Giù nelle viscere della terra: le visite alla Grotta dalle Cento scale e presepe Marineo di Scicli

Grotta dalle cento scale di Scicli
Secondo l'Unesco Scicli è "un capolavoro del genio creativo umano dell’età tardo-barocca". Solenne e accogliente insieme, è un inno alla qualità della vita.
Tra le meraviglie della città "Le Vie dei Tesori", a Scicli per la sua seconda edizione, nei weekend dal 4 al 20 ottobre, propone un viaggio in tredici tappe, denso di echi storici e letterari. Chiese barocche, palazzi sontuosi, musei.
Era il 1977 e i due fratelli Marinero decisero di costruire un presepe perenne, una città in miniatura con i suoi personaggi, le casette, le luci: per scoprirlo bisogna entrare nella misteriosa e affascinante grotta delle Cento Scale, un antico passaggio ricavato lungo i cento gradini che conducevano dalla sommità del colle di San Matteo fino a valle, cioè a una sorgente d’acqua dolce (ancora oggi presente) di primaria necessità in caso di assedio nemico o quando gli sciclitani dovevano nascondersi se la vedetta annunciava l’arrivo – abbastanza frequente – delle navi saracene.
Siamo nella “pancia” del colle, l’accesso è dall’antico quartiere di Santa Maria La Nova e il percorso nelle viscere della terra, scavata dall’uomo, doveva condurre fino al letto di un millenario fiume carsico sotterraneo.
A Scicli sono 13 i siti aperti al pubblico (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 30 minuti e non è accessibile ai disabili.
Tra le meraviglie della città "Le Vie dei Tesori", a Scicli per la sua seconda edizione, nei weekend dal 4 al 20 ottobre, propone un viaggio in tredici tappe, denso di echi storici e letterari. Chiese barocche, palazzi sontuosi, musei.
Era il 1977 e i due fratelli Marinero decisero di costruire un presepe perenne, una città in miniatura con i suoi personaggi, le casette, le luci: per scoprirlo bisogna entrare nella misteriosa e affascinante grotta delle Cento Scale, un antico passaggio ricavato lungo i cento gradini che conducevano dalla sommità del colle di San Matteo fino a valle, cioè a una sorgente d’acqua dolce (ancora oggi presente) di primaria necessità in caso di assedio nemico o quando gli sciclitani dovevano nascondersi se la vedetta annunciava l’arrivo – abbastanza frequente – delle navi saracene.
Siamo nella “pancia” del colle, l’accesso è dall’antico quartiere di Santa Maria La Nova e il percorso nelle viscere della terra, scavata dall’uomo, doveva condurre fino al letto di un millenario fiume carsico sotterraneo.
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