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Cala il sipario su Il Genio di Palermo 2005

  • 3 ottobre 2005

Che il rapporto fra Palermo e il contemporaneo, in tutte le sue forme, sia difficile è parere condiviso, eppure la sesta edizione del Genio di Palermo, diretta come ogni anno da Eva Di Stefano ed appena conclusasi (Palermo, 28 settembre/2 ottobre), ha dimostrato che la città ha al suo interno le potenzialità per costruirsi un suo originale approccio all’arte contemporanea. Il Genio di quest’anno, infatti, ha evidenziato l’ottimo stato di salute delle nuove generazioni di artisti palermitani, confermando la tendenza ad un rapporto sempre più stretto tra la città, le sue espressioni artistiche ed il sistema internazionale dell’arte. A quei tanti visitatori che sono riusciti a completare il giro dei 32 spazi aperti si è presentata una Palermo ricca di talenti in aperto dialogo tra loro e attenta ai nuovi percorsi dell’arte, una città che cerca sempre di più un suo ruolo nella contemporaneità, tentando di scrollarsi di dosso anni di isolamento creativo. La selezione operata con dedizione da Daniela Bigi, Marina Giordano e Maria Antonietta Malleo è, pertanto, apparsa severa ed equilibrata, anche se forse un po’ troppo vasta, ed ha fornito ai visitatori la possibilità di fruire di 32 vere e proprie mostre personali, allestite in forte relazione con le caratteristiche dei singoli spazi.

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Riusciti i lavori realizzati a conclusione dei due workshop curati da Ida Parlavecchio ed Emilia Valenza e presentati al pubblico sabato pomeriggio. Davanti ad una platea affollata, si è svolta la performance finale del workshop diretto da John Boch. L’artista tedesco è partito dalle suggestioni fornite dai quindici giovani artisti partecipanti, creando un lavoro emozionante, affollato di scooter, rumori assordanti e citazioni dalla tradizione dei pupi siciliani. Subito dopo sul prato di Piazza Magione è stato possibile ammirare l’inquietante installazione di barche e video creata da Atelier Van Lieshout assieme ad altri quindici allievi. Domenica pomeriggio alla chiesa dello Spasimo gremita da un pubblico ansioso, la giuria internazionale ha assegnato i cinque premi quest’anno disponibili. Il premio Genio di Palermo, il più prestigioso, è stato assegnato ad Ester Sparatore per il suo progetto ed il suo video asile, sulla storia di un rifugiato ivoriano sfuggito alla guerra civile. Il lavoro, dalle immagini rallentate e sovrapposte in un montaggio consueto, è rafforzato dalla voce narrante e dalla parola scritta. Con la borsa di studio attribuitale l’artista realizzerà un video documentario sulle storiche incompiute pubbliche della nostra regione, sviluppando un viaggio personale tra inedia siciliana e voglia di riscatto.

Il premio della Fondazione Banco di Sicilia è stato, invece, assegnato ex equo ad Alessandro Di Giugno per il suo lavoro fotografico sui giochi di ruolo, che indaga gli aspetti deformanti e grotteschi del più svariato repertorio umano, e Francesca Tusa che ha realizzato un video in cui il palermitano fiume Oreto diventa metafora di abbandono, degrado e solitudine. Questi due artisti si divideranno la borsa di studio da investire per la loro formazione e crescita professionale. Il laboratorio Saccardi, sempre dissacratore e cinico alla sua maniera, usufruirà, invece, dell’Atelier/residenza di due mesi presso lo SMART Project Space di Amsterdam, mentre Federico Lupo si è aggiudicato quello presso il Künstlerhaus Bethanien di Berlino. Il premio del pubblico, novità di quest’anno, è stato, infine, assegnato a Filippo Messina con 92 voti su 700, il quale potrà realizzare una mostra personale nei locali di Velarredo, in via P.pe di Belmonte, che nei giorni del Genio ha ospitato la mostra Scatola nera, ben allestita da Agnese Giglia. Tra gli altri lavori segnaliamo i dipinti ed i disegni di Stefano Cumia, le istallazioni video ed audio di Gianluca Scuderi, i poetici e narrativi video di Giuseppe Stassi che riflettono sull’identità e scavano nell’anima dell’astante, nonché le foto dal forte impianto teatrale di Simona Scaduto e le inquietanti installazioni video ed ambientali di Alessandro Lo Cascio.

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