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Un'arte a metà fra segreti e devozione: a Palermo l'opera dell'ultimo "bambiniddaru"

Luigi Arini è rimasto l'unico artigiano di Palermo a continuare questa lunghissima tradizione insegnatagli dalla nonna: la sua bottega è un piccolo museo da scoprire

  • 25 dicembre 2019

Un bambinello realizzato da Luigi Arini

Una professione antica che è soprattutto un'arte che si tramanda di generazione in generazione. A Palermo c'è anche una via che li ricorda, "via dei Bambinai", ovvero la "strada dei bambiniddara". Parliamo di quegli artigiani specializzati nella realizzazione di statuette di Gesù bambino e di altre immagini sacre in cera.

Un tempo, in quella strada alle spalle della chiesa di San Domenico, si allineavano tutte queste botteghe, ormai praticamente inesistenti, dove anche l'ultima famiglia di "bambiniddari", i fratelli Spatafora, si sono ritirati.

L'unico rimasto a Palermo a continuare questa lunghissima tradizione è Luigi Arini, la sua bottega "Domus Artis" è in via Casa Professa, 6. Ha ereditato saperi e tecniche dalla nonna Rossana e la sua ricetta della ceroplastica non la conosce neanche sua moglie. «Ogni famiglia aveva la sua personalissima ricetta - racconta Luigi - la mia è tramandata da centinaia di anni ed è segretissima».
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La nonna gli ha tramandato anche altri antichi e importanti saperi, ad esempio come si devono posizionare i soggetti nel presepe. «Il presepe tipicamente siciliano è diverso da quello napoletano - spiega il bambiniddaro - quello siciliano è su un unico piano, mentre quello napoletano è "arroccato" quindi su più piani. Poi ci sono dei soggetti che non possono assolutamente mancare in quello di stampo isolano, come "Lo scantato" "L'addummisciuto" e, come dice il Pitrè nei suoi scritti, la donna che vende la frutta».

Luigi ha 48 anni ed è cresciuto in mezzo ai bambinelli e ai presepi, diventare anche lui un artigiano è stato naturale. «Credo di averlo nel dna, mi viene istintivo e naturale - aggiunge Luigi - anche se su tre fratelli sono l'unico che ha continuato. E dei miei tre figli nessuno vuole continuare. È un peccato perché nella mia famiglia siamo quasi tutti orafi, argentieri, incisori e ceroplasti, mia madre realizza quadri con il corallo, il "Paliotto", i nostri palazzi nobiliari ne erano pieni. Però sono anche stanco, qui non ci valorizza nessuno, la nostra arte è più presa in considerazione e salvaguardata in Francia, a Parigi, dove c'è un museo con diverse statue in ceroplastica siciliana».

Un'arte antica millenni con dei codici e dei dettami precisi e rigidi: «Seguo la tradizione e il codice tridentino per l'uso dei colori e dei materiali per l'iconografia cristiana e l'uso delle simbologie. Io realizzo anche madonne a dimensioni naturali, in particolare quella che viene chiamata "la dormitio" in latino, l'assunta in italiano, e a "Maruonna i menz'austu" in siciliano».

Una forma d'arte che pare desueta, legata a doppia mandata ad un mondo che forse non esiste più, o forse sì. La speranza arriva dai nuovi mezzi di comunicazione: «Da poco vendo online - aggiunge - su facebook e anche su instagram, in molti apprezzano le mie opere ed è un modo per arrivare ovunque».
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