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Streghe, cartomanti e guaritori di Sicilia: il fascino dell'occultismo nell'Isola ieri e oggi

I casi di cronaca degli ultimi mesi hanno svelato un sottobosco di sette e credenze religiose votate a combattere il maligno, ma queste pratiche affascinano da sempre

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 18 marzo 2024

Maghi e Streghe in un Manuale dell'Inquisizione del 1693

I casi di cronaca nera degli ultimi mesi hanno dimostrato che all'interno della nostra Isola c'è ancora un grande interesse nei confronti dell'occultismo.

Il caso di Altavilla non ha infatti svelato solo all'opinione pubblica un sottobosco di fedi, sette e credenze religiose votate a combattere il maligno - nella maniera peggiore possibile - ha anche dimostrato come la nostra regione è sempre stata interessata da questi fenomeni, che continuano a ripetersi sin dalla notte dai tempi.

Per capire come la magia sia da sempre tollerata all'interno della nostra società basta osservare la presenza, nelle nostre città, di figure oscure come maghi, santoni, guaritori, cartomanti e presunti esorcisti non riconosciuti da alcuna Chiesa.

Nel 1651 Giulia Tofana, nota ai più come la vecchia dell'aceto, l'inventrice palermitana di quello che sarebbe stato uno dei veleni più famosi della storia, venne condannata a Roma per aver ucciso più di 500 uomini con le sue pozioni magiche e per aver praticato malie.
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Ma la presenza di guaritrici e fattucchiere sulla nostra Isola in realtà non si è mai fermata. La conferma arriva anche da un vecchio documentario della RAI, andato in onda nel 1981 all'interno del programma "Parole in Sicilia: Fatti e personaggi".

Sul finire degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, Palermo era ancora molto frequentata da presunte maghe e curatrici popolari, contattate dalle famiglie per scacciare la morte, il diavolo o le malattie da dentro casa.

Queste figure borderline, a metà fra le fattucchiere descritte nelle vicende delle Doñas de fuera e le santone truffatrici, sopravvivevano ad un contesto di civilizzazione medio elevata, come quello che era presente nella Palermo dell'epoca, grazie soprattutto al folklore religioso, ai contesti di estrema povertà e all'ignoranza diffusa che colpiva tutte le classi sociali, relativamente alla trasmissione delle malattie e alla sintomatologia di alcune malattie psichiatriche.

Come infatti chiariva la stessa maga intervistata dal documentario della RAI, che usava il nome fittizio di Marta, il suo unico scopo non era guarire i clienti, ma vedere le malattie che altri non vedevano, asportandole tramite l'aiuto dei suoi poteri psichici, la fede e la religione.

Parole deliranti che oggi ricordano tantissimo le affermazioni scritte nei messaggi dello sfortunato ragazzino di Altavilla, quando spiega ai compagni di star assistendo il padre per “guarire la madre” dal maligno, tramite l'intervento di altri due esperti di esorcismo.

Per anni le nostre città sono state un polo attrattivo per queste figure e forse sarebbe anche giunto il momento di capire perché.

Cosa spinge ancora oggi le persone ad affidarsi alla magia, all'esorcismo, e a spendere innumerevoli quantità di soldi pur di continuare far parte di una setta?

Come mai le streghe continuano ad esercitare un fascino così potente in buona parte della popolazione?

Non sarà forse la solitudine, prodotta dall’instabilità economica, dalla frenesia delle nostre attività quotidiane, ad aver spinto molte persone a trovare conforto in vecchi miti, che danno potere e benessere solo a chi ha l’interesse di sfruttarli?

Basta osservare la lista delle persone che chiedono l'intervento di questi fattucchieri e degli esorcisti autodidatti per comprendere come la maggioranza delle vittime di questi miti sono soggetti isolati, traumatizzati da qualche evento che ha stravolto la loro vita, alla ricerca di un conforto o di una spiegazione soprannaturale per continuare a tirare avanti.
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