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Le nozze di Enrico e Guglielmo a Caccamo: un castello per due "re" finalmente felici

Quello che un tempo era un evento riservato e privato, è diventato una cerimonia pubblica da condividere con parenti amici conoscenti e con un’intera comunità

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 9 luglio 2022

Enrico e Guglielmo sposi a Caccamo

«La Libertà che non arreca danni», è quanto ha detto un giornalista alle neo spose Pascale /Turci citando John Stuart Mill, che scrisse: “Ogni libertà è da difendere a patto che non arrechi danno ad alcuno».

Le unioni civili sicuramente non lo fanno, perché promuovono sentimenti intensi come l’amore, il rispetto e la famiglia intesa come fondamento del vivere civile e sociale.

Da quando è entrata in vigore, la legge, le unioni civili sono in continuo aumento. Inizialmente evento riservato e privato, è diventato con il tempo una cerimonia pubblica da condividere con parenti amici conoscenti, e con un’intera comunità.

Tralasciando star e starlette che riempiono social e canali di comunicazione, voglio parlare di due siciliani: Enrico e Guglielmo, che si sono uniti civilmente nella meravigliosa Magione di Caccamo.

L’Isola è già stata meta di altre unioni, ma questa ha avuto un carattere particolare è stata "la favola". La scelta della location è stata accurata, del resto Enrico è Amministratore di un uno dei gruppi siciliani più seguiti su Facebook, e da sempre promuove le bellezze e le eccellenze della Sicilia valorizzandone territorio, storia ed economia.
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Da qui, uno dei Castelli più belli d’Europa ricco di storia e cultura dove celebrare l’Unione Civile.

L’atmosfera creata è stata unica, loro due mano nella mano in abiti storici, in un’ambientazione medievale con sbandieratori e corteo in costume, accompagnati da squilli di trombe e rullio di tamburi.

L’interno della sala è stato addobbato con rose bianche e limoni raccolti per la cerimonia dal padre di Enrico. In rappresentanza del Sindaco una bellissima Dama in abiti dell’800, Patrizia Ganci, che con la fascia Tricolore, si è rivolta ai due sposi chiamandoli Re Enrico e Re Guglielmo, facendo riferimento ai loro nomi di battesimo.

Quella di Enrico e Guglielmo, dicevamo è l’ennesima Unione Civile, che è bene ricordare non è equiparata al matrimonio egualitario, lasciando aperto il problema dell’adozione, delle prestazioni di maternità/paternità, gli assegni famigliari, e non riconoscendo alcun legame previdenziale derivante dall’unione.

Istituti che invece rientrano nei matrimoni tra persone dello stesso sesso in altri parti del mondo. Ed è anche questo insieme ad altre rivendicazioni, uno degli scopi del “Pride” non ultima la mancata approvazione del DDL Zan. La sfilata dell’orgoglio gay ritornerà a Palermo dopo due anni di Covid.

Parata chiassosa e colorata, a volte anche sopra le righe, che non piace a molti gay che preferiscono esercitare i loro diritti piuttosto che rivendicarli, come dice Enrico, senza confusione, offese, urla, riconoscendo il loro status di uomini liberi e normali.

Aggiunge che lui e Guglielmo si sono trovati e vivono un’armonia perfetta: «Siamo fortunati intorno a noi gira un mondo di persone buone e intelligenti che ci stimano, diciamo la verità, il mondo rispetta tutti quelli che meritano di essere rispettati e non tollera gli stupidi».

Aggiunge che la loro vita è contornata dalla bellezza degli affetti, uno dei motivi per cui hanno scelto di aprire al mondo la loro unione.

Enrico mi racconta di un momento in cui persino lui ha avuto un’importante lezione: usciti dal castello con il fotografo, si sono trovati di fronte ad un bar con gli anziani seduti ai tavolini com’è tipico nei paesi siciliani.

Sono stati fissati intensamente per un attimo, il loro pensiero è stato «chissà quanti pregiudizi stanno prendendo forma nelle menti di questi uomini» ed hanno provato un po' d’imbarazzo. Situazione che si è sciolta quando un omone si è alzato dal tavolino ed è andato a stringergli la mano dicendogli «Auguri ragazzi».

Dimostrazione che il pregiudizio deve essere rimosso anche da chi lo teme, e che involontariamente si pone in una condizione d’inferiorità, quando dovrebbe essere il primo a viverlo senza paura, uscendo dai mondi sommersi e nascosti dove si è rifugiato e spesso nascosto.

Enrico e Guglielmo sono sposi liberi e felici, non amano la volgarità e l’eccesso, la loro storia d’amore e la loro unione non ha bisogno di essere urlata, perché con l’urlo e la volgarità si cade inesorabilmente nella ghettizzazione dalla quale giustamente si vuole e si deve uscire.

Sentendo le sue parole, così sicure e orientate verso una vita normale, viene da pensare per quanto ancora avrà un senso, la sfilata arcobaleno, o se finalmente non ci stiamo avviando verso un tempo dove tutto questo farà parte dell’album dei ricordi, come lo furono le marce delle suffragette per il voto alle donne, derise e insultate da tutti, o le sfilate dell'8 marzo quando rivendicavamo i diritti civili e la parità con gli uomini.

Ascoltando il racconto dell’Unione di Enrico e Guglielmo, c’è da credere che quel tempo non sia poi così lontano.
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