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Realizzava amori impossibili e toglieva le corna: la storia di Donna Rappa "a mavara"

Espedienti al limite del macabro e rimedi che "funzionavano" per suggestione. Storie vere o leggende, ecco due episodi "siciliani" che raccontano queste pratiche

Giovanna Caccialupi
Perito chimico industriale
  • 19 febbraio 2024

"Ovu di maara", XIX sec., Palermo, Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè, dettaglio

Nello era un bravo ragazzo, lavoratore, di aspetto gradevole e piuttosto timido, da quando era tornato dal militare aveva chiesto infinite volte la mano di Lena che altrettante volte aveva rifiutato, con grandissimo disappunto dei genitori di lei.

Un partito come Nello non poteva essere sprecato, prima hanno cercato di convincerla con le buone, poi con le cattive ma Lena era irremovibile.

Una zia di Lena consigliò a Nello di rivolgersi a Donna Rappa a mavara che una volta a conoscenza del caso consegnò a Nello due pugni d’ovatta dopo averli tenuti tra le mani giunte, pregando sottovoce, almeno mezz’ora inginocchiata davanti ad un altarino gremito di ceri accesi, statuette e tanti "fiureddi di Santi e Madonne".

- u jonnu da festa da Madonna tu ti metti stu cuttuni sutta i sciddi, e acchiani a pedi fino o santuariu , intra da chiesa prima ti scuti a missa, addritta e senza mai vutariti annarreri, quannu a missa finiu ha diri deci Patri Nostri e deci Avi Maria, poi o ritonnu, accatta un coppu di ciciri caliati veni cca e mi potti cca ciciri e cuttuni.
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Nello eseguì tutto con precisione. - Bravu fusti, ora a farici mangiari i ciciri a Lena ci pensa so zia, tu a prima sira di luna nova, prisentiti, e sta vota non ti dici cchiù di no.

"Mavaria" o coincidenza Lena trovò irresistibile la corte di Nello e acconsentì a sposarlo con grande sollievo della sua famiglia. “Donna Rappa a Mavara” non era solo brava per unire coppie , a lei si rivolgevano spesso donne che cercavano di riportare a casa mariti impazziti per altre donne. Era necessario spezzare questi legami.

Saveria da parecchio tempo sopportava la tresca che il marito aveva con una donna di un paese vicino, al punto che la ignorava sessualmente e non portava più nemmeno un soldo in casa e lei non sapeva come sfamare i tre figli. Tutte le volte in cui aveva cercato di far ragionare il marito erano state legnate,e i lividi la costringevano poi a restare per giorni e giorni chiusa in casa.

Consigliata da una vicina si affidò a Donna Rappa: - M’ha fari aviri un pocu di medda di sta fimmina, è l’unicu modu pi fariccilla scuddari! - E comu ma procuru? Io mancu a canusciu, figuramini comu fazzu a procuramini a so medda! Non c’è nautru modu pi ‘lluntanari sta fitusa da me maritu? - si non mi procuri a so medda, non ti pozzu aiutari!

Per superare l’ostacolo si mobilitò tutta la famiglia della moglie, e dopo giorni e giorni di profonde meditazioni su come procurarsi le feci dell’amante, si preparò un piano.

Il figlio maggiore di Saveria di soli dieci anni fu mandato tramite un parente a trasportare ceste d’uva in una vendemmia dove lavorava come raccoglitrice l’amante del padre.

Anche se consapevole dell’importanza del suo incarico, per il ragazzo non era facile dover tenere d’occhio la donna, (come gli era stato spiegato, senza destare sospetti) quando si appartava per fare i suoi bisogni e poter poi raccogliere non visto le feci della donna. Dopo una settimana di inutili appostamenti, l’ultimo giorno per non deludere la madre, raccolse delle feci a caso e le portò a Donna Rappa, che le trattenne oltre un mese per renderle efficaci.

Alla moglie consegnò una bustina con una polvere scura da mettere nel cibo del marito. Dopo qualche settimana dall’assunzione del “rimedio” il marito cominciò ad assentarsi sempre meno, fino al ripristino dell’armonia familiare. Tutti i familiari di Saveria furono enormemente grati alla “mavara”, che fu generosamente ricompensata, solo il figlio piuttosto disorientato non osò mai raccontare la verità.
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