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Federico Moccia per "Il mio cuore ti appartiene"

In esclusiva per Balarm la prefazione di Federico Moccia al libro di Alessio Puleo "Il mio cuore ti appartiene", un romanzo su amore, adolescenza e donazione

Balarm
La redazione
  • 29 ottobre 2012

Una notizia improvvisa. Micidiale. Di quelle che non lasciano scampo e non vorresti mai ascoltare. E ti domandi cosa faresti se capitasse a te. Così nasce l'empatia tra il lettore e Giorgio Luciani. Lui, un uomo come tanti, sulla quarantina, con una bella famiglia, italiano che vive all'estero, con un bel lavoro in banca, sta per vivere un incubo. Tutto scorre normalmente, o almeno così lui cerca di fare in modo che sia. Da anni. Da quando sua figlia Ylenia, oggi bella e diciottenne, è nata. E poi la vita decide di confondere ancora le carte e cambiare gioco. Lui, colpito al cuore in tutti i sensi, è costretto nell'arco di qualche ora a reinventarsi una vita, la sua, per sperare che i giorni che attendono lui e la sua famiglia siano ancora tanti. E possibilmente felici. Per difendere una figlia. Salvarla. Farle credere fino in fondo che la vita è bella. Per rincorrere qualcosa che agli altri sembra ormai impossibile raggiungere.

Un filo di speranza. Debole. Ma l'unico possibile. Ecco il nucleo di questo romanzo, la spinta iniziale che muoverà le vicende. Difficile andare controcorrente quando le chances sembrano finite. Difficile dare un colpo di spugna a tutto e ricominciare altrove, lontano, in Toscana, Cecina per la precisione, all'inizio senza nemmeno poter dare delle spiegazioni, senza sapere se ne verrà davvero la pena. Una scommessa contro il tempo, una condanna a morte contro cui non è possibile appellarsi perché nessuna legge terrena può regalare quel tipo di giustizia.

Un uomo solo, il suo coraggio, la nostra partecipazione emotiva. Di fronte a lui un altro uomo, scaltro, capace di colpire senza pietà nel momento di maggior fragilità, portavoce di un'offerta terribile, quelle che sembrano frutto solo della fantasia di uno scrittore di thriller o della voce di un giornalista al telegiornale. Invece reale, concreta, attuale, presentata sul vassoio d'argento dello sciacallaggio. Una soluzione veloce, quasi indolore, una possibilità impensata di mettere la parola fine a tutto quel male. E allo stesso tempo inaccettabile.

Uomo che leggendo odiamo perché per trasposizione ci immaginiamo nella stessa posizione di Giorgio, vestendoci delle sue stesse rabbia e incredulità. Barattare una vita con un'altra. Inconcepibile. Oltre i nostri schemi mentali. Assurdo. Ma sono proprio la vita e le sue iperboli, gli estremi cui spesso si spinge, i cambi di rotta improvvisi i coprotagonisti con Giorgio di questo libro. Lo accompagnano in ogni pagina, costringendo noi a riflettere su quanto sia labile e fragile la nostra esistenza, preda di un attimo che può cambiare tutto.

Molti i personaggi cui è facile affezionarsi per la verità delle reazioni emotive narrate. La figlia diciottenne, Ylenia, bella, divertente e nel pieno delle scoperte della vita, inconsapevole dello scherzo che la vita stessa le sta giocando. La scuola. Gli amici. L'amore di un principe che porta in dono il regalo più semplice e prezioso: una conchiglia. Un principe che le ha rubato il cuore, quel cuore così fragile. Un diario rosa su cui annotare tutto. Ad esempio un nuovo amore. Un principe diverso, ora, nuovo, figlio del litorale toscano, di nome Alessandro Cutrò detto Alex, scanzonato ed ironico, generoso ed unico. Capace di amarla come nessuno mai, di combattere anche contro l'impossibile per lei, di farla ridere fino in fondo.

La moglie, Ambra, attiva, dolce, innamorata, accanto a Giorgio da tempo, compagna ed appoggio insostituibile di un'avventura che scava a fondo e porta alla luce reconditi aspetti umani troppo spesso sopiti e latenti, madre affettuosa che appoggia la figlia nelle sue difficoltà comuni e non. E infine lui, Giorgio, combattivo suo malgrado, alla ricerca della soluzione migliore finché non arriverà il vero eroe di questa vicenda a regalargli la risposta. La più inattesa. La più bella e assoluta. E il gioco della vita continua e decide l'ennesimo capovolgimento di ruoli, il sacrificio estremo che mette a confronto l'amore per qualcuno e la fine di se stessi. Una fine da reinterpretare però alla luce di un gesto magnifico per cui nessun grazie è mai troppo, una scelta che richiama all'attenzione del lettore una problematica di grande attualità su cui non si riflette mai abbastanza a fondo.

Descrizioni attente, ampie, precise, desiderio di contestualizzare al meglio l'ambiente che fa da sfondo alla vicenda. Si percepisce un background ampio di letture che costituisce per l'autore un bagaglio da cui partire e prendere spunto per la costruzione della trama e soprattutto dello stile. Una storia onesta raccontata con passione e semplicità, impegno e partecipazione da Alessio Puleo. Il mondo adulto, con le sue problematiche e priorità, fatte spesso di quelle che sembrano sciocchezze, si confronta con la paura più antica di tutte, quella del cambiamento improvviso.

E nel farlo capisce di colpo che quelle non erano sciocchezze ma dinamiche normali, importanti, sue. Erano la vita nella sua quotidianità non eclatante, certo, ma così preziosa da far tremare ogni certezza nel momento in cui tutto sta per finire. Una storia di amore puro e coraggio grande, spontaneo, lontano dai clamori, per ricordarci che ogni vicenda, anche la più triste e definitiva, porta con sé delle risposte e una nuova spinta a ripartire. Sta a noi, sempre, trasformare il dolore in occasione di riflessione e voglia ancora di sognare.

FEDERICO MOCCIA

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