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Qui venivano accolti gli orfanelli e anche i militari feriti: l'ex colonia abbandonata di Aspra

Chi è della zona sa cos'è questa struttura, anche se in tanti ne sconoscono la storia e di certo è sconosciuta a quanti si trovano ad Aspra solo in vacanza o per una passeggiata domenicale

Sara Abello
Giornalista
  • 25 gennaio 2022

Colonia Cirincione di Aspra

Poco tempo fa vi narravo delle gesta del prosindaco Scaduto che è riuscito, con non pochi “abbili”, ad ottenere che venisse costruito il rittufilu. Come ormai sapete, Corso Baldassarre Scaduto collega per ben 2 kilometri Bagheria con la sua borgata marina di Aspra, proseguendo il Corso Butera.

Vi ho anche raccontato di quanto fosse utile creare quello sbocco verso il mare, così da dare un significativo impulso al crescente movimento industriale e commerciale della ridente Baaria dei primi del ‘900. Effettivamente si cominciò a sfruttare ognuna delle possibilità offerte ai paesi marittimi e sorsero industrie locali proprio grazie agli scambi commerciali favoriti dal mare.

A questo punto però diventa obbligo raccontarvi di Aspra che è sì frazione di Bagheria, ma come potrete immaginare se dalle mie parole avete imparato a conoscere un po' la mente dei baarioti, sempre discretamente in competizione con la cittadina. E per il quieto vivere, mio soprattutto, non vi dirò come i suoi abitanti sono soprannominati dai bagheresi...
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Per lungo tempo Aspra, con il suo litorale magnifico, è stata parte essenziale della Conca d’Oro, un angolo pittoresco dove si incontravano il profumo della salsedine e della zagara, luogo di villeggiatura con la sua spiaggia che proseguiva, caletta dopo caletta, da Capo Zafferano al fiume Eleuterio, confine tra Bagheria e Ficarazzi, con un paesaggio marino fatto di grotte a fior d’acqua, proprio in prossimità dell’arco dei baci, e che non hanno certamente nulla da invidiare a quelle partenopee. Un vero e proprio porticciolo non vi è mai stato ma la parte interna del borgo è ricca di tipicità architettoniche e tesori nascosti.

Il più nascosto di tutti, quasi sotterrato direi, è rappresentato dagli affreschi incompiuti della chiesa dell’Addolorata. Gli “affreschi comunisti”, iniziati e mai portati a termine dal giovane Renato Guttuso, rimasti sepolti per l’appunto sotto la calce per circa sessant’anni. Oggi purtroppo di quei profumi e spiagge rimane ben poco. Gli sversamenti che spesso a causa di guasti al depuratore finiscono in mare non sono certo d’aiuto e il noto ecomostro visibile proprio all’ingresso del paesino, con terrazza affacciata su quella che era la spiaggia del Sarello neanche, eppure nulla mancherebbe ad Aspra, all’Aspra come piace dire a noi, per essere uno di quei borghi marini descritti da Verga, ancora oggi attrattori di un turismo più che sano.

La frazione rimane del resto meta della passeggiata domenicale di molti bagheresi, incapaci di rinunciare a quell’affaccio sul mare, criticato sì, ma piccolo lusso che ancora ci si può permettere. Ciò di cui non vi ho ancora parlato, e su cui vorrei concentrarmi oggi, è un edificio storico posto proprio all’ingresso di Aspra, una volta terminato il rittufilu e svoltato, come la costa impone, verso sinistra.

Proprio dopo lo scoglio del Sarello, accanto all’ecomostro di cui vi parlavo prima, oggetto di non poche beghe giudiziarie, sorge il grande caseggiato dell’antica Colonia estiva Cirincione, risalente agli anni ‘20. Complessa e coinvolgente per molti versi è la storia di questo edificio, definito dai molti che probabilmente non ne conoscono la storia e le sue finalità, “ecomostro” come il suo vicino.

Capisco che si tratti di un edificio che con la sua presenza “ingombrante” copre una parte della costa impedendo il godimento visivo di uno scorcio certamente suggestivo, confido però che quando conoscerete un po’ meglio la sua storia cambierete il vostro pensiero, io l'ho fatto.

E solo gli scimuniti non cambiano mai idea, tanto per farvi capire quanto non ami i giri di parole. Domenica 4 settembre 1921 fu inaugurata la colonia intitolata al professore Cirincione, il cui lavoro era noto ben oltre i nostri confini e che fu definito “lo scienziato”, il “mago degli occhi”, portando il nome della sua terra d’origine ad esser riconoscibile in tutta la penisola anche per la sua attività politica. Per i primi anni la colonia funzionò con dei semplici tendoni, la costruzione fu infatti completata solo nel 1926.

Nonostante la colonia fosse ancora lontana dall’esser terminata però, quell’inaugurazione fu una giornata di grandi festeggiamenti, la stampa la definì una “Festa di carità e di gentilezza, di pietà e d’amore”. Azione politica forse? Beh erano coinvolti personaggi illustri dell’epoca, commendatori, dottori, cavalieri come quel Pasquale Gagliardo che fu direttore della Colonia e insieme agli altri nomi noti era collaboratore del prof. Giuseppe Cirincione.

Come tutte le grandi imprese non fu ovviamente semplice riuscire a costruire la colonia e utilissimo fu il contributo economico offerto dai bagheresi emigrati in America e dai villeggianti che in quel periodo popolavano Aspra, ringraziati pubblicamente sulle pagine del Giornale di Sicilia, nelle quali si diede ampio spazio, proprio nei giorni successivi all’inaugurazione, alla nascita della prima colonia con quelle stesse finalità dell’unica già presente a Palermo.

Vi parlavo prima di azione politica probabilmente, ma forse non siamo abituati a queste “allisciatine”? Ciò a mio avviso non sminuisce l’esito delle cose.

In un’epoca dove la tubercolosi seminava vittime, in cui il divario sociale imperava, sorgeva un luogo dove aveva spazio l’attenzione verso quei bambini, spesso orfani, indeboliti dalla fame e dalle condizioni di vita che li vedevano condividere piccoli spazi con la loro numerosa famiglia e che finalmente avevano modo di soddisfare l’esigenza di aria salubre, in un edificio che fu anche adibito ad accogliere soldati ammalati o feriti nel post guerra.

la colonia è in disuso, ma se la memoria non mi inganna vi è stato un tempo, poco meno di trent’anni fa, in cui per qualche estate, una sola forse, fu riutilizzata per un campo estivo. Prima della sua chiusura era stata, sicuramente fino agli anni ‘60 per lo meno, utilizzata con finalità differenti ma comunque sempre luogo di accoglienza.

Molti bagheresi se ne ricorderanno ancora, forse con un velo di malinconia perchè di certo non era un luogo allegro e anche oggi, passando da lì sembra ancora venir fuori parte di quel dolore ma anche speranza di chi vi si riparava. Di sicuro c’è che la colonia, come tutta questa fetta di costa, andrebbe rimessa “a nuovo”, per arrivare a splendori mai raggiunti prima forse, ma di cui Bagheria e Aspra hanno di sicuro bisogno.

Ci piace far i superiori e prendere le distanze, ma diciamoci la verità, Aspra non è altro che la continuazione geografica e umana di Bagheria, bisognerebbe investire qualche energia in più e magari una manciata di fondi pubblici per intervenire anche lì.
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