Visita a San Giovanni dei Lebbrosi: chiesa normanna sui resti di un castello arabo
Chiesa di San Giovanni dei lebbrosi a Palermo
Torna la manifestazione de "Le vie dei tesori" (visualizza l'articolo di approfondimento), che giunge alla sua undicesima edizione e dal 29 settembre al 29 ottobre apre le porte dei luoghi d'arte di Palermo, di quelli dimenticati e di quelli normalmente chiusi.
Sabato 30 settembre, domenica 1 e domenica 8 ottobre, sarà possibile visitare la Chiesa San Giovanni dei Lebbrosi.
Secondo lo storico Fazello, la chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi sarebbe stata la prima tra le costruzioni normanne edificate in città, quando Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla assediavano la Palermo araba.
Per altri, invece, risalirebbe al periodo di Ruggero II, prima metà del XII secolo, e trae il suo nome da un ospedale per lebbrosi, ormai distrutto, che proprio il sovrano avrebbe fatto costruire in memoria del fratello Goffredo, morto di questa terribile malattia. In quello stesso luogo, esisteva un castello saraceno denominato “Yahia”, di cui sono ancora visibili alcuni resti nel giardino.
L’imperatore Federico II donò la chiesa e l’ospedale all’Ordine dei Cavalieri Teutonici della Magione. L’edificio religioso, tipico prodotto dell’architettura siciliana di epoca normanna, fu pesantemente rimaneggiato nel XVII secolo e appesantito con stucchi e sovrastrutture barocche.
I restauri, diretti dall’architetto Francesco Valenti tra il 1920 e il 1934, hanno restituito alla costruzione il suo austero splendore originario. L’interno ha una pianta a triplice navata con robusti pilastri e un transetto con tre absidi.
Sabato 30 settembre, domenica 1 e domenica 8 ottobre, sarà possibile visitare la Chiesa San Giovanni dei Lebbrosi.
Secondo lo storico Fazello, la chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi sarebbe stata la prima tra le costruzioni normanne edificate in città, quando Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla assediavano la Palermo araba.
Per altri, invece, risalirebbe al periodo di Ruggero II, prima metà del XII secolo, e trae il suo nome da un ospedale per lebbrosi, ormai distrutto, che proprio il sovrano avrebbe fatto costruire in memoria del fratello Goffredo, morto di questa terribile malattia. In quello stesso luogo, esisteva un castello saraceno denominato “Yahia”, di cui sono ancora visibili alcuni resti nel giardino.
L’imperatore Federico II donò la chiesa e l’ospedale all’Ordine dei Cavalieri Teutonici della Magione. L’edificio religioso, tipico prodotto dell’architettura siciliana di epoca normanna, fu pesantemente rimaneggiato nel XVII secolo e appesantito con stucchi e sovrastrutture barocche.
I restauri, diretti dall’architetto Francesco Valenti tra il 1920 e il 1934, hanno restituito alla costruzione il suo austero splendore originario. L’interno ha una pianta a triplice navata con robusti pilastri e un transetto con tre absidi.
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