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La baronessa di Carini rivive al Ditirammu

In questa sua versione il dramma esce dalla veste ad esso attribuita semplicisticamente nel tempo e ci parla direttamente della forza dei sentimenti

  • 15 maggio 2004

Una particolare riproposizione della storia della baronessa di Carini o una sua interpretazione più profonda di quanto non sia la tradizione che già conosciamo: è la lettura del dramma fatta da Elisa Parrinello che da sabato 15 maggio andrà in scena al teatrino Ditirammu, in via Torremuzza 6 a Palermo. «Ciò che ho cercato di rappresentare – spiega Elisa, autrice e protagonista – è il complesso intreccio di sentimenti e convenzioni sociali, di ordini intollerabilmente imposti e passioni umane non assoggettabili che la storia ci consegna intatto attraverso il tempo. È l’amore calpestato il soggetto del dramma: l’amore filiale di Laura col padre suo carnefice, la passione extraconiugale per Ludovico negata e punita dalle norme maschiliste e intolleranti dell’onore». In questa sua versione il dramma esce dalla veste ad esso attribuita semplicisticamente nel corso del tempo e ci parla direttamente della forza dei sentimenti e del dovere del loro riconoscimento.

La particolare messa in scena non poteva, peraltro, non seguire il solco dell’interpretazione dell’idea di teatro tradizionale di Vito Parrinello, direttore artistico del teatrino e curatore di questa versione della tragedia, la quale definisce una riproposizione delle espressioni artistiche tradizionali accostandole a idee e intuizioni di moderne drammaturgie. «La rappresentazione, infatti, si avvale di modalità espressive della tradizione popolare – illustra il regista, Antonio Raffaele Addamo –: il “cunto”, il “pupo”, le canzoni dialettali sono gli strumenti attraverso i quali la storia è portata al pubblico. Ma a partire da questi, sono trasmessi nuovi messaggi, nuove suggestioni. Ad esempio, il contastorie è il tramite fra palco e platea ed il suo “cunto” è il mezzo attraverso il quale sono evocati sulla scena i personaggi della storia, come fantasmi i soggetti del dramma sono portati al pubblico da una dimensione ultraterrena, onirica: ciò come metafora della dimensione metafisica della storia e del suo costante profondo significato. Il “pupo”, inoltre, è la stessa baronessa Laura, rappresenta la sua anima e la condizione della donna nella società dell’epoca. Tutto questo, come detto, per la possibile rivalutazione degli strumenti  della tradizione artistica popolare che possono essere anche usati per ed in nuove forme d’espressione teatrale».

Oltre i già citati Elisa Parrinello, autrice e protagonista, e Antonio Raffaele Addamo, regista, lo spettacolo si avvale della collaborazione di Fabrizio Lupo, pitture e scene; Rosa Mistretta, canto; Francesco Giordano, narratore; Giuseppe Dominici, assistente alla regia e interprete della figura di Scarpuzzedda; Elisabetta Giacone, alla marionetta; e dei musicisti della Compagnia Ditirammu: Vito Parrinello, Nino Macaluso, Massimo Vella, Aurelio Fragapane, Daniele La Mantia. Gli spettacoli si terranno sabato 15 alle ore 21, domenica 16 alle 18.30; sabato 22 alle 21, domenica 23 alle 18.30. Il costo del biglietto è di 8 euro ed è necessaria la prenotazione allo 091.6177865.

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