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In atelier con Lorenzo Maria Bottari: il pittore (palermitano) nomade e disarmante

Non è cosa facile incasellare all'interno di un singolo registro stilistico la decennale (circa mezzo secolo) produzione artistica dell'eclettico pittore siciliano

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 28 febbraio 2022

Lorenzo Maria Bottari

Non è cosa facile incasellare all'interno di un singolo registro stilistico la decennale (circa mezzo secolo) produzione artistica di Lorenzo Maria Bottari, eclettico pittore siciliano con studio a Milano e frequentazioni che vanno da Leonardo Sciascia a Renato Guttuso, Virgilio Guidi, Ibrahim Kodra, Angus McBean, e Alda Merini la quale gli dedica la poesia “La luna” e a cui Bottari dedica nel 2011 la mostra milanese “Tributo ad Alda Merini” di poco successiva alla scomparsa della grande poetessa italiana.

Nato nell'estate del 1949 nella Palermo devastata ancora dalle macerie dei bombardamenti angloamericani, Bottari comincia la sua formazione artistica tra Firenze e Milano dove nel 1974 frequenta il corso di decorazione del tessuto presso l'istituto Marangoni, e città che elegge a nuova residenza proseguendo a viaggiare partecipando a mostre a New York, Londra, Salisburgo, Vienna e Parigi senza mai dimenticare le proprie radici culturali ben adese alla sua città natale e a quelle atmosfere complesse e spesso contrastanti che non tardano ad animare la sua pittura dinamica e avvolgente.
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Una pittura brillante e materica che trova nei contrasti di toni accesi e nell'uso del colore in termini di segno netto e definito, i punti di contatto più sorprendenti e rilevanti con la ricerca avanguardistica della Transavanguardia italiana. Non è affatto un caso la vicinanza tonale a certi spunti e ambientazioni a-spaziali tipiche della poetica pittorica di Mimmo Germanà che Bottari frequenta, e quella dimensione volutamente onirica e curiosa che lo avvicina alle prime sperimentazioni di Sandro Chia e Francesco Clemente.

“Bottari – scrive Guttuso nel 1980 – all’impetuosa gioventù unisce una particolare fantasia che lo porta a un incontro affascinante, paradossale tra un segno-forma araldico ad elementi del mondo reale”, e in tale direzione sembra dirigersi la sua ricerca artistica che sfocia anche nelle realizzazioni di opere ceramiche, di opere su pietra e legno, e che trova nella recente mostra “Stanze, opere dal 1967 al 2021” nel prestigioso Palazzo Bisaccioni di Jesi curata da Federica Lazzarini il punto di sintesi ideale in opere suggestive e interessanti sotto il profilo della smaterializzazione del segno come Nudo blu e Donna con bambino, Alfeo e Aretusa; come brillante è poi il ritratto di Alda Merini ed il recentissimo Omaggio a Dante del 2021.

Bottari è spesso e nel tempo tornato ad esporre in mostre collettive e personali a Palermo come al Circolo della stampa (1974-76) o nella galleria Ellearte (2001), segno di autentica affezione malgrado la distanza geografica, ed è al 2015 che risale la sua ultima personale palermitana “AntologicaMenteBottari” che si svolse tra l'estate e l'autunno tra le sale di Palazzo Ziino in via Dante e gli spazi classicisti dell’Orto botanico.

Centinaia le opere di pittura, disegno, grafica e ceramica esposte e tutte convergenti a descrivere della parabola creativa dell'instancabile e prolifico artista siciliano, animate nei testi del catalogo appositamente realizzato da Tommaso Romano, Francesco Raimondo e Piero Longo. Opere in cui l'omaggio affettivo dell'autore alla sua città non sempre “madre affettuosa” si ebbe a esplicare attraverso le visioni personalizzate e contemporanee del Teatro Massimo, della Cattedrale Normanna e del Ficus, tutte icone rese vibranti attraverso quel personale e strutturato uso del colore come metafora.

Nell'attesa di rivedere nuovamente Bottari e la sua pittura in future esposizioni isolane, preme ricordare le sue visioni fantastiche relative al tema di “Pinocchio nel paese dei Tarocchi”, acquerelli veloci e decisi associati recentemente alla costruzione del calendario artistico 2022. Bottari pittore nomade e disarmante, è pronto a stupire nuovamente con quella carica accumulata e mai sopita in questa parentesi pandemica che ha amplificato e per tutti, quel il bisogno di nuove esposizioni intrise di speranza e di sogno.
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