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Metti una giornata di primavera tra "l'oro bianco" di Sicilia: il Museo del sale di Nubia

Un salto nella storia e nei colori. Una perla vicino all'aeroporto di Birgi, dove si fermano persino i fenicotteri rosa: uno spettacolo nello spettacolo. Dai, che il weekend si avvicina!

Jana Cardinale
Giornalista
  • 29 marzo 2022

Museo del sale di Nubia

Un salto nella storia e nei colori. Un luogo immerso nel sole e nel riverbero delle saline. Il Museo del sale di Nubia, nel Comune di Paceco, è un gioiello all’interno della “Riserva naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco”, che un’interessante visita guidata, illustra nel suo complesso, dagli ambienti al funzionamento, al ciclo produttivo del sale, alla storia che riguarda questo mondo ‘panoramico’ sulle vasche di produzione del sale, con le sue pale eoliche, che un tempo azionavano le macine che lo sminuzzavano per renderlo commercializzabile.

Le saline rappresentano il connubio perfetto tra tutela del territorio e attività produttiva, tra patrimonio naturale e arte secolare della coltivazione dell'oro bianco di Sicilia. Il Museo nasce per volontà di Alberto Culcasi, grazie ai finanziamenti dell'azienda provinciale per il turismo di Trapani e del Comune di Paceco e con la collaborazione delle facoltà di Lettere e Architettura dell'Università di Palermo.
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Inserito nella guida ufficiale dell'Unione europea dedicata ai musei del Mediterraneo, è posto lungo l'itinerario denominato la Via del Sale, un progetto turistico-culturale che ha l'intento di valorizzare quel particolare ambiente umido che caratterizza, con le saline e i mulini, la zona costiera della Sicilia occidentale. Si trova all'interno di un baglio, un'antica fattoria-fortezza del seicento adibita alla molitura del sale, con il grande mulino a vento annesso; il Museo raccoglie e conserva gli originari strumenti di lavoro dei salinari e tante vecchie foto in bianco e nero.

Al suo interno, tra le mura di pietra, il pavimento in cotto e le primitive porte dipinte, è possibile ammirare in esposizione reperti originali accompagnati da numerose schede ricche di informazioni e pannelli di ricostruzione per fasi del ciclo lavorativo: i vecchi ruzzoli per compattare il fondo delle saline, i cattedri ovvero le ceste per trasportare il sale, le pale di legno dei mulini, i sacchi di iuta, la pesante macina che consentiva di raffinare il sale, le reti e le nasse: arnesi di lavoro oggi in disuso, che costituiscono un relitto di archeologia industriale. Visitare questi luoghi permette di scoprire le armonie di un territorio che unisce mare e terra, e l’escursione aiuta a comprendere l’alto valore culturale di un’antica operosità, ancora attuale, che è quella della salicoltura.

Per la produzione del sale sono necessari pochi ma essenziali elementi naturali: l'acqua del mare, l'energia del vento, il calore del sole e scarsa piovosità. La lavorazione del sale è semplice: l'acqua di mare viene fatta convogliare a più riprese in apposite vasche, diverse per grandezza e profondità, e lasciata evaporare grazie all'azione associata del vento e del caldo, per poi essere raccolta dal fondo sotto forma di grossi cristalli di cloruro di sodio. La storia delle saline trapanesi è antichissima e si fa risalire probabilmente al popolo dei Fenici, circa tremila anni fa. La prima vera testimonianza di una salina a Trapani si ha grazie al geografo arabo Al-Abu ‘ Abd Allah Muhammad, maggiormente noto come Idrisi o Edrisi, che nel suo “Libro per lo svago di chi ama percorrere le regioni”, scritto per il re normanno Ruggero II nel 1154, racconta: “Proprio davanti alla porta della città si trova una salina…”.

Per secoli le saline furono il biglietto da visita che consentì a Trapani di farsi conoscere in tutta Europa, l’orgoglio di un territorio naturalmente idoneo alla coltura del sale grazie a un clima favorevole caratterizzato da una forte irradiazione solare e frequente ventilazione, da scarse piogge e infine da un mare, il Mediterraneo, ad alto grado di salinità. Le tecniche di coltivazione e raccolta rimasero immutate nel corso dei secoli, e solo alla fine del settecento i mulini a vento furono utilizzati anche per la macinazione oltre che per il tradizionale sollevamento delle acque marine mediante una grossa "vite di Archimede". Dopo la visita al Museo, inserito nella guida ufficiale dell'Unione Europea dedicata ai musei del Mediterraneo, è possibile passeggiare nelle saline circostanti.

Tra i canali che dividono le varie vasche, i visitatori immersi in un’atmosfera suggestiva e ricca di colori, ammirano il territorio e la sua leggendaria operosità, che più che un'arte è una professione. I mulini, adibiti alla molitura dei cristalli, insieme alle variopinte saline, rappresentano davvero un paesaggio unico in tutto il Mediterraneo. La Salina Culcasi, con la Torre di Nubia, è una delle più belle e antiche del territorio, costruita nel 1500. La Torre faceva parte dell'antico sistema delle Torri costiere della Sicilia di avviso contro i furti di sale ad opera dei corsari barbareschi provenienti dal nord Africa maghrebino, e dopo anni di incuria è stata finalmente sottoposta a ristrutturazione, con un progetto redatto dall’architetto Davide Anania e curato dall’ufficio tecnico, settore lavori pubblici, del Comune di Paceco, con un finanziamento di 100 mila euro nell’ambito del Flag “Torri e Tonnare”.

La ristrutturazione della Torre di Nubia non è ancora ultimata, ma l’intento è quello di realizzarvi all’interno un museo, con tanto di sala espositiva, dedicato alla Riserva naturale delle saline di Trapani e Paceco, ma anche ad altri luoghi e bellezze del territorio, quell’angolo di Sicilia caratterizzato dai tramonti sul mare e dalle albe sulle saline con le prospettive su Monte Erice. L’idea, annunciata sul finire dello scorso anno, è quella di mettere a sistema tutte le antiche torri per creare un vero e proprio tour, sia via terra che per mare, coinvolgendo diverse località, a partire da Nubia e passando da Trapani e Misiliscemi per arrivare al territorio marsalese. Nel tempo, sul posto, sono state organizzate delle giornate di protezione dell’ambiente cui hanno partecipato tanti volontari.

Il Museo del sale di Nubia per tutto il mese di marzo è aperto per le visite, dal lunedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 13.30 e poi dalle 15 alle 18, mentre da aprile sarà aperto tutti i giorni con orario continuato dalle 9.30 alle 19, con prenotazione richiesta per i soli gruppi.

È una perla vicino all'aeroporto di Birgi, dove si fermano i fenicotteri rosa: uno spettacolo nello spettacolo.
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