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Tuo marito ti ha tradito? Tutta colpa di Facebook

Secondo l'Aiaf a Palermo 9 cause di divorzio su 10 sono imputabili a "flirt virtuali" avvenuti su Facebook e confermati dalle conversazioni

  • 17 ottobre 2012

Oggi per amare basta un click. Sono finiti i tempi in cui il corteggiamento veniva vissuto a lume di candela, in cui le dichiarazioni d’amore venivano impresse nero su bianco su carta e scritte a mano, con una calligrafia a tratti gotica e inviate come lettere - con annesso francobollo - e in cui la bellezza dell’amato veniva gustata vis-à-vis. Oggi l’amore è virtuale, catapultato in un mondo telematico nelle piattaforme dei social network, parallelo alla dimensione reale in “carne e ossa”. Un dato allarmante è quello emerso durante l’assemblea dell’Aiaf (Associazione Italiana degli Avvocati per la famiglia e i minori) che ha ritenuto che a Palermo nove cause di divorzio su dieci sono imputabili a flirt “virtuali”.

Forse è proprio vero che la tecnologia fa male alla vita di coppia. Anche se forse sarebbe più appropriato parlare di Facebook. Quel grande contenitore di facce, note e ignote, un libro - magari sarebbe meglio dire un’enciclopedia - pieno di volti che da un lato rappresentano vecchie amicizie d’infanzia, dall’altro amicizie novelline che destano quella curiosità da “nuove conoscenze” che proprio non puoi farti scappare. Un passepartout che taglia corto la timidezza, relegandola in un angolo, seppur visibile a tutti certo, ma sottoforma di pixel.

E se ormai gli investigatori segreti, i cellulari sotto torchio, i pedinamenti e le illazioni sembrano essere acqua passata, a Palermo il dato è chiaro. Ormai la rottura della maggior parte dei matrimoni deriva da scappatelle “virtuali” o da scoperte di tradimenti, effettuati proprio grazie ai social network, dove in pole position ci sono messaggi privati e conversazioni chat su Facebook. E così inizia la trafila. Donne “cornute” che si presentano negli studi dei propri legali, sì sedotte e abbandonate, ma con in mano un malloppo di fogli di botta e risposta tra il marito e l’amante, stampate e mai più dimenticate, che configurano prove a tutti gli effetti in Tribunale.

E se i papelli con le incriminazioni si riproducono a dismisura fino a formare risme infinite, a confermare questa tendenza ci pensa l’avvocato Antonella Arcoleo sottolineando che ormai il 99% delle separazioni e dei divorzi arriva perché il marito o la moglie, il compagno o la compagna, scoprono sul web le marachelle del proprio partner. «Si tratta di conversazioni chat che confermano relazioni meramente virtuali ma anche reali, autenticate da internet. Ormai - prosegue l’Arcoleo - esiste un mondo virtuale che cammina parallelamente a quello reale». Insomma, come due facce di una stessa medaglia che incalzano di pari passo senza incontrarsi mai - se sei fortunato - o quasi.

Sia forse dunque che non ci si separa più perché l’amore finisce? Colti i compagni con cui si è scelto di condividere la vita in “flagranza di reato”, spesso le rotture non vengono accettate, soprattutto se di mezzo ci sono figli. E da lì è una corsa contro la rassegnazione e verso il bramato perdono, fatto di messaggi, telefonate e, nei casi più originali, di ostentazioni scenografiche d’amore con poesie sui muri, sui lenzuoli o sul cielo. Anche se il timore è che si possa scadere nel reato dello “stalking”, compromettendo il normale svolgimento della quotidianità dell’ex, come fa notare l’Arcoleo.

Una cosa è certa: l’amore romantico e idilliaco alla Shakespeare è ormai tramontato lasciando posto ad un mondo in cui le conversazioni sono whatsapp o chat, gli sguardi sono le più disparate “emoticon”, i sentimenti divengono “status di Facebook”, le attenzioni sono “mi piace”, i commenti sono flirt, i “ti amo” diventano cuori… E le persone? Sono “fotine”.

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