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Addio Andreotti, "volpi in pellicceria" e reazioni sul web

Non si dovrebbe ironizzare sulla morte, ma Giulio Andreotti è stato un personaggio talmente enigmatico da far impazzare il web con status esilaranti sulla morte

  • 6 maggio 2013

Di feste in mio onore ne riparleremo quando farò cent'anni. Commentava ironicamente quando qualcuno, qualche anno fa, pensò bene di organizzare una festa per i suoi 90 anni. Quando un uomo abbandona la sua vita terrena non è mai motivo di gioia e non dovrebbe suscitare neppur il minimo ghigno d'ilarità. La morte “è roba seria” e a volte fa paura, ma c'è chi durante una vita è riuscito a guardarla con il giusto distacco, sfidandola e vincendola più volte, lasciandola alla porta quasi per un secolo, come fosse un evento intangibile alla propria persona. Ma nessuno è immortale, anche se a volte di lui, lo si è pensato.

Eppure no, nessuno sfugge a questo appuntamento, neppure quell'Onorevole anzianotto di 94 anni che si è affermato come lo statista più longevo della storia repubblicana del nostro Paese. Il paradiso può attendere, disse qualche mese fa ad un cronista, ma evidentemente il cielo era stanco di attendere e non ha più concesso proroghe. Muore Giulio Andreotti nella sua casa di Roma, l'uomo più sospettato ed esaltato della politica italiana. Un uomo astuto, enigmatico, contraddittorio e discusso. Un divo, “Il Divo”, come lo definì il regista Sorrentino nel suo film, svelandone il lato oscuro, aneddoti, particolari, da Aldo Moro ai fatti legati a Cosa Nostra. A Falcone. A Borsellino.

Adesso gli onori di cronaca in carta stampata, filmata, certificata, dentro e fuori le aule di tribunale, lasceranno spazio ad una giustizia, seppur "divina”, che, nonostante tutto, non colmerà i buchi neri di alcuni fatti di cronaca, sprovvisti di una adeguata verità. Di un "colpevole". Un lungo calvario processuale, molti capi d'imputazione, collusione alla mafia e associazione per delinquere e un solo, accorato giudizio: assolto. Guerre puniche a parte, nella mia vita mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia. Ironizzava sornione, quasi a scrollarsi di dosso ogni accusa, mantenendo sempre quell'autorevolezza tipica dell'uomo di potere.

Tutte le volpi finiscono in pellicceria, diceva Craxi sul suo conto. E oggi neppure la rete vuole esimersi dal rendergli “omaggio”. Non si dovrebbe ironizzare sulla morte, soprattutto perché chi ci abbandona non ha la possibilità di replicare e difendersi, ma tutti, appresa la notizia della morte di Andreotti, si sono sentiti in “dovere” di poter dire la loro. Di raccontare chi è stato quell'uomo che è stato Presidente del Consiglio per ben sette mandati, poi senatore a vita e, infine, investito più e più volte di innumerevoli incarichi di governo.

Vignette, status su facebook e tweet ri-twittati a più non posso. C'è chi si chiede se adesso apriranno la "scatola nera" nella gobba, ma anche chi improvvisa un necrologio, forse un po' infelice: il boss Totò Riina, Mafia s.p.a e tutti i suoi soldati e dipendenti si uniscono al dolore della famiglia Andreotti per la scomparsa dell'amico Giulio, che in vita seppe distinguersi per fedeltà, amicizia e per un modo di baciare unico. C'è chi impavido afferma che Andreotti è andato in paradiso per insufficienza di prove e chi, scaramantico fino al midollo, suggerisce che sarebbe opportuno aspettare tre giorni prima di emettere giudizi definitivi.

E risuona amaro, quasi fosse l'ultimo gesto di un destino ingrato, constatare che ad un solo giorno di distanza dalla morte di Agnese Borsellino, moglie e vedova di Paolo, si spenga anche il Divo. C'è chi trapassa a miglior vita con in mano il libro delle “risposte” e chi ha trascorso, invece, una vita intera tendando di risolvere quelle domande.

Andreotti è morto il giorno del funerale di Agnese. Lassù ci sarà un rivugghio... È la riflessione di alcuni dinanzi ad altri che invece si interrogano perplessi se vale la stessa regola dei papi. Morto un Andreotti se ne fa un altro? I più grandi fautori della resurrezione provano ad immaginare una reincarnazione futura: Giulio, rinascerai collina di windows, dosso in via Libertà o cammello? A noi piace dare diritto di replica. Piace pensare che se fosse ancora in vita, il Senatore, forse risponderebbe con una delle frasi che lo rese più celebre. La cattiveria dei buoni è pericolosissima. L'unica cosa che bisogna capire è chi fa la parte del buono e chi del cattivo.

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