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Sono di 5 tipi e sono trafitte da un chiodo: in Sicilia le più antiche "tracce" del malocchio

Nell'antica Selinunte fu trovato un patrimonio unico di una Sicilia fiera e indiscussa, protagonista della storia antica. Alla scoperta di tracce e usi della magia nera

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 15 gennaio 2023

Parco archeologico di Selinunte (foto di Salvatore Di Chiara)

Selinunte è un luogo perfetto immerso, tra le bellezze archeologiche, panorami infiniti e scene di vita quotidiana. Storia di una florida città dalle mille ripercussioni e superstizioni popolari.

Nella sua infinita maestosità, durante gli scavi effettuati al Santuario della Malophoros e in contrada Buffa, furono trovate le "Defixiones".

Da quel momento iniziarono degli studi approfonditi alla ricerca di tracce e usi della magia nera. Nonostante sia un argomento di dominio pubblico e attuale, il riflesso negativo dell’essere umano ha varcato popoli e dominazioni lasciandosi tentare dal senso di prepotenza nei confronti dei consimili.

Questo accadeva anche nell’antica Selinunte. Tutto era circoscritto in piccole lamine metalliche maledicenti spesso riportanti un foro. Le “Defixiones” rappresentano una delle testimonianze più importanti di malocchio.

La Sicilia è stata uno dei luoghi di massima produzione di manufatti, in piombo, repertoriati in centinaia di diversi esemplari. Tra quelle siceliote, affiorano da Selinunte le più antiche (VI-V sec. a.C.).
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Venivano utilizzate per alcune dispute interne. Quali? Inimicizie in ambito sentimentale, nelle attività agonistiche e politiche. La caratteristica principale era basata su una semplice indicazione: il nome dell’avversario. Non sempre i modi e il linguaggio erano comprensibili, anzi, spesso con lunghe formule illeggibili.

Alcuni studiosi sono riusciti a riscontrare un’interpretazione più ampia rispetto all’utilizzo grezzo dei manufatti. Oltre agli aspetti sociali che svilupparono l’oratoria forense per la risoluzione ufficiale delle controversie, la quantità immane di lamine era rivolta verso coloro che intendevano condizionare l’esito di un giudizio.

Un "mezzo" voluto dagli avvocati della controparte e dai giudici per rimediare contro le “facili” dimenticanze dei testimoni durante i processi.

Le lamine erano redatte da veri professionisti e classificate in 5 tipi: giudiziarie, amatorie, commerciali, agonistiche e quelle semplici contro ladri e calunniatori.

Derivano dal verbo latino “defigere” e indicano l’atto dell’inchiodare o dell’immobilizzazione. Le lastre venivano trafitte da un chiodo, bloccando le capacità dell’uomo (credenza) a cui erano destinate.

Una consacrazione espressa con il verbo “katadeo” e “defigo”, indicando un movimento dall’alto verso il basso. In questo modo, come da tradizione, gli oggetti erano collegati alle divinità sotterranee che abitavano nell’Ade, il regno dei morti.

Avveniva la consegna diretta della vittima alla divinità affinchè il desiderio di “maledizione” avesse efficacia. La tavoletta era nascosta sotto terra in modo da poter comunicare direttamente con gli Inferi.

Presso il santuario della Malophoros è stata trovata una tabella circolare. È incisa su entrambi i lati con formule simili e costituisce una scrittura rituale.

Da un lato sono presenti delle lettere confuse, mentre dall’altro, è inciso su cerchi concentrici. Le “Defixiones” caddero in disuso ed eliminate completamente con l’avvento del Cristianesimo.

Il totale disprezzo delle pratiche magiche da parte dei Romani fu un monito di timore e paura (per evitare la pena di morte) che indusse la gente a disfarsene totalmente.

Gran parte dei manufatti sono custoditi presso il Museo Archeologico “Antonino Salinas” di Palermo nell’area dedicata alla colonia megarese di Selinunte e meritevole di una visita.

Un patrimonio unico, con la Sicilia fiera e indiscussa protagonista della storia antica.
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