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Il re di Sicilia (stregato) che volle la "monstrua" a corte: chi fu Eugenia Martinez

Nella sua reggia ospitava una vera e propria corte dei miracoli e volle con sé anche la piccola Eugenia. A sei anni pesava circa 75 chili, ecco la sua triste storia

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 21 dicembre 2022

Eugenia Martinez Vallejo

Esisteva molto tempo fa, nella piazza del Duomo di Messina, una statua di Carlo II a cavallo: un monumento celebrativo realizzato dal grande artista palermitano Giacomo Serpotta.

La statua del re venne distrutta durante i moti borbonici del 1848 e di essa non resta che il bozzetto preparatorio in bronzo, custodito al Museo Pepoli di Trapani.

Carlo II, a causa delle numerose malattie invalidanti che lo affliggevano sin dalla nascita, è passato alla storia come el Hechizado (in italiano, lo Stregato). Il re era convinto di esser malato perchè vittima di un sortilegio e negli ultimi anni della sua vita non aveva esitato a ricorrere persino a degli esorcismi.

A causa del suo marcato prognatismo mandibolare (presente in molti membri della famiglia e per questo detto mento asburgico) non era in grado di masticare. Non fu capace di parlare fino all'età di quattro anni, la sua grossa lingua non gli consentiva di articolare bene, a malapena veniva capito, e come se non bastasse, spesso sbavava.
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Oltre a ciò aveva difficoltà a deambulare, era sovente colpito da fortissimi attacchi di emicrania, epilessia e da malattie di ogni genere.

Oggi sappiamo che la cattiva salute del re non era opera di nessun incantesimo o stregoneria, ma dipendeva dai numerosi matrimoni tra consanguinei avvenuti tra gli Asburgo, in particolare i genitori del sovrano, Filippo IV e Marianna d’Asburgo-Austria, erano rispettivamente zio e nipote.

Marianna portò a termine 5 gravidanze, ma solo due dei suoi figli arrivarono alla maggiore età, Margherita Teresa (anche lei come la madre avrebbe sposato lo zio materno) e Carlo, che nacque appena 6 giorni dopo la morte del fratello Filippo Prospero di quasi 4 anni.

Il nunzio apostolico in Spagna, dopo aver incontrato Carlo II all'età di vent'anni circa, così riportava: “Il re è più basso che alto, malformato, ha il viso sgraziato, il collo lungo e il viso allungato e piegato verso l’alto, il labbro tipico della casa d’Asburgo…Non è possibile raddrizzare il suo corpo ma, quando cammina, si appoggia su di un tavolo a muro, o qualcosa d’altro.

Il suo corpo è debole come la sua mente. A volte dà segni di intelligenza, memoria e di vivacità, ma non ora, sembra lento e non risponde…Si può fare ciò che volete, non ha volontà propria". Altre testimonianze, tuttavia, sembrano ridimensionare la disabilità fisica e mentale del sovrano: a dispetto della salute precaria era un abile cacciatore e nonostante gli attacchi di depressione, era solito partecipare attivamente agli affari di Stato.

Carlo II si sposò due volte, ma non ebbe figli: la precaria salute del sovrano aveva probabilmente cagionato anche una forma di sterilità. Nella sua reggia ospitava una vera e propria corte dei miracoli: nani, buffoni, disabili fisici o mentali. Erano “persone di piacere”, che avevano il compito di intrattenere la famiglia reale: alcuni giocavano a carte o a scacchi con sua maestà, altri accompagnavano la regina e svolgevano il ruolo di veri e propri balocchi viventi.

Molti di loro vennero ritratti da talentuosi artisti dell’epoca. Come ricorda José Moreno Villa nel volume “Pazzi, nani, neri e bambini di palazzo: persone di piacere che gli austriaci ebbero alla corte spagnola dal 1563 al 1700”, nelle corti, per esercitare il difficile mestiere di far ridere e divertire, erano spesso usati come intrattenimento nani, gobbi, dementi, esseri esageratamente obesi o dotati, secondo i crudeli contemporanei, di corpi deformi e sgradevoli.

La bruttezza e la follia servivano a tranquillizzare i potenti: averli al loro fianco, ne faceva risaltare le virtù di bellezza e saggezza. Alla corte degli Asburgo di Spagna vivevano nani come Diego de Acedo, ritratto da Velasquez in abito di velluto e cappello, e Francisco Lezcano, detto El nino de Vallecas.

Nel dipinto Las Meninas Velasquez raffigurò insieme all’infanta Margarita la nana Maribarbola e il nano Nicolasito ossia Nicola Pertusato (1635-1710), intento a giocare col cane molosso. Carlo volle a corte anche la piccola Eugenia Martinez Vallejo, una bambina di sei anni, nata nel 1674, mentre sua madre partecipava alla santa messa.

La piccola era stata partorita proprio in chiesa, cosa che era sembrata un segno di buon auspicio e dunque era stata battezzata Eugenia, 'ben nata'. Crescendo la bambina era diventata molto pingue e robusta: a un anno pesava circa venticinque chili e a sei anni settantacinque chili. I vicini la prendevano in giro e i genitori erano costretti a tenerla nascosta.

Nonostante questa precauzione, la fama di Eugenia raggiunse le orecchie del sovrano, che la fece trasferire a corte. Il sarto reale le cucì subito un elegante abito da ballo per la sua presentazione ufficiale. A corte Eugenia fu subito soprannominata con grande crudeltà la Monstrua (il mostro). Il re era deliziato dalla sua presenza e la esibiva alle feste di palazzo, dove le dame amavano farsi ritrarre accanto ad Eugenia, per meglio far risaltare le armoniche proporzioni del loro fisico a confronto con quello della ragazzina obesa.

Un cronista dell'epoca, Juan Cabezas, scriveva: “Eugenia era bianca e non molto sgradevole di viso, sebbene fosse di grandi dimensioni.

La sua testa, il viso, il collo e gli altri tratti avevano le dimensioni delle teste di due uomini; il suo ventre era grande quanto quello della donna più anziana del mondo che sta per partorire. Le cosce erano così grosse e carnose che si sovrapponevano e rendevano impercettibile all’occhio le sue parti intime. […] E sebbene i piedi fossero proporzionati al fisico che sostenevano – erano quasi come quelli di un uomo – si muoveva e camminava con fatica, a causa delle dimensioni spropositate del suo corpo.

Carlo decise addirittura di fare ritrarre nel 1680 Eugenia dal suo pittore di corte, Juan Carreno de Miranda, in due versioni, sia vestita che ignuda: La Monstrua vestida e La Monstrua desnuda (a imitazione della Maya di Francisco Goya) Quello che più è evidente, in entrambi i ritratti (consoni alla mentalità dell’epoca), che oggi si trovano al Museo del Prado, è l’evidente disagio di Eugenia, il suo sguardo triste, addolorato, in particolare nel quadro dove posa senza vestiti ed è molto imbarazzata, con le parti intime coperte a stento dalle foglie di un ramoscello.

Recentemente si è ipotizzato che la bimba potesse soffrire di diverse patologie: forse aveva la sindrome di Cushing, o la sindrome di Prader-Willi oppure una distrofia neuronale ipofisaria di tipo Froelich. Eugenia arrivò a stento ai 24 anni d’età e morì probabilmente nel 1699. Un anno dopo, il 1 Novembre del 1700, si spegneva Carlo II e con lui si estingueva il ramo Asburgo di Spagna.
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