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Maestosa (quasi) come il Titanic: in Sicilia c'era la nave tra le più grandi dell'antichità

Secondo le testimonianze storiche aveva una lunghezza di 110 metri, una capacità di 1000 tonnellate di carico e poteva contenere un equipaggio di 400 soldati

Federica Puglisi
Giornalista
  • 8 giugno 2024

La nave "Syracusia"

Era una delle più grandi imbarcazioni dell’antichità, nulla da invidiare ad un moderno Titanic. Era la Syrakósia, una nave progettata da Archimede che solcava il mare del Mediterraneo con la sua imponenza.

Sono tante le testimonianze storiche e documentarie, soprattutto di Ateneo erudito, enciclopedista autore de “I Deipnosofisti”, che raccontano l’importanza di questa imbarcazione.

Sarebbe stata progettata, secondo quanto raccontano gli storici, nei grandi cantieri degli arsenali sui Porti siracusani. Ma aveva soprattutto tecniche costruttive d’avanguardia e molto avanzate per quel tempo, frutto del genio di Archimede.

Solcava il Mediterraneo perché era una grande nave da guerra, dotata di una grande catapulta e con la parte immersa foderata di piombo. E poi era una nave dotata di importanti confort per quell’epoca: una piscina, un tempio, una biblioteca, un orologio solare, ma anche mosaici, marmi.

Dopo essere stata completata, intorno al 240 a.C., Gerone II, la inviò, dopo una carestia, in Egitto, con un enorme carico di vettovagli e dieci cavalli di razza, in dono al nuovo re di Alessandria Tolomeo III.
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Secondo le testimonianze storiche la nave aveva una lunghezza di 110 metri, capacità di 1000 tonnellate di carico e poteva contenere un equipaggio composto di 400 soldati e almeno 100 passeggeri. Dotata poi di una complessa artiglieria 1 balista, 2 catapulte.

La costruzione venne affidata ad Archia di Corinto, a Moschione e a Filea di Taormina. Secondo quanto riportato dai documenti storici per i lavori vennero impiegati 300 artigiani e tantissimi aiutanti, che lavorarono i materiali. “La Syrakosia, che mostrava al mondo la potenza ed il benessere di Siracusa, disponeva di venti banchi di remi.

La cabina del capitano aveva 15 divani e tre camere. Tutte avevano un pavimento a quadrelli di mosaico, fatti di pietre diverse, ove era ricostruito tutto il racconto dell’Iliade. Sulla nave erano stati impiantati anche dei giardini, formati da centinaia di piante, contenute in giare ed irrigate da sentieri di tegole di piombo”.

Pare che ci fosse pure una parte dedicata ad Afrodite. Inoltre come le grandi navi le camere interne erano arredate con quadri, statue, calici e suppellettili. Era una sorta di città galleggiante, che conteneva tutte le straordinarie tecniche ideate da Archimede.

«Una sala era adibita a biblioteca e sul soffitto di questa sala era disegnata una volta celeste, copia fedele dell’eliotropio di Acradina – riportano ancora le testimonianze storiche -. Nel bagno realizzato in marmo di Tauromenio, vi erano tre caldaie di bronzo. Tantissime stanze erano riservate ai circa 600 soldati che trasportava ed altro spazio della nave era riservata alle dieci scuderie, contenenti i cavalli, gli attrezzi dei cavalieri.

Si trovava anche un serbatoio d’acqua a prua dalla capacità di 2000 metri e nei pressi del serbatoio c’era una peschiera chiusa, piena di acqua di mare e tanti pesci.

C’erano 4 àncore di legno e otto di ferro, c’erano, poi, 8 torri e su ognuna montavano 4 giovani con armatura pesante e due arcieri. Sui tre alberi si trovano degli uomini a cui, in cesti intrecciati, erano affidati pietre e proiettili. Infatti, la Syrakosia, benché sia stata varata come nave mercantile, era equipaggiata anche come nave da guerra e conteneva diverse macchine belliche inventate da Archimede».

Tra gli altri dati tecnici pare che potesse trasportare 60 mila misure di grano, 10 mila vasi di pesce siculo sotto sale, 20 mila talenti di lana e 20 mila di altra merce.

La sua fine fu però diversa da quella del Titanic o di altre grandi imbarcazioni. Era troppo grande per essere utilizzata, e dunque Gerone II decide di donarla al re d’Egitto, probabilmente per ribadire la sua grandezza.

E così dopo essere stata donata al re egiziano, questi la ribattezzò come Alessandria. Fu dunque allontanata dal luogo dove era stata costruita e dedicata ad altre conquiste. Se fosse rimasta in questo lembo della Sicilia orientale chissà magari qualche resto sarebbe rimasto. Ad oggi i testi e i documenti scritti all’epoca sono l’unica testimonianza della sua esistenza.
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