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Bekri, incontro col poeta tra reading e attualità

  • 13 febbraio 2006

Eccoli lì, verrebbe da dire, il poeta e i carbonari, facce silenziose e modi trattenuti, messi assieme per un reading che finisce per parlare d’altro: di quello che urge e preoccupa. L’incontro si è svolto nel ristretto spazio di Libr’aria, lunedì 6 febbraio, in occasione del ciclo “Leggere! Incontri e aperitivo con autori e lettori”. Il poeta è Tahar Bekri, cinquantacinque anni, pensatore tunisino tra i più noti al mondo, che vive e insegna a Parigi, pubblicando una ventina di opere tra saggi e poesie, contrassegnati dal tema dell’esilio e dell’erranza. La serata, dopo l’iniziale aperitivo, si è dipanata con la lettura in francese da parte di Bekri di un paio di sue poesie e con una riflessione sulla letteratura magrebina, ma l’interazione tra autore e lettori ha avuto il suo apice solo nel momento in cui si è discusso delle cosiddette vignette sataniche che hanno provocato disordini nei paesi islamici. In sostanza, le caricature danesi che ancora rimbalzano sulle prime pagine dei giornali di mezza Europa, hanno imposto una considerazione al pubblico di Libr’aria: premettendo che le vignette sono oggettivamente brutte, esiste un limite precario tra libertà di pensiero (in questo caso di stampa) e le conseguenze, per così dire collaterali, che essa comporta? Non dovrebbe forse essere il senso di responsabilità del giornalista a fargli da guida nelle scelte circa il se e come dare una notizia, ammesso che poi la notizia ci sia davvero?

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Alcuni organi di stampa, questo sembrerebbero averlo dimenticato. È vero che in Italia, “Il Manifesto”, ad esempio, il giorno successivo alla proclamazione di Papa Benedetto XVI, intitolò la sua prima pagina “Il pastore tedesco”, riferendosi all’evento. Ma è altrettanto vero che in ambito nazionale non esiste un clima tale da far scatenare una sommossa dei credenti cattolici per un’offesa ad un loro simbolo religioso. Ecco perché bisogna usare due pesi e due misure per trattare due argomenti tanto similari e tanto diversi. Calandoci nello specifico, è il caso di dire che, dal momento che è stato proprio il contributo a dir poco corposo dell’Occidente a trasformare il Medioriente in una polveriera, sarebbe stato opportuno che la stampa francese, divulgatrice delle vignette apparse in Danimarca diversi mesi fa, si fosse posta dei dubbi sulla necessità di forzare la mano e incendiare gli animi dell’Islam più estremista. Ai loro occhi, le vignette contro Maometto, infatti, non sono che un attacco diretto alla loro religione e al loro profeta. Di questi discorsi si sono appassionati lo scorso lunedì i partecipanti all’inatteso reading politico di Libr’aria. Carbonari di lettere e parole, generalmente definiti “la parte buona della società”, che estemporaneamente alzano la testa dal chiasso metropolitano per riunirsi in spazi approssimativi che la nostra città ghettizza.

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