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La Magna Via Francigena finisce sul National Geographic: "qui puoi vedere la vera Sicilia"

Inizia così il reportage pubblicato sul sito di National Geographic, in cui le due protagoniste - Marialicia Pollara e Silvana Marsalisi - raccontano il loro cammino

Balarm
La redazione
  • 25 febbraio 2022

La segnaletica della Magna via Francigena

«È qui che puoi vedere la vera Sicilia».

Inizia così il reportage a firma di Sarah Barrel pubblicato sul sito di National Geographic, in cui le due protagoniste - Marialicia Pollara e Silvana Marsalisi - raccontano la loro esperienza durante il cammino che le ha portate ad attraversare la Sicilia, da costa a costa.

Un lungo reportage, impreziosito dalle fotografie di Francesco Lastrucci, che da Piana degli Albanesi a Corleone, da Prizzi a Grotte, passando per Sutera e Aragona, arriva fino ad Agrigento dove il viaggio si conclude con la firma da parte del parroco della cattedrale, don Giuseppe Pontillo, della Testimonium della Magna Via Francigena, che attesta il completamento delle pellegrinaggio.

Quello che viene fuori dal lungo reportage delle due pellegrine è un percorso magico tra scenari da favola, tra monti, vallate e strade impervie, dolci alla ricotta e specialità fatte in casa.

Un viaggio lungo «le antiche rotte che tagliano un percorso dal Tirreno al Mediterraneo di una regione che racconta la storia della Sicilia», scrive la giornalista.
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Il racconto inizia da un momento di riposo e di beatitudine sulle cime collinari di Sutera, il cosiddetto "balcone della Sicilia", dove «le nuvole inondano la valle sottostante e la nebbia inonda i burroni delle montagne».

«Da lì», dice Miri alzando gli occhi al campanile che svanisce rapidamente e che corona il punto più alto della città, il Monte San Paolino, «spesso puoi vedere fino all'Etna da una parte e Palermo dall'altra». A Sutera il santo patrono della città ha un'eredità persiana e le case a cupola della città vecchia, Rabato, rivelano un'eredità araba, così come il nome del quartiere (Rabato deriva da 'rabad' , in arabo 'villaggio').

Dieci anni fa, un gruppo di amici italiani – tra cui storici, archeologi, naturalisti – iniziò a mappare le rotte interne della Sicilia, come descritto nei testi normanni dei cavalieri crociati. Sentieri dimenticati che facevano parte degli itinerari di pellegrinaggio più antichi e popolari d'Europa: era questa la Via Francigena ("la via dei Franchi").

Il tratto siciliano, una rete di 600 miglia di strade, sentieri, rotte commerciali e trazzere, è stato utilizzato per secoli da tutti, dai Greci ai Romani, Normanni, Arabi, Aragonesi, ognuno dei quali ha lasciato tesori e tracce che si possono trovare ancora oggi.

Dal 2017 la Magna Via Francigena è diventata il Cammino di Santiago in versione siciliana. Un grande progetto di rilancio di quegli antichi percorsi che ha coinvolto 80 enti locali e sei diocesi.

Ogni luogo che partecipa al percorso tra Palermo e Agrigento mette a disposizione dei camminatori dei francobolli che segnano le tappe del pellegrinaggio. Il percorso di conclude nella Cattedrale di Agrigento che attende gli escursionisti per la firma che attesta il completamento del viaggio.

Il primo timbro nel passaporto di Marialicia e Silvana arriva a Piana degli Albanesi, dove non manca un assaggio ai tipici cannoli in un piccolo caffè di Santa Cristina Gela.

Il viaggio prosegue sopra il paese del granaio della Sicilia, tra canyon di palme, aloe e fichi d'India, alternati ai segnali stradali a strisce bianche e rosse che indicano la direzione della Magna Via.

Altra tappa è quella di Corleone, per gustare altre specialità genuine e fatte in casa: "Zuppa di lenticchie fatta in casa e ricotta fresca di fattoria, condita con olio d’oliva verde giada appena raccolto, è una cena degna di un pellegrinaggio allagato".

«Accatastata in modo spettacolare su montagne da tavole e canyon a strapiombo, la città è un palcoscenico stellare su cui la Magna Via Francigena zig zaga senza pietà, passando davanti a chiese e monasteri dove le confraternite dal cappello a punta si riuniscono in primavera per le celebrazioni pasquali», scrive la giornalista.

Quindi Prizzi, che regala una visita al museo archeologico e altre prelibatezze culinarie come i "ciarduna" e le "mpignulate". Il viaggio continua poi ad Aragona e arriva, come tappa finale ad Agrigento, di fronte l'imponente Cattedrale.

Qui la cattedrale è chiusa per lavori di ristrutturazione, ma gli amici della Via Francigena sempre operativi tramite Whatsapp tranquillizzano le pellegrine avvertendo che il parroco della cattedrale, don Giuseppe Pontillo, firmerà la testimonianza una volta terminata la messa in una chiesa vicina.

Il padre fa come promesso e alla domanda: «Lei ha completato il pellegrinaggio?». Il parroco le lancia uno sguardo severo come per dire: «Pensi che abbia tempo per quello? Ma è ciò di cui tutti abbiamo un disperato bisogno», conclude.
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