"Il gatto con gli stivali" di Domenico Bravo: l'adattamento della celebre favola in scena al Teatro Lelio
Una foto di scena de "Il gatto con gli stivali" con Domenico Bravo
La nuova stagione del Teatro Lelio di Palermo (leggi qui l'articolo di approfondimento) prende il via con uno spettacolo pensato per adulti e bambini: "Il gatto con gli stivali" con l'adattemento e la regia di Domenico Bravo va in scena domenica 16 dicembre alle 17.
"Il gatto con gli stivali" è non solo una delle favole più conosciute al mondo, ma anche quella che ha subìto innumerevoli variazioni nel corso dei secoli a partire dalla novella dello Straparola ("La gatta"), passando per il Basile ("Cagliuso"), Perrault, i fratelli Grimm, Tieck, e i più recenti Tofano, Kastner, Carter, Ross e Pullman.
Nella versione di Domenico Bravo, che vede in scena lo stesso autore insieme ad Eletta Del Castillo e Danila Laguardia, permangono le caratteristiche principali del protagonista - un gatto terribilmente astuto e ingannatore - ma si pone l'accento sull'amore del felino nei confronti del ragazzo che lo ha accudito.
Nell’adattamento sono presenti motivi tipici di altre fiabe, come il rapimento e la ricerca dell’amata, e citazioni cinematografiche, come il pelo rosso del gatto di Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany" o il nome Figaro, quello del gatto del Pinocchio di Walt Disney. Nome che evoca suggestioni rossiniane tradotte sul palco in una "colonna sonora" che comprende alcuni brani del celebre compositore, come "Duetto buffo tra due gatti", "Il barbiere di Siviglia" e "La gazza ladra".
Un vivace gioco metateatrale in cui è protagonista indiscusso il rapporto d’amicizia tra il gatto e il ragazzo, ma anche una fantasmagoria di invenzioni e artifici scenici, una mescolanza di generi, un gioioso carosello di costumi e scenografie che tra minuscole macchine sceniche, riproduzioni in scala di ambienti, parrucche e merletti rende omaggio alla spettacolarità barocca.
"Il gatto con gli stivali" è non solo una delle favole più conosciute al mondo, ma anche quella che ha subìto innumerevoli variazioni nel corso dei secoli a partire dalla novella dello Straparola ("La gatta"), passando per il Basile ("Cagliuso"), Perrault, i fratelli Grimm, Tieck, e i più recenti Tofano, Kastner, Carter, Ross e Pullman.
Nella versione di Domenico Bravo, che vede in scena lo stesso autore insieme ad Eletta Del Castillo e Danila Laguardia, permangono le caratteristiche principali del protagonista - un gatto terribilmente astuto e ingannatore - ma si pone l'accento sull'amore del felino nei confronti del ragazzo che lo ha accudito.
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Il gatto è, perciò, mosso da profonda gratitudine nei confronti del giovane e tesse una rete di inganni e malefatte esclusivamente contro chi merita una punizione: quei fratelli maggiori che hanno osato cacciare il padroncino insieme al suo animale perchè ritenuti inutili nell'attività di famiglia.Nell’adattamento sono presenti motivi tipici di altre fiabe, come il rapimento e la ricerca dell’amata, e citazioni cinematografiche, come il pelo rosso del gatto di Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany" o il nome Figaro, quello del gatto del Pinocchio di Walt Disney. Nome che evoca suggestioni rossiniane tradotte sul palco in una "colonna sonora" che comprende alcuni brani del celebre compositore, come "Duetto buffo tra due gatti", "Il barbiere di Siviglia" e "La gazza ladra".
Un vivace gioco metateatrale in cui è protagonista indiscusso il rapporto d’amicizia tra il gatto e il ragazzo, ma anche una fantasmagoria di invenzioni e artifici scenici, una mescolanza di generi, un gioioso carosello di costumi e scenografie che tra minuscole macchine sceniche, riproduzioni in scala di ambienti, parrucche e merletti rende omaggio alla spettacolarità barocca.
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