La chiesa medievale e la torre che svettano sulla Vucciria: visita alla Chiesa di Sant'Antonio Abate
Chiesa di Sant'Antonio Abate a Palermo
Terrazze, campanili, chiese sconosciute, palazzi privati, giardini, ex fabbriche, manifatture artigiane: sono 130 quest’anno i luoghi che il Festival "Le Vie dei Tesori" apre nei cinque weekend compresi tra il 5 ottobre e il 4 novembre a Palermo, la città Capitale della Cultura 2018 dove la manifestazione è nata nel 2006 e dove è giunta alla sua dodicesima edizione.
La città si trasforma così in un museo diffuso e narrato, intrecciando storia, arte, mistero e natura, grazie alla rete costituita da oltre cento tra istituzioni, associazioni, partner.
Dall’alto domina via Roma e il mercato della Vucciria. Della chiesa di Sant’Antonio Abate si hanno notizie già dal 1220. Più volte restaurata e rimaneggiata, nel 1823 fu gravemente danneggiata dal terremoto. Venne recuperata, ma solo agli inizi del 1900, dopo l’apertura di via Roma, vide luce e fu valorizzata, liberata dagli edifici circostanti che, per secoli, l’avevano soffocata.
Si rese necessario collegarla al livello della strada, che risultò molto più basso, con una gradinata davanti alla quale fu posta un’edicola con l’immagine dell’Ecce Homo, molto venerata. L’interno, a croce greca, custodisce opere di Serenario, Bagnasco, Gagini e dello Zoppo di Gangi. Accanto alla chiesa è ancora in piedi la torre civica innalzata nel 1302, per volere della potente famiglia Chiaramonte, con la campana “pretoria”, usata dal Senato cittadino per convocare il popolo.
La visita ha una durata di 20 minuti e non accessibile ai disabili.
La città si trasforma così in un museo diffuso e narrato, intrecciando storia, arte, mistero e natura, grazie alla rete costituita da oltre cento tra istituzioni, associazioni, partner.
Dall’alto domina via Roma e il mercato della Vucciria. Della chiesa di Sant’Antonio Abate si hanno notizie già dal 1220. Più volte restaurata e rimaneggiata, nel 1823 fu gravemente danneggiata dal terremoto. Venne recuperata, ma solo agli inizi del 1900, dopo l’apertura di via Roma, vide luce e fu valorizzata, liberata dagli edifici circostanti che, per secoli, l’avevano soffocata.
Si rese necessario collegarla al livello della strada, che risultò molto più basso, con una gradinata davanti alla quale fu posta un’edicola con l’immagine dell’Ecce Homo, molto venerata. L’interno, a croce greca, custodisce opere di Serenario, Bagnasco, Gagini e dello Zoppo di Gangi. Accanto alla chiesa è ancora in piedi la torre civica innalzata nel 1302, per volere della potente famiglia Chiaramonte, con la campana “pretoria”, usata dal Senato cittadino per convocare il popolo.
La visita ha una durata di 20 minuti e non accessibile ai disabili.
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