STORIE
Stregata dal Vintage a Londra, se l'è portato a Palermo: Elena e il suo "negozio magico"
"Anita", il nome di questo luogo eccezionale, è come un vecchio baule. Chi si occupa di vintage fa un lavoro di ricerca, ogni oggetto ha una sua storia, una sua provenienza
Elena Scimonelli nel suo negozio vintage a Palermo
Elena, palermitana di 47 anni, si laurea in Lingue e Letterature Straniere vent'anni fa e dopo la laurea fa un corso di specializzazione a Londra vicino Camden Town, il quartiere famoso per i negozi e i mercatini vintage.
«Lì, per la prima volta - racconta Elena - ho visto cose che non avevo mai visto, pantaloni a zampa, magliette con i fiori, un sacco di vestiti anni '60 e '70 che prima avevo visto solo nei film, ho capito che c'è un mondo che ruota attorno al vintage».
Questo viaggio e questo quartiere la segnano profondamente e quando torna a Palermo le capita - praticamente per caso - di imbattersi nel suo primo stock di vestaglie e intimo vintage.
Fa delle foto particolari e le fa vedere in giro così le sue amiche impazziscono e tutte vogliono uno di quei capi. Così capisce che anche a Palermo c'è un mercato per quegli abiti e comincia dapprima a fare bancarella a piazza Marina con borse e accessori anni '60 e '70, poi tredici anni fa apre il suo primo negozio vintage di fronte in bar Garibaldi in via Alessandro Paternostro.
Questa cosa mi piacque subito e così lo chiamai Magazzini Anita, magazzini l'ho messo perché è una parola che richiama in qualche modo un mondo che non esiste più, è anch'essa una parola vintage».
Il segreto di chi si occupa di questo settore è avere i contatti che sono praticamente sacri di chi ha gli stock antichi ma non solo.
«Per fortuna ho sviluppato una buona rete di contatti negli anni - continua Elena - così le scarpe che sono in vendita per adesso arrivano da un vecchio magazzino siciliano, mi è appena arrivato uno stock di cappotti da uomo e da donna tutti nuovi con l'etichetta e anche questi provengono da un vecchio magazzino.
Spesso mi chiamano perché ci sono dei negozi che erano di nonni e di parenti con ancora roba dentro e quindi cercano chi la prenda, ma ci sono anche i guardaroba delle signore, quelli sono dei veri e propri scrigni dove escono fuori oggetti e vestiti stupendi, a Palermo negli anni '60 e '70 c'era una bellissima tradizione sartoriale. Insomma chi si occupa di vintage fa un lavoro di ricerca, ogni oggetto che è nel mio negozio ha una sua storia, una sua provenienza».
Poi sette anni fa, agli albori della pedonalizzazione di via Maqueda in pienissimo centro storico, decide di cambiare location e di aprire proprio lì, nel posto delle grandi incertezze dove nessuno avrebbe scommesso e i commercianti erano in rivolta perché non volevano la pedonalizzazione.
«Ci ho visto lungo allora - continua - per me è il punto ideale perché lavoro tanto con i turisti. I turisti scelgono il vintage per tanti motivi, per un discorso di sostenibilità ambientale, per gusto, ad esempio i francesi per me sono i più chic e vestono vintage così come i milanesi.
Ma aldilà di questo credo che la forza propulsiva che sta dietro alla scelta di indossare questi capi sia l'alta qualità della fattura e della manifattura, una cosa che oggi non esiste più in nessun capo, neanche quelli più pregiati. C'è tanta gente attenta e che sa riconoscere un capo in pura lana che oggi uguale costerebbe non meno di duemila euro».
«Anche i marchi più importanti oggi - conclude - non hanno mantenuto la qualità di cinquant'anni fa. Qualche tempo fa ho comprato la merce di Giovanni Alongi un negozio di Palermo che chiuse i battenti, c'erano delle cose bellissime, camicie di seta con l'elastico in vita, camicie in filo di scozia.
Sono impazziti tutti, la direttrice francese di Elle comprò praticamente mezzo stock, vennero apposta dal Principato di Monaco. Tutti mi dicevano lo sai che questa è merce che non si trova più in tutto il mondo, ancora adesso dopo anni mi chiedono se ho pezzi di quello stock, ma è stato venduto tutto».
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