"Questione Meridionale": Eugenio Bennato in concerto all'Agricantus
Un album, "Questione meridionale" di Eugenio Bennato, che canta la storia degli ultimi 150 anni di un Sud che non si è mai dichiarato vinto e che oggi volge lo sguardo al futuro restando sempre legato alle sue radici e ai suoi valori. Un Sud ricco che incuriosisce e fa parlare di sé, come testimoniano i successi letterari degli ultimi mesi, e che aspetta solo di essere scoperto.
In questo concerto all'Agricantus, Eugenio Bennato, accompagnato da Vincenzo Lambiase alle chitarre e Giustina Gambardella alla batteria, tamburello e percussioni, proporrà una versione acustica del suo spettacolo “Balla la nuova Italia”, e dalla voce Sonia Todaro, nel quale saranno inseriti diversi brani del suo ultimo progetto discografico.
Il tema del sud esce dai confini dell’Italia per diventare un inno internazionale. È il caso di "Neda", il brano che Eugenio ha volutamente messo in apertura della raccolta. Dedicato a Neda Soltan, la giovane pianista iraniana uccisa nell’estate 2009 durante una manifestazione a Teheran. Aveva 20 anni ed era colpevole di sfilare pacificamente in mezzo a tanti ragazzi contro l’arroganza del governo. Il video dei suoi ultimi istanti di vita ha fatto il giro del mondo, scuotendo le coscienze, una delle micce che hanno innescato la primavera araba.
Mentre "Addio Sud", un brano dedicato al fermento dei giovani di tanti paesi che si affacciano sul Mediterraneo che sono riusciti a modificare l’assetto politico e a mostrare un Sud del mondo che sa muoversi da solo e scegliere nuove strade. Ma soprattutto l’album include brani dedicati alla nostra storia, ai briganti della lotta antirisorgimentale.
"Il sorriso di Michela" è una ballata composta per descrivere l’emozione di una fotografia storica, che ritrae la brigantessa Michelina De Cesare, fiera donna del sud, che fissa il fotografo con il magnetismo e il fascino del suo sguardo, a smentire tra l’altro le teorie di Lombroso sulla inferiorità morfologica delle popolazioni che l’esercito sabaudo intendeva colonizzare. Nella storia scritta dai vincitori non c’è stato, per 150 anni, spazio per la figura di Michela, ardita combattente che fino all’ultimo istante è rimasta accanto al suo uomo.
Mentre il brano Mille va a smitizzare l’epopea garibaldina, una delle più profonde certezze della storiografia risorgimentale e della coscienza nazionale. Ogni brano una storia, da Ninco Nanco, il brigante lucano che assomigliava a Che Guevara, fino a Brigante se more, la ballata scritta con Carlo D’Angiò, ormai diventato un inno, riproposto nella intensa ed emozionante interpretazione di Pietra Montecorvino. Fatta l’Unità, finita la repressione, comincia il capitolo dell’emigrazione per milioni di contadini.
Un esodo di speranza rappresentato nel brano "Si va!" a cui fa seguito "Balla la nuova Italia", il canto al presente che vede milioni di giovani italiani protagonisti di un movimento artistico e musicale che si contrappone all’appiattimento dei mass-media, che sceglie strade nuove con forza e entusiasmo; e infine "Questione meridionale", la ballata che ribalta il luogo comune di un Sud rassegnato e vittimista, mentre al contrario sprigiona energie creative rivendicando il proprio spazio nella coscienza e nell’orgoglio delle proprie origini e della propria cultura.
In questo concerto all'Agricantus, Eugenio Bennato, accompagnato da Vincenzo Lambiase alle chitarre e Giustina Gambardella alla batteria, tamburello e percussioni, proporrà una versione acustica del suo spettacolo “Balla la nuova Italia”, e dalla voce Sonia Todaro, nel quale saranno inseriti diversi brani del suo ultimo progetto discografico.
Il tema del sud esce dai confini dell’Italia per diventare un inno internazionale. È il caso di "Neda", il brano che Eugenio ha volutamente messo in apertura della raccolta. Dedicato a Neda Soltan, la giovane pianista iraniana uccisa nell’estate 2009 durante una manifestazione a Teheran. Aveva 20 anni ed era colpevole di sfilare pacificamente in mezzo a tanti ragazzi contro l’arroganza del governo. Il video dei suoi ultimi istanti di vita ha fatto il giro del mondo, scuotendo le coscienze, una delle micce che hanno innescato la primavera araba.
Mentre "Addio Sud", un brano dedicato al fermento dei giovani di tanti paesi che si affacciano sul Mediterraneo che sono riusciti a modificare l’assetto politico e a mostrare un Sud del mondo che sa muoversi da solo e scegliere nuove strade. Ma soprattutto l’album include brani dedicati alla nostra storia, ai briganti della lotta antirisorgimentale.
"Il sorriso di Michela" è una ballata composta per descrivere l’emozione di una fotografia storica, che ritrae la brigantessa Michelina De Cesare, fiera donna del sud, che fissa il fotografo con il magnetismo e il fascino del suo sguardo, a smentire tra l’altro le teorie di Lombroso sulla inferiorità morfologica delle popolazioni che l’esercito sabaudo intendeva colonizzare. Nella storia scritta dai vincitori non c’è stato, per 150 anni, spazio per la figura di Michela, ardita combattente che fino all’ultimo istante è rimasta accanto al suo uomo.
Mentre il brano Mille va a smitizzare l’epopea garibaldina, una delle più profonde certezze della storiografia risorgimentale e della coscienza nazionale. Ogni brano una storia, da Ninco Nanco, il brigante lucano che assomigliava a Che Guevara, fino a Brigante se more, la ballata scritta con Carlo D’Angiò, ormai diventato un inno, riproposto nella intensa ed emozionante interpretazione di Pietra Montecorvino. Fatta l’Unità, finita la repressione, comincia il capitolo dell’emigrazione per milioni di contadini.
Un esodo di speranza rappresentato nel brano "Si va!" a cui fa seguito "Balla la nuova Italia", il canto al presente che vede milioni di giovani italiani protagonisti di un movimento artistico e musicale che si contrappone all’appiattimento dei mass-media, che sceglie strade nuove con forza e entusiasmo; e infine "Questione meridionale", la ballata che ribalta il luogo comune di un Sud rassegnato e vittimista, mentre al contrario sprigiona energie creative rivendicando il proprio spazio nella coscienza e nell’orgoglio delle proprie origini e della propria cultura.
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