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Santa Rosalia e il suo tesoro: storie di arte e devozione che s'intrecciano nel Santuario

Rosalia è santa e prossima ai suoi devoti, ne scaturisce la nascita e lo sviluppo di un vero e proprio repertorio di opere d'arte a corredo del sito sul Monte Pellegrino

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 28 dicembre 2021

La statua della Santuzza nel santuario di Monte Pellegrino

“Nella produzione artistica in Sicilia, le arti minori hanno un ruolo protagonistico. La situazione è quasi senza confronto con le altre regioni italiane.” Sono parole di Maurizio Calvesi (1927-2020), risalgono alla metà degli anni Ottanta e rappresentano con estrema sintesi e rigore il portato culturale che risiede nell’essenza stessa di ciò che con maggiore
rispondenza definiamo oggi non più arti minori, bensì arti decorative.

Non più “minori” poiché nulla hanno di minore, ma “decorative” in quanto manufatti artistici in possesso della cosciente volontà di rappresentare la ricchezza, lo sfarzo e la grandezza, di committenti, artisti e soggetti oggetti del culto, quasi sempre in relazione al rafforzamento di devozioni tese a legare fedeli e santi, soprattutto posteriori alle prescrizioni adottate successivamente al Concilio di Trento (1563) che ebbe a favorire il potenziamento dei culti locali tra le contromisure messe in campo per il rafforzamento capillare della fede in chiave antiluterana.
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La Palermo Barocca di Sofonisba Anguissola e Anton Van Dick, Paolo Novelli e Mariano Smiriglio, non sfugge a questo giogo, anzi ne governa il processo di normalizzazione, accompagnandone costantemente traguardi e conquiste culturali dunque prepotentemente riverberate nella costruzione “fisica” di quella bellezza artistica a trecentosessanta gradi.

Ne rappresenta caso studio, la vicenda che trasforma il Monte sacro “Ercta” in luogo di pellegrinaggio inderogabile per i fedeli, in direzione dell'ultimo luogo terreno che restituì in piena pestilenza, il 15 luglio 1624, le spoglie di quella che sarebbe divenuta la Santa patrona di Panormus, la nostra Rosalia.

La sua potente intercessione “blocca” il contagio, salva i palermitani, restituisce alla città tutta, quella speranza che aveva perduta, trasformando la devozione in culto, innalzando la Santa eremita nel Pantheon dei riferimenti spirituali attraverso gli ultimi quattro secoli fino alle porte della contemporaneità.

Rosalia è santa e prossima ai suoi devoti, ne scaturisce la nascita e lo sviluppo di un vero e proprio repertorio di opere d'arte a corredo del sito sul Monte Pellegrino, che finalmente, dall'estate del 2018 trova nella nuova veste museografica del Tesoro del Santuario, un più rispondente luogo di narrazione, custodia, tutela e soprattutto divulgazione.

Sebbene molteplici e ripetute siano state le occasioni in cui pezzi dell’eterogeneo e complesso patrimonio artistico del tesoro sono andate disperse, rubate o cedute nel corso dei secoli, esso rappresenta ad oggi la testimonianza più importante delle ricadute del culto della Santuzza espresso proprio attraverso la bellezza delle arti decorative volute, progettate, realizzate e donate sotto forma di ex voto.

Ed ecco riemergere dirompenti come la bellezza attraversata dalla luce nel buio di Caravaggio, la statua di Rosalia realizzata dallo scultore Gregorio Tedeschi (1625) arricchita dalla veste d'oro di Nunzio Ruvolo (1740-48), la lampada argentea pensile di Giacinto Omodei (1708), candelabri e vasi d'argento cesellati e sbalzati, la straordinaria Galea d'argento sbalzato e cesellato di Giacomo Fulco (1668) finalmente restaurata nella sua interezza grazie alla generosa sponsorizzazione del Lions Club Palermo Host, l'elegante Piatto da parata in argento di Pietro Curiale (1670-77), il raffinato Reliquiario argenteo di Santa Rosalia che conteneva in principio un frammento osseo della stessa, presso l’ovale cinto da elementi floreali e retto dal piccolo angelo che calpesta il drago, opera di Andrea Memingher (1692).

E ancora croci lignee, pissidi, pendenti in oro, smalti dipinti e pietre preziose del XVII secolo, la Mazza senatoria in argento sbalzato e cesellato, Calici, ampolline, messali, bacili, e quella scultura bronzea del XVIII secolo, raffigurante ancora la Santuzza con lo sguardo basso rivolto ai fedeli di chiaro dinamismo barocco, oggi opera/fulcro del nuovo allestimento del Tesoro.

Tutte testimonianze della grande devozione di fedeli e regnanti, Vicerè, re e regine, prelati o semplici cittadini, proiettati alla costruzione di quella bellezza che si fa narrazione tendente a stratificare lasciando tracce di notevole capacità creativa, pronte e prodighe a stupire credenti e non.

Di tutto ciò e di tantissimo altro ancora parla il recentissimo libro dello storico dell'arte palermitano Salvatore Mercadante Il Tesoro del Santuario di Santa Rosalia sul Montepellegrino (40due edizioni, pagg. 207, 34 €), che ha il grande pregio, oltre alla
manifesta prosa serrata ed esaustiva accompagnata da un ricco e aggiornato apparato fotografico, di aver costruito un lavoro che si presta a diventare punto di riferimento tanto per gli studiosi quanto per i devotissimi cittadini palermitani.

Scorrevole e ricco di informazioni puntuali e preziose, funzione di un rigoroso lavoro di ricerca ed analisi, il libro di Mercadante, ricostruisce inoltre con dovizia di particolari le tappe della costituzione del nuovo allestimento museale all'interno del Santuario, a cui segue l'interessante catalogo delle opere ben strutturato attraverso le relative schede descrittive, tra cui spiccano le dodici inedite opere d'arte decorativa, adesso esposte e visibili al pubblico di credenti e curiosi.

Un libro che mancava e che merita un posto d'onore tra le librerie di casa dei palermitani, che è finalmente disponibile per arricchire la curiosità dei tantissimi devoti della Santuzza che salvò la città dalla peste e che il Cardinale Giannettino Doria eresse a Santa patrona quasi ormai 400 anni fa.
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