancora più recenti poi, la richiesta di “delicatissimo” regalo in busta è stata soppiantata da una formula più soft che allude ad un "contributo per la felicità degli sposi", perchè loro sono sì onorati della vostra presenza e di sicuro gli basterà... però se proprio insistete a voler regalare qualcosa, non azzardatevi ad arricamparvi con un vaso, perchè ve lo spaccano sulla schiena, e optate per il contributo economico.

Sarete facilitati anche dalla discreta presenza del codice iban lì giù, una vera delizia. E soprattutto non avrete scuse di non sapere dove, come e quando. La verità è, cari sposini, che oggi potete chiamarlo regalo in busta, contributo alla vostra felicità, ma sempre “ballivata” è!

E soprattutto, prima ve la davano senza che la chiedeste così espressamente! Ora ci saranno i lettori più giovani che si staranno chiedendo cosa sia la ballivata ed io ve lo spiego subito. Innanzitutto chia- risco che si tratti del famoso regalo in denari destinato ai due giovani colombi convolati a nozze.

Dobbiamo però capire l’origine di questo termine. Io per farlo, dopo un po’ di ricerche sull’etimologia latina, suddividendo tra le due componenti "bon" e "livare", quindi "togliersi bene", nel senso di uscire più facilmente di casa visto che i genitori, soprattutto in passato, non avevano grandi risorse economiche per sostenere i due novelli sposi, mi sono rivolta a quella che per anni è stata la mia fonte di sapere: il mio professore di storia, filosofia e storia del cinema.

Per chi è di Bagheria non è necessario neanche vi dica il suo nome, ma magari mi sta leggendo qualcuno di Valguarnera Caropepe ed è giusto che sappia dell’esistenza di Mimmo Aiello, professore di generazioni di liceali, uno di quelli che ti resta nel cuore e dopo un tot di anni, non specifico quanti chè poi è facile arrivare alla mia e alla sua di età, ti ritrovi ad incontrare per caso e scoprire che sarà sempre la tua fonte di sapere.

Chiedendo aiuto al mio prof. siamo risaliti al vocabolario siciliano a cura del Centro studi filologici e linguistici siciliani di Giorgio Picciotto, dove la “bballivata” o “bbollivata” era nientemeno che la visita fatta ai novelli sposi il giorno successivo alle nozze. In questa occasione, aperta presumo ai genitori e ai parenti più stretti, si era soliti portare regali, biscotti e cibarie varie per la colazione dei due.

Praticamente neanche il tempo di uscire di casa e già avevano di nuovo tutti tra i piedi...sebbene in realtà credo fosse un modo per supportare e aiutare economicamente i due che spesso possedevano a malapena gli indumenti che avevano addosso e non sempre quei gran bauli di corredo che ci raccontano. Che si trattasse di pecunia o biscottini, era comunque un modo per “levare”, quindi alleggerire questi due sposi e le rispettive famiglie.

Direi che la ballivata era e resta di sicuro una nota positiva di tutte le nozze, persino oggi, che è chiesta forse con non molto tatto, ma che rappresenta certamente un sostegno alla nuova famiglia, un punto di partenza per il loro amore o per pagare la festa di nozze...questo non deve riguardarci, soliti sparlettieri.
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